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APPROFONDIMENTO LAZIO MILINKOVIC – Si può affermare che Milinkovic sia tornato ai suoi livelli dopo il periodo di appannamento? La risposta, probabilmente…
APPROFONDIMENTO LAZIO MILINKOVIC – Si può affermare che Milinkovic sia tornato ai suoi livelli dopo il periodo di appannamento? La risposta, probabilmente, è no. Si può però dire che il serbo abbia giocato un derby di assoluto spessore? Alla luce del peso specifico messo a centrocampo, della qualità donata alla trequarti e, nel finale, con l’espulsione di Radu e la conseguente uscita di scena di uno spento Immobile, e costretto quindi da Inzaghi a ricoprire il ruolo di boa, battagliando su tutti i rinvii lunghi provenienti dalla difesa, assolutamente sì.
A TUTTO CAMPO – Milinkovic, ieri sera, ha sfornato una prestazione di grinta, cuore e carattere, ma non solo, risultando, a conti fatti, il calciatore che ha creato più pericoli in assoluto, fra tutti i 28 interpreti (al netto dei subentrati), in una partita con ben poche occasioni nitide da rete: 2 sono stati i passaggi chiave, non sfruttati dai compagni, nessun altro come lui. È stato inoltre il migliore fra tutti gli effettivi in campo per contrasti vinti e sarebbe, dopotutto, davvero difficile non esserlo con una percentuale del 100%. Ma non finiscono qui i numeri importanti di Milinkovic, magari meno appariscente che in passato, ma certamente molto ma molto concreto nel ruolo che gli compete, la mezzala classica: i 4 falli fatti ed i 3 subiti certificano l’impegno messo a tutto tondo in ogni zona del rettangolo verde, risultando, anche qui, il migliore nel primo caso ed il 2° nel secondo. Medaglia d’argento anche per chilometri percorsi, con ben 11,43, dietro soltanto a Parolo, di bronzo invece per la velocità media in corsa (7,5 Km/h).
TRASCINATORE – Chiudiamo la rassegna numerica con un dato interessante: il 57,1% dei suoi passaggi sono stati effettuati in verticale, cui si aggiunge il 34,2% in orizzontale. L’esiguo 8,6% all’indietro è, oltretutto, viziato dagli ultimi 14 minuti giocati da punto di riferimento offensivo e costretto al gioco di sponda. Milinkovic, lo ribadiamo, non è forse ancora il vero Milinkovic. Certamente, in una gara importante come il derby, così difficile per intensità e stato psicologico (oltre che fisico, dati i due giorni in meno di riposo), uniti alla grinta ammirata in mondovisione nel convulso finale di partita, con le continue richieste a Strakosha di velocizzare il gioco e a quella giocata a tempo pressoché scaduto che per poco non beffava Alisson, il centrocampista serbo ha dimostrato perché mezza Europa farebbe carte false per averlo tra le proprie fila.
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