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L’avvocato Mignogna: “Vogliamo la chiamata del VAR anche per i club e i colloqui tra arbitro e assistenti pubblici”
LAZIO AVVOCATO MIGNOGNA VAR – L’avvocato Gian Luca Mignogna torna a parlare di Lazio ai microfoni di ‘Radiosei’. Il legale, tra i promotori anche della causa dello Scudetto del 1915, ha fatto il punto…
LAZIO AVVOCATO MIGNOGNA VAR – L’avvocato Gian Luca Mignogna torna a parlare di Lazio ai microfoni di ‘Radiosei’. Il legale, tra i promotori anche della causa dello Scudetto del 1915, ha fatto il punto della situazione su diversi argomenti, dai diritti tv all’immancabile VAR. Queste le sue dichiarazioni.
DIRITTI TV – “Non sono preoccupato sulla questione relativa ai diritti televisivi. Siamo nel calcio 2.0 e credo sia del tutto normale fare business con la tv e quello che sta accadendo con MediaPro rientra nella logica della concorrenza. Mi auguro che la piattaforma che produrrà le immagini televisive lo faccia in maniera assolutamente completa e tuteli non solo i consumatori laziali, ma la massima trasparenza per tutto il sistema calcio”.
VAR – “Al momento non abbiamo avuto risposte dall’AIA relativamente all’atto di significazione e diffida previsto dal Codice del Consumo che richiederebbe una presa di posizione da parte dei vertici dell’AIA. Se ciò non avvenisse la riterremmo una evidente ammissione di colpa. Comunque aspettiamo, vediamo se ci saranno sviluppi che ci permetteranno di interloquire con la classe arbitrale. Qualcuno ci dovrà spiegare come e perché il protocollo VAR nelle partite in cui la Lazio è stata danneggiata non è stato applicato come previsto dalle norme. Vogliamo capire perché le immagini non sono state gestite come era previsto, come nel caso del gol di mano di Cutrone di Milan-Lazio, in cui Nicchi ha affermato che l’immagine decisiva e rivelatrice era arrivata solamente tra primo e secondo tempo, nonostante ci siano circa 15 telecamere che lavorano per riprendere le azioni da ogni angolazione possibile”.
RICHIESTE COMITATO – “Nel nostro atto di diffida abbiamo chiesto che sia concessa la chiamata VAR anche ai club, che i colloqui tra direttore di gara ed assistente siano resi pubblici e che le decisioni del VAR siano affidate a un organo terzo alla classe arbitrale, perché pensiamo che un arbitro possa avere un timore reverenziale nello smentire la decisione del collega in campo. Se non ci sarà un adeguato riscontro, la nostra Class Action finirà sui tavoli del Tribunale”.
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