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Marchisio: “Nel calcio c’era nonnismo. Noi vecchi di oggi più buoni di quelli di allora”
MARCHISIO SERIE A – E’ un fiume in piena Claudio Marchisio, che svaria su tanti temi relativi alla Serie A, al suo passato, al suo futuro, a Calciopoli…
MARCHISIO SERIE A – E’ un fiume in piena Claudio Marchisio, che svaria su tanti temi relativi alla Serie A, al suo passato, al suo futuro, a Calciopoli e tanto altro ancora, in una lunga intervista rilasciata a ‘Vanity Fair’. Colpisce in particolare il passaggio in cui denuncia un nonnismo quale prassi consolidata in avvio di carriera, pratica non portata avanti dalla sua generazione.
NONNISMO – “Se in allenamento toglievi la palla a uno degli “anziani” prendevi calci che ti facevano volare in aria. C’era un po’ di nonnismo e gli allenatori come Capello ti consigliavano pure di tacere: ‘Sei giovane, non puoi urlare e non puoi lamentarti’. Era normale. Guardavi al contesto e ti sembrava fosse giusto così. I giovani forse sono più arroganti o strafottenti, hanno molto più coraggio di quanto non ne avessimo noi alla loro età. Noi vecchi siamo più buoni di quanto non fossero i senatori di un tempo. Sappiamo quel che abbiamo passato e non vogliamo che lo vivano anche loro”.
ALLENATORI – “Ma se ce l’ho con lui, lo faccio capire dallo sguardo. A inizio stagione non parto mai tra i titolari, ma alla fine mi guadagno sempre il mio spazio. In generale, quando non gioco, mi alleno con più voglia ancora. È una questione di rispetto per i miei compagni e per me stesso”.
JUVENTUS – “Sono entrato nel settore giovanile della Juventus nel 1993 e se escludo una parentesi toscana, all’Empoli, gioco per la stessa squadra da 25 anni. Ne ho ancora due di contratto e qualsiasi cosa accada, so che in Italia indosserò soltanto questa maglia. Altrove non vado, piuttosto smetto”.
EMPOLI – “Gigi Cagni con me mostrò fin da subito la faccia dura: ‘Ciccio, tu verrai anche dalla Juve, ma per me non hai fatto ancora niente e devi dimostrare tutto’. Mi fece partire dalla panchina, mi insegnò a difendere, mi aiutò a calarmi nella nuova dimensione”.
CALCIOPOLI – “Non avevo mai detto che ero contento, né che ringraziavo ci fosse stata. Avevo sostenuto soltanto che era passato un treno e ci ero salito sopra. Se la Juve non fosse finita in Serie B per le decisioni dei tribunali, sarei stato l’ultima delle riserve. Fu un trampolino. Mi tuffai. Ma non ho mai affermato che fosse la piscina più bella del mondo”.
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