ACCADDE OGGI. La Lazio dà una lezione di calcio alla Roma dell’ex Zeman

ACCADDE OGGI –  Torna la rubrica di Lazionews.eu in cui vi raccontiamo giorno per giorno gli eventi della storia biancoceleste e non solo…

LAZIO – 1 novembre 1997. Il derby numero 109 della Capitale parte male, malissimo per la banda di Sven-Goran Eriksson: tempo 8 minuti scarsi e la Lazio rimane in dieci per l’espulsione di Favalli, reo di aver atterrato Tommasi lanciato a rete. Partita a malapena iniziata e nervi già a mille. Collina va nel pallone ed inizia a commettere una serie infinita di errori. Il tecnico svedese prima arretra Jugovic terzino, poi sostituisce Almeyda, buttando nella mischia Negro: intanto, il primo tempo passa tra botte da orbi in campo e fumogeni lanciati dalle due Curve ed indirizzati contro i portieri delle fazioni opposte, nello specifico, Konsel da una parte e Marchegiani dall’altra. Non ci è dato sapere cosa sia successo nello spogliatoio della Lazio durante l’intervallo, ma quel che è certo è che nella ripresa entrano dieci belve feroci ed Eriksson serve un’autentica lezione di calcio all’ex Zeman, all’esordio sulla panchina giallorossa. Passano appena due minuti e Mancini, servito da Casiraghi, salta in dribbling prima Servidei, poi Tommasi, segnando il gol che sposta i precari equilibri del match. 10 minuti più tardi, l’assist-man dell’1-0 trova la gioia personale, scaricando in porta con una splendida volée su cross del Mancio, che ricambia il favore: Lazio avanti 2-0 e derby già in cassaforte. Il tris di Nedved con un delizioso pallonetto chiude definitivamente i giochi ed il gol della bandiera, in pieno recupero, di Delvecchio ha valore solo negli almanacchi statistici. La Lazio strapazza i cugini e all’Olimpico è tripudio biancoceleste.

STORIA – 1 novembre 1512. Magari la cosa oggi fa quasi sorridere, data la mole di visitatori, proveniente da ogni parte del mondo, che siamo soliti incrociare quotidianamente, ivi giunta solo per ammirare dal vivo una delle opere più belle presenti su questo pianeta: ma in questo giorno di oltre mezzo millennio fa, venne mostrato al pubblico per la prima volta il soffitto della Cappella Sistina di Michelangelo Buonarroti. Oltre 500 metri quadrati di affreschi, commissionati dal Papa Giulio II e completati a tempo record, in quasi totale autonomia e dopo essersi costruito da solo una speciale impalcatura. In realtà, l’artista era ai ferri corti col Pontefice, ed era fuggito da Roma per far ritorno nella sua Firenze: ci vollero tre brevi apostolici e molteplici inviti della Signoria (poco propensa ad inimicarsi il Papa), per far sì che Michelangelo tornasse nel cuore dello Stato Pontificio e completasse la sua opera d’imperitura bellezza.

SPORT – 1 novembre 1897. Nasce a Torino, fondata da un gruppo di studenti del liceo classico Massimo d’Azeglio, la seconda società più longeva italiana (tra quelle ancora attive), dopo il Genoa: la Juventus. Il club, ancora ignaro del fatto che scriverà pagine indelebili di sport con la maglia bianconera, che alzerà al cielo 65 trofei tra Italia, Europa e Mondo e che si legherà indissolubilmente ad una delle più importanti famiglie italiane (gli Agnelli), intraprende questa sfida con una divisa formata da pantaloni neri ed una camicia rosa abbinata ad una cravatta (o un farfallino). Il primo presidente fu Eugenio Canfari, proprietario di un’officina meccanica insieme al fratello Enrico (al quale passerà in breve tempo il timone della Juventus): ci vorranno tre anni prima di veder giocare la squadra nel campionato nazionale, sei per passare al bianco e al nero come colori sociali ed otto per vincere il primo Scudetto della storia.

Giordano Grassi