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«Era una festa e all’improvviso è scoppiato l’inferno»
IL TEMPO (M.Vitelli). Alessandro Vinci, giovane tifoso biancoceleste, ritorna sui fatti di Varsavia e commenta l’operato delle istituzioni italiane…
RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – Ventuni anni e ad aver già conosciuto la paura. E’ la storia di Alessandro Vinci, giovane laziale fermato quella maledetta sera del 28 novembre nei pressi dell’Hard Rock Café ed è scampato alla condanna per radunanza sediziosa solo per una casualità. «Eravamo in tanti, felici di andare a sostenere la nostra squadra del cuore – racconta a ‘Il Tempo’ – all’improvviso ho visto tutti correre e mi sono spaventato. Sembrava la scena di un film, quando gli agenti mi hanno bloccato ho temuto per la mia incolumità». Al processo non è stato condannato. «Si è trattato solo di fortuna, eravamo tutti insieme, su quali basi alcuni sono stati dichiarati colpevoli ed altri no?». L’ultima dichiarazione è sull’operato delle Istituzioni italiane. «Da questa vicenda ho imparato a mie spese che il nostro governo è tristemente cieco e i suoi apparati sono inefficienti. Questo mi dispiace e mi amareggia. I giudici polacchi, con processi davvero discutibili, hanno tolto giorni, in alcuni casi mesi, di vita a dei ragazzi italiani innocenti e il nostro Stato non ha saputo opporsi in alcun modo. Ora tutto è finito, però nulla potrà mai farmi dimenticare questa esperienza».
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