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Marchetti, l’uomo delle rinascite pronto per l’ennesimo esame: c’è Ventura da “affrontare”
LAZIONEWS.EU – Il portiere biancoceleste punta a restare nel blocco azzurro dopo anni di sali e scendi…
LAZIONEWS.EU – “Sono certo di non sbagliare se cito Marchetti: è ‘aggregante’ nel gruppo, partecipa, è una bella persona in tutti i sensi”. Impossibile non partire dalle recenti parole di Lele Oriali, team manager dell’Italia, per descrivere il “Marchetti nazionale”. E’ vero, all’ultimo Europeo è stato chiamato soltanto per colpa della ‘disgrazia’ che ha colpito Perin (rottura del crociato ad aprile), ma quel ragazzone di Bassano del Grappa ha sempre dimostrato di tenerci a difendere i pali della propria nazione. Consapevole della stima che gode negli ambienti azzurri, il guardiano della Lazio ha sempre lottato e sudato per strappare la chiamata. Una fiducia ben riposta: quando è in giornata può essere tranquillamente inserito nella Top5 della sua categoria.
A SCOPPIO RITARDATO – E pensare che Marchetti si affaccia al grande calcio con un certo ritardo: dopo una lunga gavetta spesa con le maglie di Pro Vercelli, Crotone, Treviso, Biellese e Albinoleffe, la grande occasione arriva nell’estate del 2008: il Cagliari gli affida le chiavi della propria porta e – nonostante un esordio da incubo (quattro gol subiti proprio contro la Lazio che ritroverà qualche anno più in là) – non delude le aspettative. A fine anno sono 35 le presenze con 41 gol subiti, un prestigioso nono posto conquistato coi sardi ed il premio come miglior portiere del campionato: non male come stagione di esordio nella massima serie! Nel secondo anno il ragazzo venuto dalla provincia di Vicenza si conferma sugli stessi livelli, guadagnandosi anche l’appellativo di ‘Spiderman‘ grazie all’abilità di volare da un palo all’altro nonostante i suoi 188 centimetri di altezza. La Serie A è letteralmente ai suoi piedi: a 27 anni Marchetti è in piena rampa di lancio. Anche l’allora ct Lippi se ne rende conto se lo porta in Sudafrica.
SI SPALANCANO LE PORTE DELL’AZZURRO – Senza aver mai collezionato una presenza con le categorie giovanili, Marchetti esordisce con l’Italia il 6 giugno 2009: nell’amichevole con l’Irlanda del Nord viene mandato in campo per l’intero match e Lippi ottiene le risposte che cercava. Per la Confederations Cup è ancora presto, ma il ragazzo è ormai pronto per i grandi palcoscenici e, dodici mesi dopo, decide di convocarlo per i Mondiali in Sudafrica. E non da comprimario, ma da protagonista visto che Buffon ha dovuto gettare la spugna per via di un infortunio rimediato nella gara inaugurale contro il Paraguay. Si realizza il sogno del ragazzo che, se non avesse sfondato col calcio, avrebbe fatto l’elettricista. Da un palo all’altro c’è tutta la differenza di questo mondo. Purtroppo per lui, però, quella kermesse iridata sarà una sciagura per la selezione azzurra. Ma lui sarà uno dei pochi a salvarsi in quel torneo fatto di rimpianti e vuvuzela.
DOPPIA CADUTA – Quando sembrava aver raggiunto l’Olimpo del calcio, ecco che arriva la rovinosa caduta: dopo essersi visto negare il trasferimento alla Sampdoria (alla ricerca di un portiere affidabile per affrontare i preliminari di Champions), il Cagliari lo sbatte fuori rosa e lo tiene lontano dai campi per un anno intero. Una situazione paradossale: da miglior portiere sul panorama italiano – ovviamente dietro l’inarrivabile Buffon – a emarginato. Marchetti si ritrova da solo, senza guanti e senza porta. A salvarlo ci pensa la Lazio: “E’ la fine di un incubo”, disse senza mezze misure al suo sbarco a Formello. E con l’aquila cucita sul petto inizia la sua lunga risalita per riconquistare il ‘mal torto‘. Gli ci vorranno tre anni, ma alla fine riesce a riprendere da dove aveva lasciato: dopo aver conquistato una storica Coppa Italia contro la Roma (successo arrivato grazie anche alle sue memorabili parate nel doppio confronto contro la Juventus), il 7 giugno 2013 Prandelli lo chiama per la sfida con la Repubblica Ceca e poi lo convoca per la Confederations Cup che si tiene in Brasile la stessa estate. Non scende mai in campo, ma sembra essere tornato definitivamente in pianta stabile nel gruppo azzurro. Eppure la sorte gli volta nuovamente le spalle. Al ritorno dal Sudamerica Marchetti non sembra essere più lo stesso: non è più reattivo, ha perso sicurezza e le papere iniziano a fioccare. E’ un periodo disastrato sia per lui (oltre a delle ricorrenti noie muscolari, il portiere viene condizionato da problemi personali che ne minano la stabilità) che per la Lazio ed il risultato è scontato: la perdita della Nazionale, eccezion fatta per l’estemporanea chiamata nel marzo 2015 dove assisterà dalla panchina alle gare contro Bulgaria e Inghilterra.
LA RINASCITA DOPO L’OBLIO – Parare tutto, anche i problemi. Con questo motto Marchetti si rialza e si riprende tutto, per l’ennesima volta. La sua rinascita parte dal basso: come ha sempre fatto nella sua carriera, i successi si costruiscono piano piano, con impegno e sudore. E anche questa volta il sacrifico paga: riconquista fiducia e sicurezza, tiene a bada la scomoda concorrenza di Berisha e si riprende la maglia azzurra. Non appena Perin alza la bandiera bianca, Antonio Conte non ha nessun dubbio su chi portare in Francia. “Essere qui è un onore e in ogni partitella cerco sempre di dimostrare il mio valore”, le sue parole pochi giorni prima all’inizio dell’Europeo. Anche qui non collezionerà nessuna presenza, ma sarà uno dei leader del gruppo come confermato dallo stesso Oriali. Impossibile non affidarsi a chi ha conosciuto più di una volta il buio dell’oblio e che è stato capace di uscirne con la propria forza di volontà. Ecco perché Inzaghi non ha battuto ciglio appena si è seduto sulla panchina della Lazio: “Marchetti è il mio numero 1!”, ha fatto sapere alla propria dirigenza, costringendo così Berisha a emigrare a Bergamo in cerca di maggior fortuna. Ora Federico è chiamato a convincere anche Ventura.
D.G.
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