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Gabriele Paparelli: “La violenza non centra nulla con il calcio, questo voglio far capire ai giovani”
Il figlio di Vincenzo Paparelli, tifoso laziale scomparso nel ’79 vuole mettere in primo piano il ricordo di Gabriele Sandri…
Mancano meno di 48 ore e sarà derby della capitale. La Lazio ci arriva rinfrancata dalla vittoria netta in Europa League sul Panathinaikos mentre la Roma ha avuto tutta la settimana a disposizione per cercare di preparare la stracittadina nel miglio modo possibile. Tuttavia, il derby di quest’anno si ricorderà a lungo nelle menti dei tifosi biancocelesti. Infatti, proprio l’11 novembre di cinque anni fà se ne andava un grande, il nostro “Gabbo”. Quando si pensa a quella morte ancora non del tutto chiarita, molto spesso il passato più lontano viene alla mente, fino a quel 28 ottobre 1979, anche quello giorno di un derby segnato dalla tragica morte di Vincenzo Paparelli. Ai microfoni di Lazio Style Radio è intervenuto proprio il figlio di Vincenzo, Gabriele, che ha parlato della sfida di domenica ricordando anche suo padre e Gabriele. Di seguito le sue dichiarazioni:
Come arriva questa Lazio al derby: “Il morale è bello alto per il derby. Ieri con un occhio vedevo la partita, dall’altra avevo ospiti romanisti che, non avendo niente da fare il giovedì, sono venuti da me”.
Su Radu e Zarate: “Sono contento per Radu, per averlo visto novanta minuti in campo. Che ne penso di Zarate? Io Zarate lo adoro, sono troppo di parte. E’ il giocatore che manca alla Lazio, abbiamo bisogno di sognare con lui. Speriamo che torni a fare quelle magie cin cui ci ha deliziato il primo anno”.
Su Gabbo e sulla scritta di un mese fa riferita a suo padre: “Innanzitutto vorrei mettere in primo piano il ricordo di Gabriele, un fatto rimasto nei cuori di tutti noi laziali. Mi auguro che questo possa dare al derby un’impronta diversa. Su mio padre il discorso è che purtroppo la mamma dell’imbecille è sempre incinta. Appena un mese fa avevo fatto cancellare un’altra scritta. Ormai convivo da 30 anni con questi insulti, ci ho fatto la pelle dura. Vengo confortato da miliardi di messaggi di solidarietà anche di romanisti. Le tifoserie sono cresciute, forse il gesto di questi pochi non andrebbe evidenziato, per non dargli risalto. Papà è sempre stato oggetto di insulti, ma chi scrive queste cose dovrebbe informarsi che dietro quel cognome c’è una famiglia che continua a prendere coltellate e a soffrire. Spero che non succeda più. Faccio di tutto per difendere questo cognome, ma a volte mi butto anche giù, perché mi impegno ma poi mi ritrovo ancora quelle scritte ignobili. Ma mi batterò sempre per far sì che queste cose non avvengano più”.
Appello a tutti i tifosi: “La violenza con lo sport non c’entra nulla, questo voglio far capire ai giovani. Il mio slogan è “andate allo stadio armati di sciarpe e di bandiere”. Domenica vivete la partita con sportività”.
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