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PEREA e ANDERSON alla conquista della LAZIO
IL CORRIERE DELLO SPORT (F.Patania). Il colombiano è l’uomo giusto per il tridente, il brasiliano il nuovo asso sulla fascia…
RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – Sono state due note liete della notte di Trebisonda. Più del pareggio, più della reazione e la prova di carattere: stiamo parlando di FELIPE ANDERSON e PEREA che giovedì hanno fatto il loro esordio dal primo minuto con la LAZIO. Come sottolinea Il Corriere dello Sport (F.Patania)), sono le due nuove “armi” a disposizione di PETKOVIC con le quali può fondare il riscatto biancoceleste.
FELIPE ANDERSON – Era il grande atteso: «Mi ha sorpreso per la tenuta» ha confessato PETKOVIC a fine gara. Giovedì sera l’ex Santos ha convinto tutti sulla bontà delle proprie qualità tecniche: promosso a pieni voti, considerando il lungo periodo di stop, la preparazione atletica saltata e l’impossibilità di misurarsi con un test d’assaggio. Una gara con tante gare quella di FELIPE ANDERSON: un primo tempo da esterno di centrocampo, subito a sinistra davanti a Lulic e poi a destra, dalla parte di Cavanda. Dopo l’intervallo si è messo a giocare da punta. Ha impensierto la retroguardia turca in diverse occasioni, confermando di essere il giocatore più pericoloso della Lazio, l’unico in grado di presentarsi davanti al portiere. La qualità che più ha colpito è stata l’intelligenza tattica: ha la la capacità di inserirsi negli spazi con i tempi giusti e sotto questo aspetto ha ricordato i movimenti di Stefano MAURI.
PEREA – Per il colombiano non si trattatava dell’esordio assoluto con la LAZIO, ma era alla prima da titolare e nonostante questo è stato autore di un’ottima prova. Ha retto il peso dell’attacco, ha pressato e aiutato la LAZIO a ripartire e s’è fatto scoprire rifinitore, mandando a rete prima Onazi e poi Floccari con due assist al bacio. Ad una prima impressione, PEREA sembra essere un attaccante ideale per un tridente: prima punta se c’è da scattare o sprintare in contropiede; seconda punta per la visione di gioco e la predisposizione agli assist. E’ più alto di CIANI, ha gli stessi centimetri di KOZAK, ma un modo diverso di muoversi e di toccare il pallone. Lo sa giocare, lo stoppa senza difficoltà. Magari non attacca la porta come il centravanti ceco ma è una qualità che affinerà col tempo.
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