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Marcolin: “Nel 2000, rimontammo la Juve così!”
LAZIO SCUDETTO MARCOLIN – Dario Marcolin, otto anni di proprietà biancoceleste (divisi in tre diverse avventure), 80 partite e 2 gol in Serie A…
LAZIO SCUDETTO MARCOLIN – Dario Marcolin, otto anni di proprietà biancoceleste (divisi in tre diverse avventure), 80 partite e 2 gol in Serie A con questi colori e, soprattutto, vincitore di uno Scudetto, due Coppe Italia, due Supercoppe Italiane ed una Europea, oltre ad una Coppa delle Coppe, è stato intervistato da ‘Il Mattino’ per ricordare l’impresa del 2000 e quella rimonta alla Juventus che sogna oggi il Napoli, altra sua ex squadra: “A dieci giornate dalla fine eravamo staccati dalla Juventus di quattro punti, loro primi e noi secondi. Vincemmo lo Scudetto all’ultima giornata”.
OGGI – “Premessa, sempre meglio essere primi che secondi e avere ovviamente un po’ di vantaggio. Ma quattro punti sono recuperabili se il Napoli fa il Napoli. La regola essenziale deve essere crederci,non sperare.Gli azzurri cela possono ancora fare, altroché”.
IERI – “Ma già dalle prime giornate pensammo di giocarcela fino alla fine perché gli juventini alternavano grandi risultati a sconfitte inattese: mi vengono in mente gli stop contro Lecce, Reggina e Verona. Ecco, la differenza è che allora ogni tanto si fermavano,invece adesso sembrano un rullo compressore. Però a noi la cosa non ci toccava più di tanto, mister Eriksson ci vietò di parlare e di concentrarci sui nostri rivali”.
CONFRONTO DIRETTO – “Uno a zero per noi dopo un primo tempo senza reti. Passaggio di Veron e gol di Simeone, dopo quella sfida dimezzammo a due punti lo svantaggio: nessuno aveva la nostra forza d’animo e la nostra voglia di completare la rimonta”.
ULTIMA GIORNATA – “La nostra partita finì mentre a Perugia c’era da giocare ancora tutto il secondo tempo. Pure in quell’occasione, imponemmo a noi stessi di non vederei n tv la gara dei bianconeri, accendevamo la radio ogni dieci minuti, un’ansia allucinante, quasi disumana”.
NAPOLI – “Alla fine un calciatore è un essere umano, qualche episodio può spostare piccoli equilibri. Nel caso degli azzurri, trovo strano quello che è accaduto due settimane fa: il Napoli era entrato bene in campo, portandosi subito in vantaggio. Poi è andata come è andata ma sempre al culmine di una sfida dominata nel conteggio delle occasioni e del possesso palla: voglio dire che quella volta la prestazione c’è stata”.
CREDERCI – “Inutile girarci intorno: bisogna provare a vincere tutte e dieci le partite. Compresa la super sfida, certo. Non puoi pensare di vincere lo scudetto senza aver battuto la Juventus al San Paolo o in casa sua”.
COME – “Pensare a noi stessi, sempre. È quello che consiglio ad Hamsik e al Napoli, mi pare che la filosofia degli azzurri sia più o meno la stessa. Due, tre o quattro punti in meno cambia poco o niente fino a quando arriverà il giorno dello scontro diretto: lo scudetto si deciderà il 22 aprile. Egli azzurri dovranno portar via da Torino i tre punti se vogliono tornare a casa con questo benedetto tricolore”.
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