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CASIRAGHI non sta nella pelle: “C’è voglia di lazialità. Lo stadio pieno il 12 maggio? Faccia riflettere qualcuno…”

Gigi ‘Tyson’ Casiraghi aggiunge un retroscena che lo vede molto vicino alla panchina biancoceleste: “Zola ci è andato molto vicino, io sarei arrivato di conseguenza come vice. Peccato…”

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NOTIZIE SS LAZIO- Un bomber nato, di razza, nono marcatore della storia biancoceleste con 56 reti. Gigi ‘Tyson’ Casiraghi sarà un’immancabile presenza nell’evento di lunedì prossimo 12 maggio all’Olimpico. ‘Di padre in Figlio’ è un’occasione per festeggiare la Lazialità, rivedere vecchi amici, ma anche di tornare a calcare il campo di gioco. Casiraghi è entusiasta e lo dimostra ai microfoni di ‘Radiosei’.

E’ solo un impressione o sei tra quelli che hanno più voglia di scendere in campo?

“Più che altro devo vedere se ce la farò a scendere in campo! Scherzi a parte, avete organizzato un qualcosa di molto bello per tutti quanti, per chi assisterà da fuori ma anche per chi parteciperà da protagonista in campo. Personalmente è una forte emozione e al contempo una grande occasione, perché mi permetterà di calcare quel prato per la prima volta del 1998”.

Ti rende ancor più fiero essere considerato un big a prescindere dai trofei vinti con la maglia della Lazio?

“E’ vero, ho vinto una Coppa Italia soltanto in biancoceleste, e per me essere tenuto in così grande considerazione è una bella sorpresa: anche per questo ho accettato l’invito molto volentieri. Di eventi come questi ce ne sono molti in Inghilterra, ma non in Italia. Devo dire che la Lazio è una delle poche squadre che tiene sempre a ricordare sempre la sua storia”.

Giancarlo Oddi farà le squadre nei prossimi giorni: preferisci giocare nel tridente con Mancini e Boksic o con Rambaudi e Signori?

“Voglio sapere intanto chi sarà l’allenatore della mia formazione, perché ci devo subito parlare (ride, ndr). Ma devo dire che sarà bello giocare con tutti i miei ex compagni e con gli altri che hanno fatto la storia della Lazio, non solo con gli attaccanti”.

Lo stadio sarà strapieno…

“Un particolare molto significativo: fare 60.000 spettatori oggi è già complicatissimo per una partita ufficiale in Italia, per la Lazio a maggior ragione visto il contrasto tra tifoseria e presidenza. Questa voglia di lazialità emerge forte: l’Olimpico pieno da una parte sarà una grande emozione, dall’altra deve far riflettere qualcuno…”

Tra i tuoi tanti ricordi di derby, qual è quello che ricordi maggiormente?

“I derby sono sempre stati partite bellissime da giocare, perché l’adrenalina era veramente tantissima e mi coinvolgeva molto. Ricordo con molto piacere quello vinto 2-0 con Zeman in panchina, dove segnai il mio primo gol nella stracittadina in acrobazia sotto la Sud (23 aprile 1995, ndr), riscattando la pesante sconfitta subita all’andata per mano della formazione di Mazzone. La doppia rovesciata Bergodi-Casiraghi era uno schema preparato! Incredibile fu anche la partita vinta 3-1 in casa loro (1 novembre 1997, ndr) nonostante l’inferiorità numerica per quasi tutta la partita a causa dell’espulsione di Favalli dopo pochi minuti di gioco”.

Come ha detto Felice Pulici, lunedì può rappresentare un punto di ripartenza per l’ambiente Lazio?

“Non vivo quotidianamente la situazione in casa biancoceleste e non percepisco appieno il distacco che si vive da dentro tra ambiente e società, so solo che purtroppo di mezzo c’è la squadra che non riesce a vivere una situazione facile e quindi a dare il meglio”.

Ti sei chiesto il perché di questo campionato deludente?

“La squadra di quest’anno è buona, forse manca un po’ di qualità: effettivamente non ce n’è molta oltre a Mauri, Candreva – che conosco molto bene, avendolo allenato in Under 21 – e pochi altri. Del resto non si vince solo con forza fisica e volontà”.

Il rinnovo di Klose è già arrivato, quello di Reja è imminente: giusto ripartire da loro?

“Sono valutazioni che spettano al presidente. Il rinnovo di Klose è giusto perché ha dato tanto a questa squadra, anche se non è più giovanissimo. Di certo non si può pensare di non avere delle alternative, Keita quest’anno ha fatto veramente bene ma ci vogliono altri giocatori. Anche la scelta dell’allenatore dipende dai programmi, con la stagione che volge al termine Lotito avrà tutto il tempo per valutare l’alternativa migliore”.

L’Olimpico negli anni ’90 era sempre stracolmo, personalmente quale momento ricordi come più emozionante nel rettangolo di gioco?

“A quei tempi il campionato italiano sfoggiava i più grandi campioni e gli stadi erano nettamente più popolati rispetto ad oggi. Giocare in uno stadio pieno è decisamente un altro conto, l’Olimpico vuoto poi fa molta più tristezza del normale perché è molto grande. Alcuni giocatori si spaventano con tanta gente attorno, altri – come me – si caricano. Il momento più bello era dato dall’atmosfera che si respirava nel sottopassaggio pochi minuti prima di entrare in campo, pronti per entrare nell’arena e combattere”.

Quanto sei stato vicino a ripercorrere quel tunnel anche da allenatore della Lazio?

“In realtà Gianfranco Zola ci è andato molto vicino, io sarei arrivato di conseguenza come vice. Non è successo, peccato perché sarebbe stato bello ma si vede che doveva andare così. In futuro chissà, mai dire mai…”.

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