CHAMPIONS LEAGUE
Super League, l’addio di Milan ed Inter nelle parole di Maldini e Marotta
SUPER LEAGUE MALDINI – La veloce dissoluzione della Super League – l’idea del nuovo format che avrebbe dovuto rivoluzionare il calcio europeo è durata appena 48 ore – ha visto anche l’uscita ufficiale – con tanto di comunicati delle società – delle due squadre milanesi. Ieri, poco prima delle rispettive partite – il Milan era impegnato a San Siro contro il Sassuolo, mentre l’Inter ha fatto visita allo Spezia, due eminenti personaggi dei club hanno parlato ai microfoni di Sky Sport. Ecco le parole di Paolo Maldini, responsabile dell’area tecnica del Milan, e Giuseppe Marotta, AD dell’Inter.
Super League, Maldini si scusa coi tifosi
“Vorrei precisare che non sono mai stato coinvolto nelle discussioni per la Super League, l’ho saputo domenica sera come tutti voi. Questa è una cosa che si è decisa ad un livello più alto rispetto al mio. Ho provato un po’ di confusione, non mi esenta di prendermi la responsabilità di scusarmi non solo con i tifosi del Milan ma dei tifosi in generale. Il Milan ha sempre rispettato i principi dello sport, è una cosa che mi sento di dire. E’ normale che un dirigente di un club nel 2021 sappia che i ricavi sono importante. Bisogna farsi delle domande, dove ci possiamo spingere? Sicuramente non cambiando i principi dello sport che sono fatti di principi, di meritocrazia”.
Super League, Marotta spiega le sue ragioni
“Questa operazione è stata condotta dalle proprietà con grande riservatezza. Non siamo entrati direttamente anche se le informazioni ci sono arrivate e se tutto si è consumato negli ultimi giorni. I compiti è giusto dividerli, ci siamo concentrati nella gestione quotidiana del club. Scuse? I proprietari ritengono di fare il bene del proprio club. La situazione a tutti i livelli è a rischio default, siamo davanti a una situazione paradossale. Serve che le istituzioni creino un modello, altrimenti non si va avanti. Milan, Inter e Juventus hanno speso un miliardo di euro negli ultimi sette anni per i calciatori, ora non si può più fare. Questo va a discapito della competitività. Gli sponsor a loro volta sono delle aziende e fanno fatica ad investire, l’azione ha un principio di buona fede. Si sono verificate delle lacune è scontato, ma i principi vanno salvaguardati. Serve il rispetto della meritocrazia e dei propri tifosi, un club ha dei valori da portare avanti, lo sport è uno strumento di emulazione positivo”.
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