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Milinkovic-Savic, il ragazzo che scelse la Lazio si fa grande in biancoceleste. E la Juve resta a guardare
MILINKOVIC SAVIC LAZIO – E’ una storia d’amore nata nel 2015, quella tra la Lazio e Milinkovic-Savic…
MILINKOVIC SAVIC LAZIO – E’ una storia d’amore nata nel 2015, quella tra la Lazio e Milinkovic-Savic. L’ha voluta con tutto se stesso, Sergej, quella maglia ed è fuggito in lacrime da Firenze, mentre stava per firmare con i viola. Non ce l’ha fatta, il cuore lo ha portato a Fiumicino, insieme a quella camicia bianca e all’espressione da ragazzino. E da quel gol del Franchi all’interesse della Juve, ne è passata di acqua sotto i ponti del Tevere. A Roma è sempre più Milinkocrazia, un potere in rapida ascesa. Che più che potere è potenza, più che potenza onnipresenza. Passione allo stato puro, nata dal reciproco rispetto tra una curva e il suo pupillo più pregiato.
FIGLIO E FRATELLO D’ARTE – Nato a Lleida (Spagna) il 27 febbraio 1995, Sergej è un centrocampista cresciuto in una famiglia di sportivi: il padre Nikola Milinkovic è stato un calciatore professionista, in Spagna, Portogallo ed in Austria, e la mamma Milana Savic è stata una giocatrice professionista di basket. Il fratello maggiore Vanja è portiere, recentemente acquistato dal Torino, precedentemente al Vojvodina.
IL PRIMO GOL NON SI SCORDA MAI – Con Pioli viene impiegato a centrocempo a impostare il gioco, ma mostra all’inizio qualche difficoltà. Dopo una bella prestazione contro l’Inter, il destino vuole che sia proprio il match contro la Fiorentina a consacrarlo in Serie A: il primo gol del serbo arriva proprio al Franchi, lo fa indicando lo stemma dell’aquila sulla maglia, mostrando beffardo una linguaccia ai tifosi di casa. L’idillio con la Lazio comincia quel freddo giorno di gennaio e riscalda l’arida stagione biancoceleste. Con l’arrivo di Inzaghi sembra essere messo un po’ fuori dagli schemi, con Onazi spesso preferitogli. Invece oggi, con il tecnico piacentino, Sergej è sempre più protagonista.
LE STATISTICHE DEL SERGENTE – Volontà di ferro, è per questo che lo chiamano “il Sergente”. Nelle 17 volte che Milinkovic ha inciso sul tabellino della Lazio, solo una ha visto i biancocelesti uscirne sconfitti. E’ un portafortuna a cui sembra ormai difficile rinunciare: l’anno scorso il centrocampista classe ’95 ha disputato 34 partite in Serie A, segnando 4 reti e partendo nell’undici iniziale ben 31 volte. Nella stagione precedente erano state 25 le presenze totali, 17 delle quali da titolare. Solo 13 gialli per lui in due anni, ed un rosso. Senza dimenticare la Supercoppa vinta contro la Juve: il talento puro si è trasformato in leader naturale. Un’autentica furia in mezzo al campo, fisicità e grinta su ogni pallone, che ha messo lo zampino anche su quello del vantaggio di Immobile. Tanto bravo che la Juve ha già bussato alle porte di Formello: la clamorosa offerta di questa estate, in previsione del prossimo calciomercato, fa tremare tutti. Il presente, però, dice Lazio, tra l’abbraccio di Inzaghi e gli occhi lucidi dei tifosi che avrebbero voluto per lui anche la fascia da capitano. Magari un giorno la indosserà, fiero. Come il primo gol, segnato nella lucente freschezza dei vent’anni a Firenze, e come ieri sera nella consapevolezza della maturità a Verona. In una Lazio sempre più da Milinkomania.
M.S.
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