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FOCUS | Non fermate Sarri ‘il rivoluzionario’

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L’ultimo dei romantici. Non amerà quest’etichetta, come d’altronde tutte le altre, ma certo è che Maurizio Sarri con il calcio d’oggi nulla c’entra. Mentre il mondo delle pedate corre verso l’ipertrofia, ammiccando l’occhio a un calendario sempre più folto; mentre il denaro e il ‘risultatismo’ hanno la meglio, senza ombra di discussione, sulla passione, la tattica e lo studio del gioco, il toscano di Bagnoli è tra i pochi a perpetuare una direzione opposta e contraria. Una linea che segnatamente va difesa oggi, dopo due risultati non positivi. Una rivoluzione che, come tutte quelle definibili tali, avrà bisogno di tempo e incontrerà certamente altre difficoltà.

Da San Giovanni Valdarno alla Capitale: il tempo delle rivoluzioni

D’altronde, al netto di qualche fallimento, la rivoluzione calcistica del ‘Comandante’ ha sempre portato risultati. E sempre li ha portati raccogliendo inizialmente ostracismo e complicazioni. Dal lontano 2003, quando in riva all’Arno partì così così alla guida della Sangiovannese, e la guidò poi alla promozione dalla C2 alla C1. Al Napoli, dove cominciò con tre gare senza vittorie e l’equivoco tattico legato alla posizione di Lorenzo Insigne. E poi ancora, la rivoluzione abruzzese partita con cinque sconfitte nelle prime sette e terminata con un Pescara salvo in Serie B, con tre giornate d’anticipo. O quella piemontese, allorché dopo la vittoria sulla Santegidiese per 6-0, perse prima con la Reggina nel secondo turno di Coppa Italia e poi iniziò balbettando la Serie C 2010/11 con una vittoria, un pareggio e una sconfitta. Il tutto prima di inanellare tra novembre e dicembre una serie di dodici risultati utili consecutivi, pietra miliare di un campionato che permise all’Alessandria di ottenere il miglior risultato sportivo degli ultimi trentacinque anni. Infine, impossibile non ricordare quello che è stato il manifesto, nonché la creatura probabilmente meglio riuscita, di Maurizio Sarri: l’Empoli. L’innamoramento tra il tecnico e la società toscana fu traumatico, a tratti drammatico: dieci partite senza vittoria, con gli azzurri che dovettero aspettare addirittura il 20 ottobre 2012 per centrare la prima gioia. Un arco di tempo disteso, all’interno del quale ‘Mau’ prima di trovare la quadra cambiò ben sei moduli: dal 5-3-2 al 4-4-2. Il resto è storia.

Da impiegato a Comandante: Sarri va seguito

Una Europa League, uno scudetto, ma soprattutto una filosofia, nutrita e cresciuta nei campi di provincia, che diventa lessico nella ‘Treccani’. L’allenatore toscano sta cercando di trasmettere al gruppo biancoceleste tutti i dogmi del ‘Sarrismo’, facendo capire a più riprese la bontà del progetto, nonostante qualche logico e prevedibile intoppo. “Siamo una squadra in costruzione” aveva dichiarato dopo la debacle di Milano. “Spetterà a me far durare questa fase il meno possibile” aveva specificato in altra occasione. Dunque, perché non credergli? Perché non credere a chi un posto sicuro, e ben retribuito, in banca non è bastato. A chi ha trovato negli scritti di Bukowski e Vargas Llosa la spinta per cambiare vita. A chi ha fatto di calcio, tattica e tabacco un leit motiv. A chi, soprattutto, è giunto dalla seconda categoria toscana alla Serie A senza barattare, senza cedere l’ideale al risultato: da impiegato a comandante. E poi, come scriveva Seneca: “tempus tantum nostrum est”. Il tempo è l’unica cosa che abbiamo: concediamolo alla Lazio di Sarri.

Daniele Izzo

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