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Streccioni: “A 15 anni proposi Candreva alla Lazio di Cragnotti, troppi debiti”
NOTIZIE LAZIO – Il primo allenatore del romano: “Lo chiamavo ‘Er Puzza’, non ci stava mai a perdere…”
NOTIZIE LAZIO – Ricordi di un Candreva bambino e di quella sua voglia di non perdere mai. Stefano Streccioni è stato il primo allenatore dell’attuale n.87 della Lazio, intervistato da gianlucadimarzio.com: “Lo chiamavo Er Puzza, non voleva mai perdere! Si incazzava! Partiva, ti saltava e segnava, con un cambio di passo incredibile”.
“L’ho allenato fino ai 13 anni (nel ’96 passò alla Lodigiani dai pulcini del Tor de’ Cenci ndr), ci siamo rincontrati dopo il suo addio alla Juve. Rimase deluso dal trattamento ricevuto dai bianconeri, ma sono cose vecchie. Insieme al gruppo degli ’87 giocammo una partita a calcetto, una rimpatriata”.
Sono passati quasi 20 anni. Ma il ricordo è ancora nitido: “All’epoca la Lodigiani sfornava talenti, era l’èlite del calcio giovanile: non solo Candreva, ho allenato anche Emiliano Moretti (oggi al Torino ndr). Nella rosa che avevamo Antonio emergeva, lui come altri 4-5 ragazzi tutt’ora nel professionismo. In testa aveva il calcio, la passione. Quei tipici comportamenti di chi ha voglia di arrivare. Mi aiutava a portare l’attrezzatura, i cinesini, la sacca dei palloni. Voleva sempre giocare, era sempre il primo ad arrivare. Si vedeva da queste piccole cose che sarebbe esploso”.
Quale ruolo preferiva? “In qualsiasi zona lo schieravi faceva la sua parte. Inizialmente lo utilizzavo a centrocampo, da mezzo destro. Oppure da centrale. Calciava con entrambi i piedi”. Da giovane campione fa il suo giro d’Italia, prima di trovare stabilità proprio a casa, a Roma con la maglia della Lazio: “All’inizio non capivo come potesse rimbalzare da una società all’altra, pensavo fosse un problema caratteriale, ma con l’esplosione che ha avuto a Roma ho capito: Antonio aveva la necessità di stare nel suo habitat naturale, avere la famiglia vicino. E’ stato un aspetto che l’ha completato” spiega Streccioni.
Spazio ai retroscena: “Lo proposi alla Lazio, me lo ricordo bene. Ne parlai con Giancarlo Oddi e Fabrizio Rambaudi. Oddi lo propose alla famiglia Cragnotti ma non se ne fece nulla. Erano anni bui per la Lazio, c’erano problemi finanziarie importanti. La società era vicina al default. All’epoca Antonio aveva 15 anni, la Lazio non poteva permettersi di spendere così tanto per un ragazzino”.
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