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CORRIERE DELLO SPORT. Bruno Giordano: «Quel mio no a Chinaglia e alla Roma»

L’ex attaccante biancoceleste si racconta in un’intervista a Il Corriere dello Sport

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CORRIERE DELLO SPORT. Bruno Giordano: «Quel mio no a Chinaglia e alla Roma»

L’ex attaccante biancoceleste si racconta in un’intervista a Il Corriere dello Sport

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A un mese dal termine del campionato, prigioniero di quegli obblighi economici, Chinaglia cominciò a prendere in esame la possibilità concreta di vendere i pezzi pregiati nel tentativo di ripianare il bilancio e di ricostruire la squadra in serie B. « Mi chiamò al telefono, aveva bisogno di incontrarmi» , racconta Bruno Giordano, che nella Lazio aveva ereditato la maglia numero 9 di Chinaglia, dopo aver iniziato a giocare a pallone a Trastevere, in Vicolo del Cinque e aver vinto uno scudetto Primavera con la Lazio allenata da Paolo Carosi. «Venne a prendermi a casa il suo autista, Alfredo Recchia. E mi portò nell’appartamento di Giorgio, a Piazza di Spagna. Chinaglia arrivò subito al nodo della questione. Mancavano i soldi, la mia cessione era diventata indispensabile. Lo sapevo io, lo avevano capito i tifosi. Eravamo un po’ tutti preparati. Ma la proposta di Chinaglia mi spiazzò. “Bruno, devi andare alla Roma, Ho raggiunto un accordo con Dino Viola. E’ l’offerta più alta, non si può rifiutare”. Erano tanti soldi, non ricordo quanti. Scossi la testa, bloccai il suo discorso, lui si arrabbiò. “Giorgio, non puoi chiedermi questo. Non andrò mai alla Roma. Ho altri club che mi cercano”. Mi alzai dal divano, lo salutai, chiusi la porta» , come si legge in un’intervista de Il Corriere dello Sport.

Giordano ricorda l’arrivo di Long John, ne parla con emozione: «Prese una camera all’hotel Excelsior, convocò subito me e Manfredonia, ci illustrò il suo piano, ci parlò dei soci americani e degli acquisti che aveva in mente. Voleva comprare Junior, il capitano del Flamengo» . Bruno lo guardava da sempre con venerazione, lo aveva conosciuto da bambino, sulla pista d’atletica dell’Olimpico: «Io in tuta, raccattapalle, abbracciato a lui, così grande e grosso, un campione. Giorgio era il mio idolo incontrastato che segnava e faceva battere il cuore a uno stadio intero. La sera, a Trastevere, fermavo i miei amici per raccontare quella fantastica domenica»

 

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