ESCLUSIVE
Behrami, testa e cuore. Bianchi: “Quel rigore fu un momento esaltante”
ESCLUSIVA LAZIONEWS.EU – Il mio derby, Bianchi racconta quello del 19 marzo 2008…
ESCLUSIVA LAZIONEWS.EU – “Il derby si vive intensamente, non è una partita come le altre”. Parole di Rolando Bianchi, uno che sa bene cosa significhi giocare la stracittadina di Roma. Arrivato nella capitale dal Manchester City, con la maglia biancoceleste ha giocato e vinto l’unico incrocio contro i giallorossi, quello del 19 Marzo 2008.
“E’ una gara che tutta la città inizia a vivere intensamente già 10-15 giorni prima“. Racconta, in esclusiva ai microfoni di Lazionews.eu, l’ex attaccante biancoceleste. Quel giorno partì titolare, con la maglia numero nove, in un derby che ha visto il padre di Gabriele Sandri, Giorgio, ospite in curva Sud, e i due capitani, Rocchi e Totti, depositare prima del fischio d’inizio dei fiori sotto la foto di Gabbo. La squadra di Spalletti arriva da favorita – con 24 punti di vantaggio su Rocchi e compagni – e comincia bene, andando in vantaggio con un gol fortunoso di Taddei. Poi però ci pensa Pandev a riportare il risultato in parità. Nel secondo tempo sale in cattedra Bianchi, che al 13’ anticipa Juan che lo atterra: per l’arbitro non ci sono dubbi, è calcio di rigore. A realizzarlo ci pensa Rocchi, ma la Roma con Perrotta fa 2-2. Il match sembrerebbe finire con quel punteggio, ma al 93’ succede l’impensabile. Palla a Mauri, cross per Pandev, Behrami goool. La nord esplode e la Lazio vince il derby: “E’stato emozionante, il fatto di aver procurato il rigore è stato un momento esaltante. Inoltre abbiamo vinto un derby insperato”. L’Olimpico è una bolgia, i laziali hanno spinto la squadra per tutta la durata della gara fino al fischio finale. Sono stati il dodicesimo uomo in campo e hanno dato il loro supporto ai giocatori anche durante la settimana, come ricorda l’ex punta di Delio Rossi: “I tifosi a Roma sono sempre molto calorosi ed eccezionali, ti trasmettono la carica giusta per affrontare un derby sentito da tutta la città”.
Riccardo Caponetti
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