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Morte di Re Cecconi, Maestrelli “Non credo allo scherzo della rapina, sono sicuro che Cecco non disse nulla”

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RE CECCONI MORTE MAESTRELLI – Non soltanto il ricordo per la tragica scomparsa di Vincenzo Paparelli. Un’altra pagina nera nella storia della Lazio è quella che ha visto come protagonista Re Cecconi, ucciso il 18 gennaio 1977, da un colpo di pistola mentre si trovava nella gioielleria in Via Nitta insieme a Pietro Ghedin. Raggiunse il posto anche il figlio di Tommaso Maestrelli, Massimo, il quale ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. Queste le sue parole.

La morte di Re Cecconi

“Ci fu molta superficialità da parte di chi volle liquidare tutto parlando del solito calciatore che compiva un gesto stupido, e questo ci fece male. L’opinione pubblica era innocentista, l’orefice fu assolto. Noi non eravamo nella gioielleria, ma sono sicuro che Cecco non disse nulla, né tantomeno “questa è una rapina!” Non era nelle sue corde. Entrò con Ghedin, mani in tasca e bavero alzato per il freddo, ma senza cappello né sciarpa sul viso. Ghedin fece a tempo a tirare fuori le mani, vedendo la pistola, Cecco no: il tentativo di scansare il colpo fu fatale, perché espose il petto al proiettile. Se fosse stato fermo…”.

Il ricordo

“Mi sembra ieri. Avevo 14 anni e quella sera io e Maurizio (il fratello gemello, ndr.) tornavamo dalle ripetizioni di latino da casa di nostra cugina Bina, a circa 200 metri. Man mano che ci avvicinavamo, il brusio cresceva. Ci guardammo perplessi e arrivati davanti al negozio, infilandoci nella folla, capimmo: Cecco era stato portato fuori e giaceva per terra, il capo tenuto su da qualche passante. Facemmo in tempo a guardarlo in viso e chiedergli cosa fosse successo. Lui ricambiò con lo sguardo dolce. Ma non parlò, era come stordito”.

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