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L’Aquila con la Lupa, il biancoceleste col giallorosso: ecco la favola della Lupa Roma
NON SOLO LAZIO – Il presidente della Lupa Roma spiega come si sente ad essere la terza squadra della Capitale…
NON SOLO LAZIO – Lupa e Aquila insieme, unite in un solo abbraccio. Stessa cosa per i colori giallorossi e biancoceleste. In pratica una fusione tra LAZIO e ROMA, in parole povere un’autentica utopia. Almeno in un contesto come quello della Capitale, ma Alberto Cerrai, 54 anni, imprenditore nel ramo informatico, ha voluto correre questo azzardo quando ha fondato la Lupa Roma, squadra del Girone C di Lega Pro che al suo primo anno tra i professionisti si sta comportando con il piglio dei veterani. Il presidente della terza squadra capitolina ha rilasciato un’intervista al sito di Sky Sport per spiegare i motivi che lo hanno spinto a scegliere un tale abbinamento cromatico:
Partiamo da qui. Perché simbolo e colori che richiamano a Roma e Lazio? Non è come mettere insieme il diavolo e l’acqua santa?
“Non volevamo e non vogliamo cancellare una rivalità, anzi. Abbiamo fatto questa scelta per tentare di raccogliere l’intera città intorno al nostro progetto. Vogliamo che guardino a noi sia i laziali che i romanisti”.
Ma lei è laziale o romanista?
“Sono della Roma”.
Da neo arrivato, che idea si è fatto di questa Lega Pro ?
“Da quello che ho visto finora, è molto affascinante. Per noi è la prima volta e non abbiamo termini di paragone con le stagioni passate. Ancora adesso capita di rendersi conto di dove siamo arrivati e rimaniamo un po’ a bocca aperta. La Lega Pro è come un città d’arte. È tutto bello, nuovo: nel giro di poco tempo siamo passati dal giocare nei campi di calcio, come quelli dell’Eccellenza o della Serie D, a giocare negli stadi, in impianti che prima avevo visto solo in tv. Già questo è un bel colpo d’occhio. E poi noi abbiamo la fortuna di stare nel girone C, quello che in tanti hanno definito un girone infernale, con tifoserie calde e società che, in passato, hanno fatto la serie A e la B. Difficile, ma anche molto stimolante”.
Ha comprato la Lupa, che allora si chiamava Frascati (cittadina sui Castelli, a pochi passi da Roma), nel 2011. Perché questo passo?
“Sono cresciuto nello sport. Sono stato pilota automobilistico. Poi ho dovuto lasciare a causa di un incidente e anche per l’età che avanzava. E siccome non volevo uscire dal mondo sportivo, con degli amici abbiamo deciso di formare una società e abbiamo rilevato l’allora Lupa Frascati, che militava in Eccellenza. E così è cominciato tutto”.
In tre anni è passato dall’Eccellenza alla Lega Pro: non male per essere la sua prima volta nel calcio…
“Avevamo programmato tutto. Quando sono diventato presidente avevo promesso che entro pochi anni saremmo arrivati tra i professionisti, così è stato”.
Roma è l’unica città ad avere tre squadre tra i professionisti. Prima della Lupa ci sono state la Lodigiani e l’Atletico Roma: tutte esperienze andate male. Qual è la difficoltà di essere la terza squadra in un contesto come Capitale?
“Secondo molti la colpa è di Roma e Lazio, ma io non sono d’accordo. Il vero problema, semmai, è trovare delle infrastrutture adatte. Una realtà come la nostra non può giocare all’Olimpico, ovvio. E nemmeno al Flaminio, che ha dei costi altissimi. Sembra strano, ma a Roma non c’è un impianto a norma per fare la Lega Pro. Al punto che noi siamo costretti a giocare ad Aprilia (provincia di Latina, ndr). Questo non ci consente il radicamento con il territorio ed è un handicap per i nostri tifosi che, per venirci a vedere, devono fare un sacco di chilometri. Una situazione inaccettabile”.
A maggio la vittoria della Serie D. All’esordio con i Pro avete battuto il Lecce. Meglio la prima o la seconda soddisfazione?
“Se proprio devo scegliere, dico la promozione della stagione scorsa, perché è stato il coronamento di un percorso lungo e faticoso”.
Per quest’anno l’obiettivo dichiarato è la salvezza. Ma ha cominciato a fare anche un pensierino alla Serie B?
“Noi vogliamo crescere. Nei prossimi tre, quattro anni voglio prima consolidare la società dal punto di vista finanziario. E poi si potranno fare altri ragionamenti, come quello di puntare alla promozione. Non sono un “decubertiano”, a me piace vincere. Abbiamo una rosa con un’età media bassissima. Sono sicuro che stiamo costruendo qualcosa di importante. Per ora va bene così. Poi chissà”.
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