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ACCADDE OGGI. Follia dell’ex Almeyda. La Lazio batte una super-Inter
ACCADDE OGGI – Torna la rubrica di Lazionews.eu in cui vi raccontiamo giorno per giorno gli eventi della storia biancoceleste e non solo…
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LAZIO – 21 dicembre 2003. Allo stadio Olimpico arriva l’Inter degli ex Almeyda, Vieri e Zaccheroni e proprio due di essi si rendono protagonisti. Bobo porta in vantaggio i nerazzurri, che pregustano il sapore dell’ottava vittoria consecutiva. L’argentino si fa invece espellere al 70’ per una follia (una manata a Corradi, reo di avergli mostrato la linguaccia) sul risultato di 1-1. In mezzo, il gol del pareggio dell’attaccante senese ed una partita tiratissima, specie a centrocampo, quasi fosse una partita a scacchi. Nonostante ciò, le occasioni non mancano, figlie di fiammate improvvise di singoli in giornata di grazia: Cruz e Kily Gonzales da una parte, Fiore e Stankovic dall’altra. Mister Mancini però ha un jolly inaspettato da giocarsi: è un ragazzino italo-spagnolo che di nome fa Delgado. Lo getta nella mischia a 9’ dal termine e l’esterno aggregato dalla Primavera ripaga la fiducia del tecnico con un cross al bacio, abilmente sfruttato dall’accorrente Luciano Zauri. Niente da fare per Toldo e 2-1 per i padroni di casa. La reazione dell’Inter nei minuti finali è tanto arrembante, quanto confusa e permette a Jaap Stam di dominare incontrastato su tutti i palloni sventagliati a ridosso dell’area di rigore biancoceleste.
STORIA – 21 dicembre 1937. Al Carthay Circle Theater di Hollywood, va in scena l’anteprima di “Biancaneve e i sette nani”. Il colossal Disney, basato sull’omonima fiaba dei fratelli Grimm, entrerà nel commercio americano a partire dal 4 febbraio successivo. In Italia, invece, bisognerà attendere fino all’8 dicembre, quasi un anno dopo. Il primo cortometraggio ufficiale, prima quindi delle successive riedizioni, incasserà la spropositata cifra (per l’epoca) di 8 milioni di dollari in tutto il mondo e riceverà due Oscar, un Grammy ed un Grande trofeo d’arte della Biennale di Venezia.
SPORT – 21 dicembre 1973. Ad Azul, in Argentina, nasce Matias Jesus Almeyda, duttile centrocampista che inizia a calcare i prati verdi con la prestigiosa maglia del River Plate. Convocato nella Nazionale Olimpica del suo Paese, conquista una medaglia d’argento ai Giochi di Atlanta. In patria vince tutto e, precisamente, tre Scudetti ed una Coppa Libertadores. E’ pronto al grande salto ed in Europa lo attende il Siviglia, con un assegna da 22 miliardi di lire. A dispetto di quant’era possibile immaginare, nonostante il vantaggio della lingua comune, lo spagnolo, Almeyda non si ambienta e quando arriva Sergio Cragnotti a trattare il suo acquisto, in Andalusia non si avverte mezzo mugugno. Ma l’argentino, a Roma, si rivela un calciatore fortissimo e torna a fare quel che meglio gli riesce: vincere. In tre anni in biancoceleste, alza al cielo uno Scudetto, due Coppe Italia, una Supercoppa nostrana, una Coppa delle Coppe ed una Supercoppa Europea. E’ il ciclo d’oro della società capitolina ed Almeyda non raggiungerà più, in carriera, tale apice. Seguiranno esperienze con Parma (una Coppa Italia, ultimo successo), Inter, Brescia, WBA, Universidad de Chile, Quilmes, River Plate, Lyn Oslo, Fénix ed ancora, per la terza volta, River Plate. Lascia il calcio nel 2011, a 20 anni di distanza dal primo match ufficiale giocato. Oggi, è l’allenatore dei messicani del Chivas.
Giordano Grassi
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