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PIOLI dal Chaos al Logos, BASTA top. Habemus ‘Pipe’, mentre MAURI: tu “ci sei sempre stato”…
E il 4-3-2-1 viaggia verso la conferma, ma contro l’Inter c’è bisogno di una Lazio compatta, pungente e matura…
LAZIO-ATALANTA, IL RACCONTO – E’ Felipe Anderson a partire subito pericoloso e nel vivo del gioco, dialoga bene con Mauri ma la conclusione al volo del brasiliano esce strozzata nelle braccia di Sportiello. La Lazio inizia bene, stazionando nella metà campo bergamasca e provando a impensierire la difesa con qualche calcio piazzato, non eseguito però alla perfezione. La partita prosegue a ritmi piuttosto bassi e senza grandi acuti. La fiammata biancoceleste arriva solo al 25‘ con una bella azione condotta da Djordjevic e Felipe Anderson respinta in tempo dalla difesa orobica. Prova a costruire la squadra di Pioli ma quella che manca è la precisione sia nell’ultimo passaggio che nelle conclusioni a rete. Si chiude dopo due minuti di recupero un primo tempo decisamente privo di emozioni forti, con poca logica e molto disordine da una parte e dall’altra. La ripresa si apre come era stato il primo tempo, ma stavolta la mira è decisamente migliore: al 6‘ Mauri non liscia il pallone come nel primo tempo ma in ‘estirada’ raccoglie tutto solo il cross dalla destra di Anderson, arrivato dopo un’accelerazione bruciante. Lo stesso brianzolo sfiora la doppietta con un tocco di sinistro preciso da posizione defilatissima che però al palo gli va solo vicino. Il brasiliano ex Santos invece qualche minuto dopo si inventa una stoccata dall’interno dell’area eseguita in un fazzoletto di campo: Sportiello si supera. Al 17′ ci prova anche Gonzalez da fuori, ma il pallone arriva centrale al portiere dell’Atalanta. Al 26′ Stefano Mauri si mette in proprio e disegna un gran sinistro a giro dall’interno dell’area che Sportiello può solo provare a deviare. Dopo l’esultanza il capitano lascia il posto a Keita, giusto qualche minuto prima dell’ingresso di Klose al posto di Djordjevic. Tempo un paio di minuti e la Lazio trova il tris con un altro traversone proveniente dal fondo (stavolta di Basta), Lulic chiama il pallone al centro e gira di testa in rete. Al 44‘ si dispera Keita che si vede parare in maniera miracolosa il pallone calciato splendidamente in porta dopo una serpentina fantastica tra i birilli atalantini. Il match scivola via senza intoppi fino al triplice fischio di Rocchi: la Lazio vince 3-0 e aggancia il Genoa al terzo posto.
CHAOS e LOGOS – Ovviamente, la prima cosa che balza agli occhi appena conclusa la sfida dell’Olimpico, è la prestazione completamente a due facce, opposte chiaramente, condotta dai ragazzi di Pioli. Un primo tempo sottotono, caratterizzato dall’imprecisione perenne dei biancocelesti, sia per quanto riguarda la fase di costruzione e di rifinitura, sia per quella di conclusione a rete. Il centrocampo è completamente rimaneggiato e si vede, l’assenza di Biglia toglie molto in termini di qualità della manovra e di quantità di alternative. Anderson, Mauri e Djordjevic faticano a trovare il proverbiale bandolo della matassa, anche perché l‘Atalanta fa densità in area di rigore e non è semplice centrare l’imbucata vincente. Non solo il brasiliano, ma anche sugli esterni Basta e Lulic spesso sono costretti a cercare l’azione di prepotenza così come a centrocampo Ledesma e Gonzalez sono chiamati più che altro a vincere contrasti su contrasti. Ne viene fuori una partita abbastanza disordinata, una sorta di ‘Chaos‘ che debilita fortemente lo spettacolo: una Lazio imprecisa che però non deve preoccuparsi più di tanto in difesa, visto che l’Atalanta in attacco nonostante le due punte, è davvero pochissima cosa. Tutti negli spogliatoi, Pioli riordina un po’ le idee dei suoi: Felipe Anderson agisce più largo sulla destra allungando le squadre. E’ del brasiliano lo strappo in velocità che lo porta sul fondo a calibrare il pallone per Mauri al centro, lasciato completamente solo dalla prima disattenzione di Stendardo che fino a quel momento le aveva prese tutte. Dopo il vantaggio la partita comincia ad essere in discesa, la Lazio aggiusta il mirino e le conclusioni arrivano quasi tutte in porta e in maniera diretta. Nella manovra laziale è tornato a regnare il ‘Logos’, l’ordine, la ragione. Gli uomini di Pioli giocano in scioltezza, soprattutto perché l’Atalanta non è pervenuta e la reazione non viene neanche accennata. Mauri e Anderson sfiorano il gol più volte e alla fine in due minuti arrivano due gol che chiudono definitivamente la ‘contesa’. Un risultato che poteva essere senza dubbio molto più corposo, se non fosse stato per Sportiello, tornato dagli spogliatoi col mantello da supereroe.
HABEMUS PIPE – Fa piacere forse più di ogni cosa, l’ennesima prestazione di alto livello da parte di Felipe Anderson che finalmente riesce a dare quella continuità che era sempre mancata. Ora il brasiliano non è più solo una fiamma occasionale, di un accendino che non regge a una folata di vento, ma è una lampada perpetua che custodisce il pallone e lo gestisce finalmente al meglio. Serviva fiducia, quella nei propri mezzi, e un gol per sbloccarsi. Sono arrivati entrambi, accolti alla grande dai tifosi e soprattutto da Pioli. Sono arrivati nel momento più opportuno, quello dell’infortunio di Candreva che poteva penalizzare oltremodo la pericolosità offensiva biancoceleste. Nelle tre partite prima del suo stop la Lazio aveva messo a segno un solo gol, poi ne sono arrivati otto nelle successive tre (contando la Coppa Italia) con Felipe Anderson in campo. Ciò non significa chiaramente che la Lazio è migliore senza Candreva, sarebbe affermazione incauta, anche perché le avversarie nelle ultime tre incontrate sono di caratura ben più bassa. Probabilmente però con l’ex Santos la squadra ha acquisito più imprevedibilità. Habemus Pipe quindi, mentre chi c’è sempre stato è Stefano Mauri. Sei gol in dieci partite di campionato e basterebbe solo questo score per definire la sua importanza. Il centrocampista più prolifico della Serie A è il giocatore universale per Pioli, irrinunciabile se vogliamo: con un Djordjevic che si muove sempre moltissimo ed esce spesso dall’area giocando anche molto largo, è lui che ha il compito di farne le veci al centro dell’attacco e lo fa meravigliosamente. Le due reti mostrano tutto il repertorio del capitano, dall’opportunismo alla giocata da oscar, prima con una spaccata sporca da punta vera, poi con una pennellata d’autore. Oggi come ieri, la storia si ripete: mai titolare nell’undici di partenza estivo, poi diventa difficile immaginare uno schieramento che non lo preveda dall’inizio. Come canterebbe Ligabue al buon Stefano: “Ci sei sempre stato”…
BASTA E LULIC GLI INESAURIBILI – Per quanto concerne gli altri uomini in campo nel comunque ottimo successo sull’undici di Colantuono, quasi superfluo commentare la prova di Marchetti e dei due centrali Cana e De Vrij, praticamente mai messi in difficoltà. Molto buona invece la prestazione dei due terzini, Stefan Radu e Dusan Basta: il romeno era in dubbio fino all’ultimo e si prende anche qualche ‘legnata‘ senza mai aver niente da dire. Match ordinato il suo, sia in fase di rottura che in fase di spinta, mentre il collega serbo è stato uno dei migliori in assoluto, avendo percorso in lungo e largo il campo per tutti e 95 i minuti. L’ex Udinese ha mostrato una condizione fisica assai invidiabile con una corsa che ha fatto registrare sempre la stessa intensità. Suo l’assist per il terzo gol di Lulic con un pallone preciso sulla testa del bosniaco che lo aveva chiesto proprio lì dove è arrivato. Un altro motorino inesauribile è stato proprio Senad, che vive un momento in realtà contrastante: a un‘imprecisione nel controllo palla e una lucidità che ogni tanto sembra venire meno, risponde una costante presenza in gran parte delle azioni biancocelesti, una partecipazione sempre attiva su tutto il fronte del centrocampo. Buona è anche la partita degli altri due mediani, Ledesma e Gonzalez: più che geometrie i due sudamericani hanno portato forza fisica e tenacia dando tutto quello che avevano e spedendo anche un segnale importante all’allenatore e alla piazza laziale tutta. Elementi che torneranno utili dal momento che, se Parolo tornerà certamente dalla squalifica, Lucas Biglia è uscito claudicante dallo Stadio Olimpico: una camminata che lascia ancora qualche dubbio in ottica di impiego nell’ultima sfida dell’anno in quel di ‘San Siro’ contro l’Inter. Prova di sacrificio, come al solito, anche per Filip Djordjevic che in campionato non segna però da quattro partite.
SI VA VERSO LA CONFERMA, PER UN NATALE SERENO – Sembra funzionare alla grande questo 4-3-2-1 disegnato da Pioli nelle ultime due gare e che esaltano le caratteristiche di Felipe Anderson. L’exploit del brasiliano in effetti è da attribuire anche a questo piccolo cambio e non è affatto un caso che finalmente tornato in zona centrale l’ex Santos è anche molto più efficace. Un modulo che viaggia dunque verso la conferma, anche se dettato dall’assenza di Candreva ma che potrebbe avere seguito anche dopo il rientro dell’esterno di Tor de’ Cenci. Ora però bisogna completare al meglio questo 2014 per godersi le vacanze di Natale al terzo posto e in una situazione di crescita con la prospettiva di poter recuperare almeno due-tre uomini fondamentali per prepararsi come si deve al trittico terribile Sampdoria-Roma-Napoli. L’Inter dell’ex Mancini non è mai avversario facile anche se in una situazione non esaltante di classifica (e non solo): con i nerazzurri servirà una Lazio compatta e pungente, attenta e matura. Una Lazio logica, insomma.
Francesco Iucca
TWITTER: @francescoiucca
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