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FEDERICO: “Doloroso lasciare a Varsavia tre amici”
IL TEMPO (M.Vitelli) – Sono ancora tre i tifosi laziali detenuti in Polonia, e ora, visti i tempi stretti, i supporters biancocelesti rischiano di passare le festività natalizie in un carcere di un paese straniero…
RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – Atro week-end a Varsavia per Matteo Buttinelli, Alberto Corsino e Daniele De Paolis. Come riportato quest’oggi da “Il Tempo“, la sentenza, attesa per ieri, sulle nuove istanze presentate dai legali dei tre giovani italiani non è stata emessa, in quanto i loro fascicoli non sono giunti in tempo sulla scrivania dei giudici. A confermarlo, l’addetta stampa dell’Ambasciata italiana a Varsavia. A causa di evidenti problemi amministrativi della giustizia polacca, si fa quindi più probabile uno slittamento della valutazione delle loro posizioni all’anno nuovo. Ultima data utile per i tre ragazzi partiti per vedere una partita di calcio e trovatisi «sequestrati» dalla polizia locale, lunedì 23 dicembre. Ieri alle 15 e 30, è atterrato a Fiumicino Federico D’Alessandro, uno degli ultimi supporters biancocelesti rilasciati dietro il pagamento della cauzione di settemiladuecento euro. “Sono felicissimo di essere finalmente rientrato a Roma, non ce la facevo più“. Provato dalla terribile esperienza, il pensiero di Federico va subito a Matteo, Alberto e Daniele: “Quando li ho salutati ho letto nei loro occhi la gioia per la mia scarcerazione ma anche il dispiacere di non aver ricevuto lo stesso trattamento. Erano convinti che il tribunale avrebbe accettato anche le loro richieste, invece è tutto fermo a causa di un assurdo intoppo burocratico. È stato doloroso lasciarli lì”. Federico resta in attesa di conoscere la data del processo d’appello, anche se papà Paolo ha le idee abbastanza chiare su un eventuale ritorno a Varsavia: “Stiamo valutando con i nostri legali come agire anche se non credo che ci presenteremo”. La prospettiva di far ritorno in Polonia non è allettante, anche perché Paolo è convinto che suo figlio verrà condannato.
“Ne sono certo. – afferma – Altrimenti dovrebbero ammettere di essersi sbagliati e di averlo trattenuto in galera per ventidue giorni senza ragione. Certo è che, – conclude Paolo D’Alessandro – nel caso di un’assoluzione, saremo noi a rivolgerci alla giustizia polacca per ottenere un giusto risarcimento e le doverose scuse”.
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