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BILANCIO 2014/2015: Difensori. De Vrij oltre le aspettative, Gentiletti “mister T…enacia”, Frecciabionda Basta

LAZIONEWS.EU. “La miglior difesa è l’attacco”, il motto della retroguardia di Pioli. Ed i risultati sono stati apprezzabili…

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LAZIONEWS.EU – La rivoluzione “Piolana” ha avuto effetti benefici non solo sul reparto avanzato, ma anche su quello difensivo. E mai come quest’anno il motto della Lazio è stato “La miglior difesa è l’attacco”. Pressing e linea arretrata alta i due dogmi imposti dal tecnico emiliano che, dopo le prime giornate di naturale assestamento, hanno iniziato a dare i propri frutti. Impostazione che ha comportato sicuramente degli effetti collaterali (i biancocelesti sono stati la formazione più “cattiva” del campionato, con una media di 17.8 falli a partita), ma che ha anche conferito una buona solidità a tutto il reparto: non a caso la Lazio è la formazione che ha subito il minor numero di conclusioni a partita (9.7) in tutta la Serie A. Il dato finale dice terza miglior difesa con 38 gol subiti (praticamente uno a partita), ben 16 in meno rispetto alla scorsa stagione. Numeri buoni, ma non ancora eccelsi: se il prossimo anno si vuole alzare l’asticella, bisogna necessariamente serrare ancor di più le fila e migliorare la lettura di alcune situazioni. In tal senso potrebbe rivelarsi fondamentale la presenza a tempo pieno di leader naturale come Santiago Gentiletti, costretto ai box per 3/4 della stagione dopo appena due gare.
Andiamo ad analizzare, quindi, il rendimento di quest’anno dei difensori biancocelesti “schierati” in ordine alfabetico:

BASTA: Una certezza. Dopo aver trascorso un triennio di incertezze (fisiche) con Konko, la Lazio ha trovato il definitivo padrone della fascia destra: con 2381 minuti di gioco il serbo è stato il quinto giocatore più utilizzato da Pioli, dietro solo a Parolo, Candreva, Marchetti e de Vrij. Pochissime sbavature (vedi il disimpegno sbagliato nella sfida casalinga col Milan), tanta corsa e una spinta costante: il biondo terzino è stato senza dubbio un fattore di questa splendida stagione. E si spera anche della prossima.

BRAAFHEID: Giunto in sordina a Formello tra lo scetticismo generale, l’olandese ha dimostrato di essere un elemento affidabile. Nella prima parte della stagione è andato a tappare con ordine e sicurezza la falla che si era generata con l’infortunio di Radu. Nella seconda, invece, è stato inspiegabilmente trascurato da Pioli che in più di un’occasione gli ha preferito Cavanda (in alcuni casi con risultati discutibili, come nel derby di ritorno). In questi giorni sta discutendo con la società per il rinnovo: la sua esperienza tornerà senz’altro utile in campo internazionale.

CANA: Con l’infortunio occorso ai nastri di partenza da Gentiletti, Pioli si è spesso affidato a lui per consegnare a de Vrij un compagno esperto. L’albanese ha alternato buone prestazioni ad altre meno positive. Il carattere e la personalità per guidare una difesa non gli mancano di certo, delle volte però il numero 27 pecca di ingenuità, facendosi travolgere dalla furia agonistica che lo porta a commettere errori marchiani. Il suo futuro è in bilico, ma Lorik è un giocatore che nello spogliatoio si fa sentire e la società potrebbe decidere di non privarsi di lui vista l’impegnativa stagione che attende la truppa biancoceleste.

CAVANDA: A Formello sono tutti quanti in attesa che il brutto anatroccolo si trasformi in un bellissimo cigno. Anche quest’anno Luis è stato un po’ l’uno, un po’ l’altro, capace di fare e disfare, talune volte nella stessa partita. Abile nella fase offensiva (da sottolineare il duplice assist messo a referto contro l’Empoli), il belga deve ancora crescere molto in quella difensiva, dove troppo spesso perde la concentrazione concedendo occasioni agli avversari di turno. Incompiuto

CIANI: Partito dalle retrovie dopo un’estate tribolata, il francese ha cercato di farsi trovare pronto ogni volta che è stato chiamato in causa. Dodici le presenze totali per il gigante francese che, tra una buona chiusura o un intervento brusco, ha cercato di mettere sempre il cuore in campo. A fine giugno saluterà ufficialmente la Lazio. 

DE VRIJ: La rivelazione del reparto. Il gigante olandese era approdato nella Capitale con l’etichetta del “miglior difensore del Mondiale”, ma nessuno si sarebbe aspettato un tale rendimento da un ragazzotto di appena 23 anni alla sua prima stagione in Italia. Ed invece Stefan ha stupito tutti, complice, forse, anche l’assenza forzata di Gentiletti che ha imposto un’accelerazione al suo processo di maturazione. “E’ giovane e di talento, ma avrà bisogno di esperienza per poter crescere in Serie A”, era l’opinione comune ad inizio campionato, ma col passare delle giornate l’olandese ha acquisito sempre più fiducia nei propri mezzi e dimestichezza nel ruolo tanto da diventare una guida per l’intero reparto. Non è un caso che senza di lui sono arrivate 5 sconfitte, 2 pareggi ed una sola vittoria, così come non è un caso che Pioli facesse di tutto per non privarsi di lui, anche quando le condizioni fisiche non erano ottimali. Indispensabile.

GENTILETTI: Stagione altamente condizionata dalla lesione completa del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro riportata contro il Genoa, alla sua seconda apparizione con la maglia della Lazio. Un calvario tanto lungo quanto duro per ‘El Chueco’ che, ad un passo dal ritorno in campo, si è dovuto arrendere poi ad un’altra lesione, stavolta muscolare, che lo ha colpito alla coscia sinistra. Ma l’argentino non ha mai mollato, dimostrando una tenacia fuori dal comune: proprio quest’ultima gli ha permesso di prendere parte al decisivo rush finale, dove è riuscito a ritagliarsi anche uno spazio da protagonista mettendo a segno il primo gol in maglia biancoceleste, nella vittoria sulla Sampdoria. Una rete, tra l’altro, pesantissima nell’economia del terzo posto finale: un pezzettino di Champions è anche suo.

KONKO: C’è, ma è come se non ci fosse. Tre stagioni da titolare inamovibile sull’out di destra, condizionate dai numerosi infortuni, poi l’arrivo di un concorrente temibile come Basta. L’epilogo di questa storia era abbastanza scontato, ma nessuno si sarebbe immaginato di veder scivolare il francese in fondo alle gerarchie di Pioli: appena 2 presenze in campionato e 3 in coppa (dove si è tolto lo sfizio del gol contro il Varese), per un totale di 374 minuti di gioco. Probabilmente i suoi ultimi in biancoceleste.

MAURICIO: Catapultato nella Capitale a gennaio col compito di tamponare l’emorragia difensiva, il brasiliano ha avuto il pregio di sapersi adattare subito al nuovo campionato. Sicuramente molto irruento, ma anche arcigno e grintoso, ha saputo ritagliarsi il suo spazio nel cuore del reparto arretrato. Le statistiche, però, non sono propriamente lusinghiere (2,7 falli di media a partita – il difensore più falloso d’Europa -, 7 ammonizioni e 1 espulsione in 15 gare): il prossimo anno deve necessariamente prendere le giuste misure e sapersi frenarsi in alcune occasioni…

NOVARETTI: Anche quest’anno la stagione dell’argentino (appena 7 presenze) è scivolata via in maniera piuttosto anonima, se non negativa: ogni qualvolta che è stato chiamato in causa non è mai riuscito a dimostrare né dei progressi a livello tattico, né tantomeno quella sicurezza che si richiede ad un difensore centrale. Unico acuto della stagione: la prestazione offerta a San Siro nella gara di Coppa Italia. Un caso, però, destinato a rimanere isolato.

PEREIRINHA: Discorso simile anche per il portoghese: 5 presenze in totale (3 in campionato, 2 in coppa) ed un rendimento senza infamia e senza lode. Alla prima chiamata è pronto a salutare.

RADU: Stagione in chiaroscuro per il veterano della retroguardia laziale. Dopo l’ottimo rendimento tenuto sotto la direzione del “Reja bis”, dove si è fatto apprezzare per una maturazione sotto il piano della spinta offensiva, il romeno quest’anno non è riuscito a confermarsi sugli stessi livelli. 29 presenze totali, 1 gol, quello in finale di Coppa Italia che lasciato ben sperare tutto il popolo biancoceleste, e 3 assist, ma anche qualche disattenzione di troppo (vedi il derby d’andata) non da lui. Poi, al termine della stagione, la verità: il numero 26 è stato costretto a convivere con una fastidiossima ernia inguinale per buona parte della stagione. Un problema che è stato risolto la scorsa settimana; ora non resta che risolverne un altro, quello più grande: il rinnovo del proprio contratto in scadenza nel 2016.

Daniele Gargiulo

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