COPPA ITALIA
PETKOVIC: “Ringrazio LOTITO e TARE che hanno rischiato, ma ho la coscienza a posto; il 26 maggio abbiamo scritto la storia”
L’ex tecnico biancoceleste si racconta: “I tifosi mi dicono ancora oggi ‘Lei è un gran signore!’: è il riconoscimento più bello”. Poi avverte: “C’è in giro un ‘falso Petkovic’…”
NOTIZIE SS LAZIO- Ci sta prendendo gusto negli ultimi giorni Vladimir Petkovic. Pian piano si racconta e viene sempre fuori un nuovo lato dell’ex tecnico della Lazio o un retroscena. E’ il caso della lunga intervista rilasciata ad ‘Avvenire’, che comincia con una curiosità. “Vede quelle due torri laggiù in fondo al lago? (A Locarno, dove si è svolta l’intervista, ndr). Lì feci fare il primo provino a Senad Lulic“. Grande importanza nella vita dell’allenatore bosniaco la riveste chiaramente la famiglia: “Mia moglie è la mia grande fortuna, le figlie sono due angeli custodi. Su Internet ci sono 3-4 siti in cui scrive un “falso Petkovic” di cui dovete diffidare. Io non ho scritto né parlato neppure dopo quello che è successo con la Lazio. Mi è dispiaciuto tanto lasciare un progetto in corso che sono sicuro avrebbe dato ancora dei risultati importanti. Comunque alle ferite da “coltellate alle spalle” ho preferito rispondere come sempre, con il silenzio. Ringrazio il presidente Lotito e il ds Tare che hanno rischiato scegliendomi, ma io ho la coscienza a posto. Non ho mai tradito nessuno e la gente lo sa. Quando cammino per le strade di Roma i tifosi, laziali e non, mi fermano ancora per dirmi: “Lei Petkovic è un gran signore!”. Questo per me è il riconoscimento più importante di una carriera, in cui ho combattuto e combatterò sempre affinché a vincere sia la normalità”.
Alla Lazio lei ha provato anche il vuoto delle partite a “porte chiuse”, causa razzismo e antisemitismo degli ultrà.
«La squalifica in Europa League è stato un danno per tutti. Ad alti livelli si lavora e si gioca per la gente che più è e maggiore sarà la produttività in campo. Il razzismo purtroppo esiste ovunque, ma in Italia a me pare che a volte sia solo il pretesto per per alimentare inutili polemiche e non per affrontare seriamente il problema. E intanto gli stadi si svuotano».
I tifosi laziali stanno disertando l’Olimpico, protestano contro Lotito.
«Mi dispiace molto. La passata stagione abbiamo disputato partite davanti a più di 60mila spettatori. Ci sono stati lunghi periodi in cui non si sentivano né fischi, né contestazioni contro la società. Il calcio moderno ha creato uno scollamento tra il “divismo in campo” e la gente comune, e queste sono le conseguenze. Senza una formazione etica e un’informazione corretta, non si fa educazione. Si è perso il senso del rispetto».
“Chiedo rispetto”, è stata la prima frase che lei ha pronunciato al suo arrivo a Formello.
«Venivo dal Samsunspor, sapevo che la mentalità del calcio turco somiglia tanto a quella italiana. La sana passione viene sopraffatta dalla pressione e dallo stress mediatico. Con un certo stupore ho scoperto che a Roma ci sono venti radio che parlano di calcio dalla mattina alla sera, mentre a Milano sono solo due. Forse si dovrebbero studiare e magari correggere certi fenomeni…».
Un peccato Capitale l’eccesso di radio sportive. Ma non ha nessuna nostalgia di Roma e della Serie A?
«Non ho ancora visto il film di Sorrentino, ma per me Roma è davvero una “Grande Bellezza”. Ho ricevuto tanto dalla Lazio, però ho anche ridato indietro qualcosa di importante. Battendo la Roma nella finale di Coppa Italia, abbiamo scritto una pagina di storia. Peccato che il passato sia davvero una “terra straniera” che pochi riconoscono… Se in futuro un club di A mi proponesse un progetto serio accetterei volentieri la sfida».
Il primo obiettivo da ct della Svizzera?
«Portare i giocatori della nazionale in Vaticano per incontrare le guardie svizzere e magari papa Francesco. Lui è il massimo esempio di normalità, un Papa che dice buon appetito quando la Messa è finita…».
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