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L’umiltà di BERISHA: “Penso solo a lavorare per avere un’altra possibilità. MARCHETTI in Cina? Non so nulla”
Il portiere albanese torna anche sulla gara con la Svezia: “Dobbiamo solo sperare che in appello cambi la decisione dell’Uefa. Non credo che perderemo la partita a tavolino”…
NOTIZIE LAZIO – Il ritorno di MARCHETTI lo ha relegato in panchina, ma Etrit BERISHA non si abbatte e cerca di farsi trovare pronto non appena ci sarà una nuova opportunità, proprio come aveva fatto lo scorso anno. In attesa di quel momento, il portiere di Pristina si racconta al portale svenskafans.com, dove ha parlato nell’immediato postgara della sfida contro l’HELLAS:
Come va l’esperienza in Italia? C’è differenza tra Kalmar (città svedese sede della sua ex squadra, il Kalmar appunto, ndr) e Roma?
“Sì, è un qualcosa di completamente diverso. La vita quotidiana è differente ma non solo, di certo non c’è la tranquillità della Svezia”.
Ti manca la Svezia?
“Sì, un po’. È stato difficile lasciarla e ambientarmi in un Paese nuovo come l’Italia. Ora va molto meglio. Non mi sono mai dato per sconfitto, ho avuto sempre fiducia nei miei mezzi e quando Marchetti si è infortunato all’inizio della stagione ho avuto modo di giocare. Ma anche lo scorso anno ho disputato molte partite”.
La Lazio sta attraversando un ottimo momento, è dura cambiare una squadra vincente…
“Sì, è vero. Ma io devo solo pensare a lavorare per dimostrare di meritarmi un’altra possibilità”.
E cosa ne pensi delle voci che vogliono Marchetti in Cina (nel febbraio scorso si parlava dell’interesse del Guanghzou R&F e di un Guanghzou pronto a offrire 12 milioni, ndr)?
“Davvero? Non ho sentito nulla a riguardo”.
Capitolo Nazionale, come procede l’avventura con l’Albania?
“Bene, eccezion fatta per l’ultima partita…”.
Giochi per l’Albania, ma sei nato in Kosovo: che significa?
“È stata dura per me, sono cresciuto durante la guerra, questo ha influenzato la mia vita”.
Cos’è successo durante Serbia-Albania?
“Prima della fine del primo tempo, quando ha fatto la sua comparsa il drone con la bandiera della Grande Albania, la situazione era al limite, poi è diventata insostenibile. Quando i tifosi serbi hanno iniziato a darci la caccia potevamo solo metterci al riparo. Era impossibile riprendere a giocare. Ora dobbiamo solo sperare che in appello cambi la decisione dell’Uefa. Non credo che perderemo la partita a tavolino”.
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