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L’orgoglio di BOLLINI: “I risultati parlano per la nostra Primavera. Cosa manca in Italia? Le strutture”
Il mister di Poggio Rusco era corteggiato da diversi club di Serie B e Lega Pro, ma la sua carriera sarà ancora tinta di biancoceleste…
NOTIZIE SS LAZIO- Si è detto tanto sul suo futuro, dopo l’addio di Edy REJA alla panchina della Lazio. Alberto BOLLINI era corteggiato da diversi club di Serie B e Lega Pro, ma la sua carriera sarà ancora tinta di biancoceleste. L’ex tecnico scudettato della Primavera sarà infatti il nuovo coordinatore del settore giovanile; il mister di Poggio Rusco è intervenuto sulle frequenze di ‘Lazio Style Radio 100.7’.
Ci racconti il suo percorso, dalla Primavera alla prima squadra.
“Se mi trovo ancora qua è perchè ho un rapporto molto forte con la Lazio, il presidente mi ha voluto fortemente. Per parlare di tutto il cammino ci vuole tanto, le statistiche possono dire tanto. Non bisogna fermarsi al risultato, ma i numeri e le vittorie parlano, siamo primi nel ranking, abbiamo fatto il maggior numero di punti e di gol, Formello è imbattuto dal 2010. Una forza arrivata con la programmazione e con il lavoro: le persone che hanno lavorato qui sono cresciute, dallo staff sanitario all’area tecnica e fisica, questi sono gli ingredienti. Poi le statistiche sono strepitose oltre alle vittorie, scudetti, record e soprattutto la valorizzazione dei singoli; Zampa, Rozzi, Onazi, Cataldi, Minala, Tounkara sono alcuni, più gli altri aggregati in prima squadra e convocati nelle nazionali. Ho dato tanto ma ho anche ricevuto tanto, tanti complimenti, messaggi di stima e d’affetto e questa è una carica in più per continuare il lavoro qui in un ambiente prestigioso, anche con Reja che mi ha voluto fortemente. Con lui è stato un bel mix, avremmo meritato il quarto posto per media punti, poi abbiamo fatto emergere molti giovani. Ora ci sarà un altro tipo di esperienza. Io ho sempre cercato di esprimere i valori del settore giovanile, il senso della maglia, del lottare; nella mia prima esperienza nel 2003 si lavorava soprattutto con i ragazzi di Roma, poi nel 2010 ci sono stati anche ragazzi da fuori e mi sono adattato. Non è stato semplice, ma faticoso e il futuro è proprio il settore giovanile; Argentina e Germania li valorizzano e arrivano in finale Mondiale. Il settore giovanile è una cosa seria, poi non tutti arrivano in Serie A ma deve essere vissuto nella giusta maniera, con spirito e felicità”.
C’è stato un periodo di indecisione anche sul contratto e sul ruolo.
“Il patron e il ds sanno della mia vocazione al campo, alla panchina. Mi hanno dimostrato stima, Lotito mi vede a 360 gradi, mi affido a loro, poi l’area tecnica non è da escludere. Ci sono varie formazioni affiliate ma ora mi dedico qui al settore giovanile. Ci sarà una riunione importante in Lega dove ci sarà uno studio sul settore giovanile e io rappresenterò la Lazio. Mi sento allenatore, vissuto con un binomio con la parte dirigenziale. Responsabilità e formazione sono le parole d’ordine, gli allenatori devono aver qualità giuste per il settore giovanile e devono farlo per i ragazzi e non per loro stessi. Ci vogliono dirigenti preparati”.
Cosa si può fare per il calcio italiano?
“Bisogna fare qualcosa per questa disciplina per il settore giovanile. Cosa manca? Ci sono molte teorie anche giuste, ma manca la pratica senza la quale non si va da nessuna parte. Partirei dagli impianti, la Lazio ha presentato l’Academy, una struttura che è occasione per un lavoro del genere. L’Italia è uno dei pochi paesi che non ha corsi per dirigenti di settori giovanili, ma solo delle full immersion di un mese. Bisogna lavorare su una scuola anche culturale a partire dalle famiglie. La Germania si è affidata a sponsor importanti e ha costruito gli stadi, una parte di bilancio delle società sono destinate obbligatoriamente al settore giovanile. Questa è la strada più importante”.
Parliamo dei Summer Camp.
“E’ un connubio tra aspetto professionale e atletico a quello ricreativo. I ragazzi devono crescere senza stress particolari e illusioni, devono stare in contesti armoniosi con entusiasmo e capacità. Nel Summer Camp c’è questo clima, ci sono i consensi dalle famiglie, grazie anche agli allenatori. Lì si trova amicizia, ci vuole serietà e spensieratezza, lavoro e affetto, il ragazzo deve star bene moralmente. I ragazzi che partono in ritiro sono ulteriori scudetti. Quello della Coppa Italia è un ricordo bellissimo, i ragazzi mi hanno chiamato, volevano che andassi con loro, volevano condividere il loro successo e nel frattempo io ero in prima squadra. Ho deciso di rimanere alla Lazio anche per i tifosi, nonostante le possibilità di allenare come prima guida, e noi cerchceremo di far sempre meglio”.
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