APPROFONDIMENTI
FOCUS | Odi et amo, il ritorno a Napoli di Maurizio Sarri
FOCUS NAPOLI LAZIO SARRI – Maurizio Sarri e la sua storia nulla c’entrano con il calcio d’oggi. In un mondo sempre più votato a iperattivismo e petrol-dollari, il nativo di Figline Valdarno ha trovato negli scritti di Bukowski e Vargas Llosa la pazzia necessaria per coronare il sogno di una vita intera. Dalla seconda categoria toscana alla Serie A, dal freddo posto in banca al calore di Napoli. Il tutto facendo di gavetta e semplicità un vanto. Perciò quando l’orizzonte della Serie A segna deciso un big match come Napoli – Lazio, non si può evitare il salto nel passato del ‘Comandante’. Un passato partenopeo, diventato prima lessico, paragone di bellezza, e poi buio tra le tenebre del bianconero.
Napoli e Sarri: amore a primo calcio
La città di Napoli, da sempre accogliente porto d’artisti, volge a loro una sola richiesta: l’amore per il bello, il culto del piacere. In altre parole, la creazione di opere che possano arricchire il già costellatissimo panorama culturale cittadino. Il come, il dove, il perché e il quando non sono un problema. Se riuscirai nell’impresa Napoli saprà ricompensarti a dovere. E così è stato anche per Maurizio Sarri. Il ‘Comandante’ che scelse di trasferirsi a Napoli come Leopardi e che, come Andy Warhol con ‘Vesuvius’, ha lasciato alla città un’opera d’arte senza tempo. Qui ha varato una squadra che definir bella sarebbe riduttivo. Una squadra in grado di esprimere in maniera meccanica, e quasi inconsapevole, occupazione degli half spaces, attenzione alla tecnica difensiva ed eterna ricerca del ricamo triangolare. Tre dei tanti dettami che hanno portato il gioco ricercato e voluto del tecnico toscano a diventare neologismo nell’enciclopedia ‘Treccani’. “Sarrismo”. In altre parole: ‘schematizzazione didattica in grado di creare bel gioco’.
I numeri e le conquiste di Sarri a Napoli
Ma numericamente parlando, l’opera d’arte consegnata da Sarri alla storia del Napoli cosa ha lasciato? Nessun trofeo, purtroppo per i tifosi azzurri; ma numeri da capogiro. In 148 partite alla guida di Hamsik e compagni, il ‘Comandante’ ha raccolto 98 vittorie, 25 pareggi e altrettante sconfitte, per una media di 2,16 punti a carriera (il miglior risultato in carriera). I gol segnati nella sua gestione sono stati 318; quelli subiti 143. Di questi, tanti, tantissimi, sono stati messi a referto da Gonzalo Higuain e Dries Mertens, due dei giocatori più migliorati dalla cura ‘sarrista’. Con loro Koulibaly, Jorginho, Callejon e capitan Lorenzo Insigne, naturalmente. Al di là dei freddi numeri, anche questo aspetto va annoverato tra i lasciti del tecnico al mondo pedatorio partenopeo.
Il triste epilogo tra Sarri e il Napoli
Eppure il bello, un modo di giocare diventato lessico, i giocatori migliorati e i numeri impressionanti, non sono bastati al fagocitante mondo del calcio per lasciar Maurizio Sarri saldamente seduto alla guida del Napoli. Nell’estate 2018 il trittico telecamere, Filmauro, Carlo Ancelotti fece presto capire al ‘Comandante’ che l’avventura in Campania era finita. Un epilogo triste, a chiusura di una storia d’amore calcistico intensa, durata più di tre anni.
Da lì in poi, stagione dopo stagione, Maurizio Sarri è stato quasi del tutto cancellato dall’iconografia partenopea. Ciononostante, appare chiaro come Napoli – Lazio di domenica non possa essere per lui e per chi lo ha amato una sfida qualsiasi. Che siano applausi riconoscenti o fischi imputanti, quindi, non farà differenza. Maurizio si accenderà un’ultima sigaretta, ammirerà lo stadio che lui chiamava San Paolo e che ora è ‘Maradona’, e poi siederà nuovamente su quella panchina. Una panchina stavolta un po’ meno azzurra e più bianca. Bianca-celeste, per la precisione.
Daniele Izzo
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