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«Ora Seedorf chieda scusa»
IL TEMPO (L.Salomone) – Giorgio Sandri non perdona Clarence Seedorf per il mancato lutto al braccio per la morte di suo figlio…
RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – A volte le ferite sono difficili da rimarginare: a più di sei anni dalla scomparsa di Gabriele Sandri, il padre Giorgio non dimentica il comportamento del nuovo tecnico del Milan Clarence Seedorf, che non indossò il lutto al braccio in onore di suo figlio. «Non abbiamo indossato il lutto per la morte del fratello di Kaladze, non mi sembra giusto indossarlo per una persona che non conosciamo e che non sappiamo perché è morta», questa la giustificazione dell’olandese. Il suo ritorno in Italia è stato, per Giorgio Sandri, come riaprire una ferita mai chiusa e, dopo un post su Facebook, ha parlato della situazione a Il Tempo. Questa l’intervista:
Sandri, ci spieghi meglio la sua posizione
«Non è stato dato risalto a questa vincenda. Purtroppo l’11 novembre 2007, quando fu ucciso Gabriele, Lega e Federazione chiesero a tutti i giocatori di scendere in campo con il lutto al braccio, alcune partite furono sospese e solo Seedorf si rifiutò».
E poi non rettificò mai quella presa di posizione.
«Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico, non ha mai corretto quelle dichiarazioni, non ha mai cambiato il tiro e così mi sono sono sentito di scrivere quelle cose, del resto è stato un grande calciatore ma come uomo ha dimostrato poca sensibilità nei confronti della nostra famiglia».
Ma secondo lei perché si rifiutò di mettere la fascia nera al braccio?
«Voleva solo far emergere la sua diversità, essere anticonformista. E poi non credo che nella sua carriera di calciatore, quando ha rispettato il minuto di silenzio iniziale per una tragedia, piuttosto che per una vita distrutta, conoscesse la storia di tutti i personaggi che venivano ricordati. Dopo due ore tutti sapevano tutto quello che era successo. Gabriele non era un mafioso, è stato assassinato e Seedorf non ha detto nulla. Il mio post ha avuto tantissime adesioni al di là di qualche commento becero, che posso immaginare da che parte venga».
E se adesso l’allenatore del Milan chiedesse scusa?
«Un passo indietro va bene sempre. Comunque, quando si sbaglia, riconoscere un proprio errore è dimostrazione di intelligenza. Potrei anche comprendere ma mi sembra che lui non voglia farlo. Ora basta parlare di Seedorf, pensiamo al ragazzi ancora reclusi a Varsavia»
In che senso?
«Sono lì da novembre, hanno trascorso le vacanze di Natale in carcere. E poi vorrei sapere perché non si parla più della vicenda dei quattro polacchi che hanno violentato una commessa nel centro di Roma. Pagheranno anche loro oltre 7.000 euro per tornare a casa? Non credo perché qui in Italia la legge e quella che è».
Teme un’uscita anticipata di Spaccarotella?
«Non volevo vendette ma solo il riconoscimento del reato di omicidio volontario. È stato condannato a 9 anni e sei mesi, ne ha già scontati due, vedrete che sarà libero prima: in Italia funziona così»
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