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Francesca Manzini: “Papà Maurizio mi chiede d’imitare Inzaghi. Io, nata in ‘Culla’ Nord”
FRANCESCA MANZINI LAZIO – Papà Maurizio fa parte della grande famiglia biancoceleste dal lontano 1971. Prima collaboratore, poi team manager…
FRANCESCA MANZINI LAZIO – Papà Maurizio fa parte della grande famiglia biancoceleste dal lontano 1971. Prima collaboratore, poi team manager, memoria storica del club e dal fondamentale ruolo di rappresentanza all’estero, grazie alle sue cinque lingue parlate fluentemente. Francesca Manzini, attrice, imitatrice e speaker radiofonica, ha parlato a ‘Il Posticipo’ del suo amore sconfinato per la Lazio.
LA LAZIO – “Chi imiterei? Dico Simone Inzaghi. E non solo per la sua simpatia. A volte, e accade spesso, quando chiamo papà mi risponde e mi chiede di imitarlo. Guarda, non ci capisco molto di calcio, ma penso di saper interpretare le persone. E Simone è stata una rivelazione. In tutti i sensi. Un ragazzo umile, straordinario. Sono rimasta colpita, anzi, allibita dalle sue qualità umane prima che tecniche. Ha un viso pulito e grande personalità. Trasmette disciplina e serietà. E la squadra, per impegno, amore e dedizione, rispecchia l’allenatore”.
PAPA’ MAURIZIO – “L’amore per la Lazio si intreccia con quello per mio padre. In realtà, amo i biancocelesti in quanto prolungamento fisico di papà. Possiamo dire, come suggerisce il mio compagno Cristiano, che sia nata in…Culla Nord. Amo mio padre e, come continuum, la Lazio. Ci scherzo su: il nostro rapporto è come il 26 maggio. La mia sfida più grande, da ragazza, è stata farmi amare da mio padre quanto lui amava la Lazio. In realtà mi ha sempre voluto bene, e io ho capito che i biancocelesti avrebbero fatto sempre parte di noi. Seguire la Lazio mi ha aiutato a capirlo, conoscerlo. Il mio più grande successo è aver instaurato con lui un rapporto di amicizia, prima che di sangue. Ci stimiamo come persone, al di là del rapporto padre-figlia. E questo mi ha permesso di dargli un piccolo dispiacere. Cristiano somiglia a Totti ed è milanista, ed ho recitato con Verdone (nel suo nuovo film ‘Benedetta Follia’, ndr) che è della Roma. Spero che al prossimo pranzo non mi cacci di casa”.
26 MAGGIO – “Sicuramente la vittoria più attesa, sofferta, sperata della storia della Lazio. Un po’ come il pieno sbocciare del nostro rapporto. Papà è molto anni ’40. Da piccola ne avvertivo un po’ l’assenza ma lui si giustificava dicendo che non mi mancava nulla. Io, invece, sentivo il bisogno di lui. E quasi mi infastidiva, l’Aquila di cui mi parlava, perché lo portava via da me. Il nostro rapporto è stata una partita lunga e difficile come quella finale di Coppa Italia. Un aneddoto? Risale, ancora una volta, al 26 maggio. Festa post-vittoria. Floccari e Marchetti mi si avvicinano con una bottiglia di liquore. Io, che fatico anche con l’acqua gassata, declino l’invito. Ma c’era anche papà e non potevo esimermi. Provo a bere e questa enorme bottiglia mi scheggia un incisivo. Non che avessi tutta questa bella dentatura, però, sai com’è… Ho provato ad andare dall’odontoiatra ma non c’è stato verso. Mi era stato quasi imposto che quella scheggiatura fosse quasi una medaglia. Un segno distintivo. Un ricordo indelebile della vittoria. L’ho riparato solo qualche mese fa”.
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