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UNO SGUARDO ALLA SERIE A: “Il buono, il brutto e il cattivo” di Marco Piccari
Nuova puntata della rubrica “Il buono, il brutto e il cattivo”, dove il telecronista Mediaset Marco Piccari, in esclusiva per Lazionews.eu…
IL BUONO, IL BRUTTO E IL CATTIVO – Nuova puntata della rubrica “Il buono, il brutto e il cattivo”, dove il telecronista Mediaset Marco Piccari, in esclusiva per Lazionews.eu, si sofferma sui tre personaggi che più hanno caratterizzato l’ultimo turno di campionato. Ecco i protagonisti della 34° giornata.
IL BUONO: Allegri
Nel giorno del 4° scudetto consecutivo della Juventus, il buono lo merita Super Max. Se i primi 3 sono stati gli scudetti di Conte, questo è sicuramente tutto di Allegri. Il tecnico livornese in pochi mesi ha trasformato i fischi in applausi e la diffidenza in fiducia. I suoi alleati sono stati i giocatori che, da grandi professionisti, si sono messi a completa disposizione del mister. Max con grande calma è entrato nello spogliatoio rispettando il recente passato e cercando a piccole dosi di imporre il suo credo calcistico. Prima ha accettato il 3-5-2 e poi ha inserito il 4-3-1-2 con molta moderazione. Sul campo la squadra ha continuato ad essere imbattibile, ma con caratteristiche diverse. Meno aggressiva, meno adrenalinica, ma più equilibrata e con maggiore possesso palla. Insomma più qualità e meno quantità ma senza stravolgimenti. Uno scudetto firmato Max Allegri: gli scettici sono serviti.
IL BRUTTO: Il Milan
1 maggio 1988, il Milan, di quel genio assoluto di Arrigo Sacchi, sbanca il San Paolo e piega il Napoli di Diego Armando Maradona per 3-2 dando il via ad una magica filosofia calcistica, incantevole e vincente che stupirà l’Europa e il mondo. 3 maggio 2015, l’Europa e il mondo sono sempre più lontani con soli 43 punti in classifica. Al San Paolo il Milan di Pippo Inzaghi tracolla per l’ennesima volta in stagione. Di gioco, idee, voglia di vincere e di stupire non resta più nulla. Così ammirare, decantare le imprese rossonere rischia di diventare impresa ardua; un’utopia calcistica e giornalistica con il Milan degli invincibili chiuso per sempre nei cassetti della memoria.
IL CATTIVO: Di Natale
Totò Di Natale non si ferma mai a 37 anni è ancora un attaccante cattivo e spietato con in mente un solo pensiero: fare gol. Nell’ultima di campionato con una sua rete batte il Verona, consente all’Udinese di passare al Bentegodi dopo 13 anni e soprattutto lui arriva a quota 206 gol in A e supera Roby Baggio nella classifica dei cannonieri. Il tempo passa ma quell’istinto e quella voglia di cercare e trovare il gol non cambia mai. Questa volta lo fa con un colpo di tacco, un numero strappa applausi, una giocata da inserire nella grande galleria del calcio. Ma Totò non è nuovo a queste cose, lui è tecnica e velocità due qualità che il tempo non scalfisce: un “highlander”.
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