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Giallo LOTITO. Rischia la poltrona

IL TEMPO (D.Palizzotto). Sul patron pende una sentenza per ‘omessa alienazione di partecipazioni della società’. Gentile replica: “Non è stato ancora condannato…”

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LOTITO Claudio 3

RASSEGNA STAMPA SS LAZIO- Non è un momento di certo tranquillo per Claudio Lotito che, dopo la contestazione veemente dei tifosi della Lazio, deve far fronte anche al rischio di decadenza delle cariche sportive per ‘omessa alienazione di partecipazioni della società’. La vicenda in questione è relativa all’accusa di manipolazione del mercato (aggiotaggio), ostacolo all’esercizio delle funzioni dell’autorità pubblica e appunto omessa alienazione di partecipazioni avanzata dalla Procura di Milano contro Claudio Lotito e Roberto Mezzaroma nella compravendita dei titoli della Lazio risalente al 2005. Il patron biancoceleste è stato prosciolto in Cassazione dalle prime due accuse, mentre l’omessa alienazione è stata rinviata alla Corte d’Appello. Quello che però prevede la Federcalcio in questi casi, ovvero in caso di condanna penale, recita così nell’articolo 22 delle Noif: «Non possono assumere la carica di dirigente di società, e se già in carica decadono  coloro che siano stati condannati con sentenza passata in giudicato per i delitti previsti dalle seguenti leggi. I dirigenti di società, ove intervenga una situazione di incompatibilità, sono tenuti a darne immediata comunicazione alla Lega e al Comitato Regionale competente». Lotito ovviamente non la pensa così e ribatte attraverso il legale della Lazio Gentile, intervenuto al ‘Tempo’: «La decadenza passa necessariamente da una sentenza in giudicato  e qui manca ancora una pena, dunque Lotito non è stato ancora condannato. E poi da qui alla rideterminazione della pena da parte della Corte d’Appello potrebbe intervenire un provvedimento di clemenza, per esempio un’amnistia». Ma la sentenza numero 4904 emessa nel maggio 1997 dalla Corte di Cassazione Penale a Sezioni Unite non pare intervenire affatto a supporto del presidente: «Qualora venga rimessa dalla Corte di Cassazione al giudice di rinvio esclusivamente la questione relativa alla determinazione della pena, il giudicato formatosi sull’accertamento del reato e della responsabilità dell’imputato con la definitività della decisione su tali parti impedisce l’applicazione di cause estintive sopravvenute all’annullamento parziale». Continua l’avvocato Gentile: «La norma va rivista – spiega a proposito dell’articolo 22 delle Noif- perché così formulata è troppo ampia». Al momento non c’è niente di certo, se non che Lotito rischia di perdere la poltrona.

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