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CORRIERE DELLA SERA. Klose illude la Lazio Poi si scatena Falcao e fa festa Simeone
Una sintesi dell’articolo del “Corriere della Sera”
CORRIERE DELLA SERA. Klose illude la Lazio Poi si scatena Falcao e fa festa Simeone
La compagine del Cholo supera i biancocelesti stanchi e rimaneggiati
È l’ora del Cholo. L’idolo di ieri, è il carnefice di oggi. Diego Simeone con la Lazio ha vinto lo scudetto nel 2000, ora la sbatte quasi fuori dai sedicesimi di finale dell’Europa League. Una partita senza storia, quella con l’Atletico Madrid. Klose illude i quasi 40 mila tifosi dell’Olimpico, sfruttando dopo appena 19′ l’errore del portiere Courtois, che non trattiene il tiro non irresistibile di Candreva. Prima e dopo, però, ci sono solo i Colchoneros. Simeone, al debutto europeo, non concede niente alla sua vecchia squadra. Si commuove quando viene premiato con una targa ricordo e va sotto la curva con la sciarpa biancoceleste al collo. Poi è freddo, lucido e spietato. Come la sua squadra. Simeone vince la partita in panchina. In campo, invece, l’uomo decisivo è il centravanti Falcao, acquistato in estate dal Porto per 40 milioni di euro. Soldi spesi bene. Il colombiano taglia a fette la difesa laziale, serve ad Adrian il pallone del pareggio (25′ p.t.) e firma la doppietta che ipoteca la qualificazione agli ottavi di finale. Dopo un’ora (63′ minuti per la precisione) i conti sono chiusi e l’Olimpico torna ai vecchi cori contro Lotito. La Lazio, spenta e fiaccata dall’emergenza, si consegna rapidamente agli avversari. Reja prova con un abbottonato 4-4-1-1 in cui Hernanes è libero di svariare dietro a Klose. Miro sfrutta l’unica palla buona. Per il resto assiste impassibile alla notte di terrore. Konko e Zauri sbandano sulle fasce, Matuzalem viene costantemente anticipato a centrocampo, Ledesma arretra e Gonzalez corre la metà del solito. Soprattutto, l’Atletico Madrid non è il Cesena. Così quando nella ripresa entra Kozak, i laziali sperano in un’altra rimonta. Non è così che funziona. Falcao segna, il Cholo in panchina resta immobile. Ha asciugato le lacrime e guarda avanti. Alla fine avrà parole d’affetto per i suoi vecchi tifosi: «Non dimenticherò mai questa giornata. Voglio bene all’Atletico e voglio bene anche alla Lazio, che porto nel mio cuore. Quando mi hanno dato la targa, ricordo, non sapevo cosa fare. Sono rimasto senza parole». Lo ha soccorso una squadra forte, nella testa e nelle gambe. Capace di non perdersi dopo l’acuto di Klose e di controllare la partita dall’inizio alla fine.
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