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Banti: “Non ho rivisto la simulazione di Keita”. Valeri: “I giocatori hanno lo stesso trattamento”
NOTIZIE LAZIO – Anche Nicchi è intervenuto all’incontro tra arbitri e giornalisti…
NOTIZIE LAZIO – Questa mattina a Roma, presso il Centro Congresso Frentani, è in programma l’incontro “Gli arbitri e la comunicazione con la stampa“. L’evento, organizzato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti in collaborazione con l‘AIA e la FIGC, tratta di argomenti importanti e interessanti come gli arbitri e la comunicazione, il regolamento del calcio e la terminologia corretta. Questi i presenti all’iniziativa:
– Marcello Nicchi, Presidente AIA;
– Narciso Pisacreta, Vicepresidente AIA;
– Alfredo Trentalange, Responsabile del Settore Tecnico AIA;
– Domenico Messina, Responsabile della CAN A;
– Stefano Farina, Responsabile della CAN B;
– gli arbitri internazionali Luca Banti, Gianluca Rocchi e Paolo Valeri
AGGIORNAMENTO ORE 12. 22 – Banti, l’arbitro di Lazio-Inter, spiega così l’ammonizione per simulazione a Keita: “Non so se posso rispondere visto che il Giudice sportivo non ha ancora redatto il verbale. Non ho rivisto l’episodio, lo farò a tempo debito. Se avrò preso una decisione corretta sarò contento, se avrò sbagliato lo prenderò come spunto positivo per valutare e studiare. In campo decido sempre in base alle mie convinzioni”. Il fischietto toscano poi continua: “o stadio può avere il suo fascino, ma questa viene trasformato subito in adrenalina e concentrazione, soprattutto le prime volte. Poi diventa una consuetudine. Errori? All’inizio mi analizzo e mi interrogo sugli errori commessi. Poi la famiglia è fondamentale per riuscire ad andare avanti ed superare i vostre ‘attacchi’, passatemi il termine.
Anche il collega Valeri interviene: “Differenze tra noi e arbitri inglesi? Abbiamo due modi di arbitrare profondamente differenti determinati anche dalla cultura. Troppo teatrali noi quando ammoniamo o espelliamo? Mi sembra eccessivo andare a sindacare su una questione del genere, la nostra comunicazione non verbale dipende anche dal carattere del singolo arbitro. Ma nei nostri corsi lavoriamo anche su quello”
“Totti ‘vale’ più di Soddimo? Esiste sudditanza tra un calciatore più noto ed uno meno? Assolutamente no, non può esistere. Noi non possiamo polemizzare sulla qualità di trattamento tra Soddimo e Totti, noi entriamo in campo per arbitrare e fischiare quello che vediamo”
Queste, invece, le dichiarazioni di Messina: “L’arbitro non può pensare di vivere sei giorni su Marte e poi calamitarsi sulla gara il giorno stesso del match. L’arbitro deve conoscere le qualità, le attitudini e le componenti morali della squadra. L’arbitro deve sapere quali problemi potrebbero esserci e lavorare su quelli”.
AGGIORNAMENTO ORE 12.10 – L’attenzione ora si concentra su Rocchi: “L’errore purtroppo è una componente della nostra attività. A fine gara riguardo sempre la mia prestazione e suddivido gli errori in quelli che potevo evitare e quelli che no. In serie A purtroppo basta un secondo per commettere un errore grave. Ma la differenza tra un arbitro bravo ed uno no è la capacità di superare la svista, magari commessa ad inizio della gara. Non dobbiamo fermarci al primo sbaglio, dobbiamo sempre guardare oltre. Anche perché se mostri ai giocatori che sei insicuro nelle tue decisioni la gara diventa inarbitrabile”
Poi sul fallo di mano: “Questa è una delle situazioni più complesse per noi. Dovendo interpretare la volontarietà di un calciatore cerchiamo di fare affidamento su diversi parametri come distanza, movimento, ecc. Non esiste mai un episodio uguale a quello precedente e questo è anche la bellezza del calcio. Però credetemi per noi è veramente difficile e non vi nego che, a volte, anche tra noi abbiamo delle idee diverse. Quindi credo che sia impossibile certificare al 100% un fallo di mano”
Il direttore di gara di Firenze continua: “Il rapporto con i calciatori all’estero è diverso solamente perchè non ci conosciamo. Ormai arbitro in Serie A da 13 anni e sarei sciocco a pensare che i calciatori mi diano del lei. Anzi, in alcune situazioni è più rispettoso un tu che non un lei. Se al prossimo derby tra Lazio e Roma mettessimo un arbitro straniero vedreste sicuramente atteggiamento diverso da parte dei calciatori”
AGGIORNAMENTO ORE 11.50 – E’ il turno dell’ex arbitro Farina: “Perché gli arbitri hanno difficoltà a parlare coi giornalisti? Quale è il motivo reale? Il fatto è che pensiamo che sia difficile già parlarne con le persone che conosciamo, pensiamo con chi non conosciamo. Quando parliamo con qualcuno, parte tutto dalle percezioni su di noi. L’arbitro viene sempre visto come un nemico, questo è un luogo comune. È questo è il primo punto che rende difficile per noi parlare ai giornalisti, perché è difficile essere sé stessi. È inutile parlare per noi se dobbiamo dire solo quello che i giornalisti si aspettano. Noi possiamo anche parlare per mezz’ora, poi magari viene fatto il titolo solo su una frase. Non conta tanto quello che uno dice, ma quello che arriva: quindi è fondamentale, anche per noi, capire quello che hanno percepito dall’altra parte. La cosa peggiore è non far capire l’altro o, peggio ancora, fargli capire altro. Nel rapporto arbitri-giornalisti la differenza la farà la condivisione e l’autenticità, il conflitto invece sarà il nostro peggior nemico. Chi sa ascoltare non recepisce solamente quello che vuole sentire. Oggi abbiamo voluto comunicarvi una cosa importante: ‘State tranquilli che noi ci siamo, che siamo dei professionisti’. La precondizione fondamentale è quindi un ambiente favorevole. Non ci si deve concentrare solo ed esclusivamente sulla ricerca del colpevole. È capitato anche quando arbitravo, venivamo messi al centro dell’attenzione solo quando sbagliamo. È capitato poi che quando ho arbitrato bene ho trovato pagelle del tipo: ‘Farina 6: non ha fatto danni’. Ma che commento è? Io ho lavorato tutta la settimana per quel match. Ora la domanda che vi pongo è: cosa si può fare di diverso?”
AGGIORNAMENTO ORE 10.22 – E’ ancora il numero uno dell’Associazione Italiana Arbitri ad intervenire: “L’Aia non sperpera un euro di quello destinato alla formazione arbitrale. E ringrazio la federazione per aver capito che non bisognava fare dei tagli in questo senso. Lancio un messaggio a tutti voi: com’è possibile permettere che vengano picchiati 650 ragazzi l’anno sui campi di calcio? Tutti assieme dobbiamo dire ai delinquenti che circolano vicini ai campi di calcio che non è roba per loro. Calciopoli? Tengo a precisare che sono passati tanti anni da questa vicenda. Chi era preposto a tirare fuori la verità ci hanno messo tanto tempo e non posso giudicare in un secondo. Come aia abbiamo ereditato questa situazione, ci siamo detti di costruire da lì in poi immagine del calcio italiano. Coloro che dovessero aver subito un torto, la mia massima solidarietà a chi è stato tirato in ballo in vicende che poi i fatti hanno dimostrato che non gli riguardavano”
Sulla tecnologia: “Mi auguro che con tecnologia il gioco addirittura diventi più veloce e credibile. Spero però che non venga snaturato il gioco. Ci saranno dei benefici perché alcune cose verranno certificate, ma c’è anche il dubbio su quanto durerà una partita”
AGGIORNAMENTO ORE 9.40 – A prendere parola è Nicchi, il presidente dell’AIA: “Ci teniamo ad avvicinarci ai giornalisti, alle persone. Siamo ragazzi semplici e possiamo anche sbagliare in campo. Speriamo di sbagliare sempre di meno, grazie anche alla tecnologia. Credo che il tifoso abbia diritto a essere informato. Ma non lo vedo così impreparato. Vedo più impreparato qualche addetto ai lavori. C’è gente che non ha mai aperto un regolamento e dà giudizi. Il nostro ruolo è quello di far rispettare le regole. Per capirci, bisogna conoscere entrambi il regolamento”.
A.B
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