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Tare sbotta: “VAR? Così non c’è uniformità. Sfogo? Volevo difendere la Lazio!”
LAZIO TARE SQUALIFICA – La sfuriata contro Massa gli è l’inibizione e un’ammenda da parte del Giudice Sportivo…
LAZIO TARE SQUALIFICA – La sfuriata contro Massa gli è l’inibizione e un’ammenda da parte del Giudice Sportivo: “Non m’importa, in quel momento ho solo pensato a difendere la Lazio”, ha spiegato il ds Igli Tare al sito de Il Messaggero: “Vogliamo essere padroni del nostro destino – ha proseguito – Volevo avere un chiarimento. Perché ha fischiato quel rigore e quello su Parolo no? Non riuscivo a capire e non lo capisco nemmeno adesso cosa abbia fischiato. Cosa ha visto per decidere di assegnare il rigore? I tifosi sono rimasti contenti della mia reazione? Mi fa piacere e sono felice di questo”.
MASSA – “Spiegazioni? No, è rimasto in silenzio ed è andato negli spogliatoi. Non aveva nulla da rispondere. Ho visto l’immagine da diverse angolazioni e si vede benissimo che Caicedo calcia il pallone e non c’è fallo su Pezzella. La sua rovesciata poco dopo? Se Caicedo lo avesse colpito sul polpaccio sarebbe rimasto a terra e non avrebbe avuto modo di fare quel gesto tecnico poco dopo. Non ho avuto modo di parlare con Fabbri. Massa aveva valutato che non ci fosse fallo. Se si riguardano le immagini l’arbitro era in ottima posizione e non poteva non vedere bene. E’ tornato indietro su una sua decisione giusta”.
VAR – “Io sono favorevole all’uso della tecnologia ma non va bene l’interpretazione. O si usa sempre o non si usa mai. Così non c’è uniformità nell’utilizzo. Nel primo tempo c’è un rigore solare su Parolo e lì Massa non ha nemmeno considerato l’utilizzo delle immagini. Perché? Eppure il contatto c’è. Anche nel derby Rocchi ha dato rigore su Kolarov senza guardare il Var e non c’è contatto con Bastos. Se avanzeremo proteste? E che protesta possiamo fare? Il regolamento della Var è preciso: deve intervenire in situazioni di chiaro errore. Nell’occasione del rigore della Fiorentina non c’è nulla di chiaro. Vogliamo essere noi padroni del nostro destino. La tecnologia deve essere un aiuto e gli arbitri non possono tornare ad essere ‘protagonisti’”.
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