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«Ma quale assalto dei tifosi!». I testimoni sbugiardano la polizia
IL TEMPO (L. Salomone) – Aspettando il rilascio dei restanti tifosi biancocelesti, si cerca di fare chiarezza sugli eventi di quella sera poco fortunata…
RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – Nove giorni dopo gli ormai famosi incidenti che hanno preceduto Legia Varsavia- Lazio, tutto scorre tranquillo nel centro di Varsavia. Come riportato oggi da “Il Tempo“, il teatro degli scontri dove i “banditi” italiani, così definiti dal ministro dell’interno polacco Bartlomiej Sinkiewicz, è lo spazio sotto Palazzo della Cultura e della Scienza, una torre altissima, principale punto di riferimento della città e punto di raccolta per i settecento laziali. Entrando in un bar uno dei barman racconta la sua verità sulla sera incriminata: “Sì, ricordo perfettamente, c’erano tanti tifosi della Lazio, volevano bere una birra. Si sono comportati normalmente solo un tavolo con quattro di loro se n’è andato senza pagare ma sono cose che accadono spesso. Per il resto tutto ok. Nessuna violenza, io c’ero“. Spostandosi su via Jerozolimskie, i negozianti del posto assicurano che non si ricordano nulla, non hanno memoria di assalti alla polizia, auto o vetrine danneggiate. «Se è successo qualcosa è stato velocissimo, ma nessuno qui ha visto nulla”. Superiamo la Bank Polski e un’altra serie infinita di istituti di credito di tutta Europa, ci siamo, si supera di pochi metri via Hoza e ci fermiamo in un locale «Bubble Tea». Qui hanno visto tutto, Anna ci dice la verità: “Io non ero di turno quella sera ma il mio collega mi ha riferito che sono entrate tante persone da noi, abbiamo visto qualcosa che volava ma non abbiamo avuto danni alle vetrine. Mentre alcuni stavano pagando la consumazione ha visto i poliziotti e i tifosi italiani che scappavano da tutte le parti. Solo allora il mio collega ha avuto paura senza però che ci siano state conseguenze”. Racconta Tibor, ragazzo italiano di madre ungherese: “A un certo punto ho sentito urla dalla parte iniziale del corteo. Non ho capito più nulla, tutti correvano in avanti, la polizia ci pressava da dietro, io ho pensato di non fermarmi ma ho sbagliato clamorosamente. Perché chi ha rallentato è stato superato dagli agenti ed è riuscito a scappare io invece sono scattato in avanti ma il voler correre è stato interpretato dalla polizia di qui come un voler far chissà che cosa e così mi sono ritrovato steso a terra con le manette ai polsi. E il mio incubo era solo cominciato”. I più fortunati riescono a trovare una via di fuga e dileguarsi per le vie del centro di Varsavia, altri sono ancora più sfortunati di altri. La retata a “raggiera” beffa i tifosi biancocelesti, alcuni si infilano infatti per via Wilcza dove c’è la sede del più grande commissariato di Varsavia. Il corteo è finito, avrebbe dovuto fare altri 400 metri sulla via principale prima di prendere Al Armii Ludowei e soprattutto l’ultimo vialone, Ulica Lazienkowsk. Alla Pepsi arena arrivano 500 tifosi, 200 hanno visitato invece i 18 commissariati di Varsavia. Poco più di un centinaio sono riusciti a cavarsela solo con una notte in stanze anguste con una tavola di legno su cui dormire senza coperte e senza nessun affetto personale. Una settantina di loro ha pagato la cauzione per tornare in Italia, altri 22 sono dentro con la prospettiva di uscire la prossima settimana.
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