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Piazza della Libertà – 120 Lazio, lo speciale di Sky. Da Wilson a Nesta e Lulic: “Ecco cosa è la lazialità”

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PIAZZA DELLA LIBERTA’ LAZIO 120 – Buon compleanno, Lazio! La società biancoceleste, nata il 9 gennaio 1900, ha compiuto oggi 120 di storia. Un lungo percorso, iniziato in pieno centro a Roma, a Piazza della Libertà, e fatto di vittorie e sconfitte, di lacrime e di gioie, di cadute rovinose e di risalite incredibili. Una strada ancora lunga, ricca di nuove sfide da affrontare, impreziosita sino ad oggi da personaggi unici che hanno scritto la storia del calcio. A Roma, in Italia, nel mondo. Sky ha curato un lungo approfondimento dedicato alla Prima Squadra della Capitale, nel quale sono state raccolte diverse testimonianze. Vi riproponiamo le principali.

Pino Wilson

“Lo scudetto del 1974 è irripetibile, a livello di quello che ne è stata la storia e la rosa. Eravamo tutti sconosciuti, guidati da un allenatore che capiva tutto: Tommaso Maestrelli. E’ stato un secondo padre, il vero artefice di quell’impresa. Eravamo ragazzi, e non tutti avevano un passato calcistico importante. Una volta vinto lo scudetto non pensavamo di aver fatto qualcosa di incredibile, ce ne siamo resi conto 50 anni dopo di quanto grande fu quell’impresa”.

Bruno Giordano

“Quando arrivai alla Lazio erano rimaste due maglie, la 9 e la 10, ereditare la maglia di Giorgio poteva essere pesante. Invece feci gol subito a Firenze, e da lì non l’abbandonai più. Chinaglia ha cambiato la tifoseria della Lazio, è stato il giocatore più importante della storia laziale. Ha dato fiducia e carattere a un popolo sin troppo timido. Il derby lo vivevo da tifoso, fin dai tempi della Primavera, era un qualcosa che sentivo dentro”.

Fabio Poli

“Quando abbiamo sentito della penalizzazione dei -9, tutti abbiamo accettato di rimanere e fare una grande squadra. Poi compimmo un autentico miracolo. Il primo contro il Vicenza, stadio piena con 70mila persone. Giuliano ci permise, con il suo gol, di andare a giocarci lo spareggio a Napoli per non retrocedere in Serie C. Lì, contro il Campobasso, arrivò il mio gol: sono stato fortunato, sono ricordato più di altri per questa rete ma tutti insieme facemmo l’impresa”.

Luca Marchegiani

“Arrivo a roma nel 1993, con la Lazio ancora in costruzione. Gascoigne era un talento straordinario, era capace di vincere le partite da solo. Saltava tutti, picchiava tutti in campo. Poi in altre partite era totalmente assente. Lo scudetto fu fantastico, sempre da bambino sognavo il momento del fischio dell’arbitro e tu che ti rendi conto che hai vinto il campionato. Ma quella volta non successe. L’abbiamo vissuta come tutti i tifosi, alla fine ci credevamo un po’ tutti”.

Beppe Signori

“Per un giocatore non c’è nulla di più importante di vedere 5000 persone per te che non vogliono vederti andare via perché ti ritengono fondamentale. Il minimo che puoi fare è rimanere e allungare il contratto. La gente ancora si ricorda di me, mi dice che sono stato il miglior attaccante della storia laziale. Cosa posso chiedere di più dalla vita? Ormai sono un tifoso della Lazio”.

Roberto Mancini

Cragnotti fu convincente, il progetto era importante, come allenatore c’era Eriksson ed è stato fondamentale per il mio arrivo. E’ una persona per bene, vera, sincera, oltre alle sue qualità tecniche. Riuscì benissimo a far coesistere tutti i grandi talenti che aveva in rosa. I momenti belli sono stati tanti, la coppa a Birmingham rimane qualcosa di unico”.

Alessandro Nesta

“Se l’era Cragnotti fosse durata di più avremmo vinto la Champions. L’ultimo anno alla Lazio fu difficilissimo, 7-8 mesi di stipendi arretrati, dai giocatori ai magazzinieri. C’era chi non riusciva ad arrivare a fine mese”.

Claudio Lotito

“Mi rendo conto di aver fatto cose che non sarei in grado di ripetere. Sono un presidente tifoso e non un tifoso presidente, perché cerco di mantenere in piedi un sistema che abbia una sua struttura. Spero che un giorno mio figlio possa continuare questo percorso da un punto di vista civilistico. Il mio desiderio è che tutti sentano che la Lazio possa avere un futuro. 120 anni di lavoro, investimenti, passione di tanta gente, questa è la lazialità“.

Senad Lulic

“Più anni passano più diventi laziale e tifoso. Dopo 9 anni sono laziale dentro, la vivi ogni giorno e questo mondo è davvero unico”.

Simone Inzaghi

“La lazialità è un sentimento forte che si tramanda da padre in figlio. Nel 2010 iniziai con gli Allievi, passavo davanti all’Olimpico e dicevo a Gaia: “Sono sicuro che un giorno allenerò in questo stadio”. Lei sorrideva, ma secondo me ci credeva anche lei”.

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