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Il pagellone di Paolo CERICOLA: BIAVA e CANDREVA da clonare, KLOSE ricordo sbiadito, KEITA ‘maravilla‘ ma ora arriva il difficile…
I voti alla stagione della LAZIO giocatore per giocatore e dei due tecnici che hanno guidato la rosa nel corso del campionato…
LE PAGELLE DI PAOLO CERICOLA – La stagione della LAZIO si è conclusa con un deludente nono posto, che si traduce in una cocente estromissione dalle competizione europee a distanza di tre anni dall’ultima volta. Un campionato letteralmente spezzato in due: disastrosi sotto la guida PETKOVIC, i biancocelesti hanno rialzato la testa con il ritorno in sella di REJA. Ma, nonostante i 36 punti ottenuti in 21 giornate, il tecnico friulano non è riuscito nell’impresa di centrare l’accesso alla prossima Europa League: fatali i pareggi interni contro TORINO e HELLAS così come l’inaspettata sconfitta contro l’ATALANTA. Una stagione che il direttore di Lazionews.eu, Paolo CERICOLA, analizza giocatore per giocatore. Ecco i suoi voti:
Marchetti: 5. In un solo colpo ha perso tutto, Mondiale e maglia da titolare. E’ stato un anno difficile per lui ma in molte occasioni è sembrato spaesato, insicuro, un altro rispetto al grintoso e decisivo numero uno delle passate stagioni.
Berisha: 6. E’ arrivato facendo dichiarazioni che hanno suscitato subito qualche imbarazzo. In silenzio ha atteso il suo momento e lo ha sfruttato. Decisivo in Europa League, in campionato ha dato l’impressione di dover essere sempre sotto pressione per poter dare il meglio. Quando si è sentito la maglia sicura è stato incerto in alcune occasioni.
Konko: 5,5. Ha alternato buone prestazioni a disattenzioni importanti. Non riesce proprio a giocare una stagione piena ed è il suo limite più grande. L’appellativo “Kon Kalma” datogli dai tifosi sembra ingeneroso ma lui fa poco per cancellarlo.
Dias: 5. Un peccato vederlo così. Il “bagnino” ha passato una stagione difficile. Prima messo ko da Petkovic, fuori dalla lista Uefa, poi dai fastidi e gli infortuni che lo hanno limitato molto. Nella parte finale di stagione, quando ha giocato, non è stato alla sua altezza.
Biava: 7. Un ginocchio a pezzi, un’età non più giovanissima ma non ha mollato un metro. Il migliore della difesa, da clonare. Peccato che saluti potrebbe essere ancora utile ma al cuore non si comanda.
Cana: 5,5. Parte con i galloni del titolare. Petkovic gli affida le chiavi della difesa ma fa fatica a dare continuità alle prestazioni positive. Fiore all’occhiello la rovesciata di Firenze ma non è la certezza del futuro.
Radu: 6,5. Troppi stop per un giocatore fondamentale nel gioco difensivo biancoceste. Quando la condizione fisica lo supportava è stato un valore aggiunto, ha anche vestito i panni del goleador. Imprenscindibile.
Cavanda: 4,5. In estate si brindava al suo rinnovo. Il ragazzo però non ha trovato continuità e non è stato in grado di dare conferme. Troppe amnesie difensive unite ad un comportamento non esemplare lo hanno portato a finire la stagione non convocato.
Ciani: 5. Non ha convinto. Quando è stato chiamato ha alternato discrete prestazioni ad errori importanti.
Novaretti: 5. In estate era stato acquistato per essere un possibile titolare. Quello che ha fatto vedere è stato però un passo non da campionato italiano.
Biglia: 6. Partito a fari spenti con il passare delle gare ha capito come inserirsi nel calcio italiano. Deve trovare maggiore continuità imparando ad essere un pò meno scolastico.
Ledesma: 6,5. Petkovic lo aveva infilato nell’armadio con la naftalina, Reja lo ha messo al sole e poi gli ha consegnato le chiavi del centrocampo. Ha dimostrato con le poche assenze forzate di essere indispensabile al gioco biancoceleste. E’ il vero architetto del gioco
Candreva: 7,5. Una stagione da incorniciare condita dal mondiale in Brasile e le 12 reti segnate che lo pongono in cima alla classifica dei centrocampisti più prolifici della storia biancoceleste staccando Nedved ed Hernanes.
Lulic: 6,5. Una stagione divisa in due. Vola sulle ali del 26 maggio fino a Natale poi germoglia ma il vero Lulic sboccia in primavera. Vive, nella prima parte di stagione, sulla rete storica alla Roma ma quando torna sulla Terra collezione reti e prestazioni importanti. Chiude da terzo cannoniere della squadra.
Felipe Anderson: 5,5. Troppo timido e spaesato nella prima parte di stagione. Per un brasiliano di vent’anni non è facile arrivare in Italia e capire subito il nostro calcio fatto più di calci che di spettacolo come invece ama e conosce lui. Va quasi in depressione dopo l’errore dal dischetto contro in Ludogorets che condanna la Lazio all’eliminazione europea ma poi ha il carattere per rialzarsi. Ha numeri importanti.
Keita: 8. La migliore notizia della stagione. Il “bimbo prodigio” si conquista la maglia di titolare minuto dopo minuto. E’ un 95 ma ha personalità da vendere. E’ già un beniamino ed ora arriva il difficile; che non si senta arrivato.
Gonzalez: 6. Non pervenuto con Petkovic torna a macinare chilometri con Reja che lo fa nuovamente sentire importante. Il solito instancabile motorino.
Mauri: 6. Il suo calvario finisce quando ormai la stagione è conmpromessa e volge quasi al termine. Rientra con il motore inceppato per la troppa inattività ma poi dimostra i cavalli di razza pura che ha sotto il cofano.
Onazi: 6. Ha alternato buone prestazioni a gare nelle quali si è visto poco. Troppo a corrente alternata.
Klose: 5. Una volta la frase urlata in Curva era “palla a Klose e s’abbracciamo….” ma una volta. In poche occasioni è stato il cecchino decisivo del quale la Lazio ha bisogno. Forse la testa al Mondiale ha pesato.
Postiga: 5. Arrivato in inverno per aiutare con la sue esperienza il parco attaccanti, non si è quasi mai visto. Falcidiato dai prolemi fisici.
Perea: 5. Troppo acerbo per poter vestire i panni del vice Klose. Ha bisogno di maturare in un campionato diverso senza le pressioni che una piazza come Roma impone.
Pereirinha: 6. Quando è stato chiamato ha fatto il suo con serietà. Ha trovato la maglia da titolare quando la stagione era finita.
Petkovic: 4. L’errore più grande è stato quello di non averlo salutato il 27 maggio a Coppa Italia vinta. Non ha mai avuto il gruppo dalla sua colminando l’avventura in biancoceleste con la “farsa” della panchina elvetica.
Reja: 6,5. Chiamato a salvare la baracca per la seconda volta, la prima fu dopo Ballardini, fa un gran lavoro sul gruppo rimotivando giocatori con le pile scariche o altri con la valigia già sul pianerottolo. Gli viene venduto Hernanes a fine mercato ma regge l’urto sfiorando l’Europa.
Bollini: 6,5. Il sospetto che nel 4-3-3 di fine stagione ci sia il suo zampino è grande. Non è un normale vice e lo si vede in panchina. Ha il merito di “sponsorizzare” i giovani tanto che Keita è una certezza. Minala, Crecco e Tounkara invece il futuro.
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