APPROFONDIMENTI
Lazio attenta, Pandev guida l’esercito degli ex
FOCUS LAZIO GENOA – Bisognerebbe tirar giù dallo scaffale l’impolverato libro dei record e controllare. Se quello di Lazio – Genoa non è un primato, poco ci manca. L’incontro di venerdì tra laziali e liguri presenta infatti un nutrito gruppo di giocatori che, nel corso della loro esperta o giovane carriera, hanno prima vestito l’aquila sul petto e ora difendono il grifone. Da Pandev a Caicedo, senza dimenticare Behrami: Lazio, attenta, all’Olimpico arriverà un vero e proprio esercito di ex.
Lazio – Genoa: Pandev a capo dell’esercito degli ex
Alla Lazio Goran Pandev ha vissuto uno dei momenti più belli della carriera. Sicuramente, il più prolifico. Come dimenticare la doppietta al Real Madrid dei ‘Galacticos’? Il velocissimo gol nel derby poi finito 4-2? E ancora, il tandem con Rocchi prima e quello con Zarate poi, il gol in semifinale di Coppa Italia e tanto altro, tra cui, due trofei, particolare di non poco conto. Cinque stagioni d’amore, celebrato a suon di gol, poi l’improvvisa rottura e uno strascico che ha portato il macedone ad essere tra i giocatori più fischiati all’Olimpico negli ultimi tempi. Dalle stelle alle stalle, insomma. O meglio, dall’idolatria ai fischi. Questa, in breve, la storia d’amore-odio di Pandev e il mondo Lazio.
Behrami: dal gol nel derby all’addio burrascoso
Una parabola e, soprattutto, uno spogliatoio condivisi. Valon Behrami e Goran Pandev, prima di rincontrarsi al Genoa, sono stati compagni di squadra alla Lazio. Ma non solo. I due condividono anche le modalità con le quali hanno detto addio alla Capitale. “Ho messo la testa a posto e sono nel pieno della maturità. Con Lotito non ho chiuso male, malissimo. Non mi sono presentato in ritiro, ho fatto scrivere dall’avvocato, volevo andarmene. Errori che non rifarei” – raccontò qualche tempo fa a La Gazzetta dello Sport lo svizzero. Un altro addio difficile, dicevamo. Eppure è impossibile, in questo caso, offuscare le immagini di una corsa sotto la Nord divenuta iconica. Era il 19 marzo 2008 e non serve ricordarne le specifiche, ogni tifoso laziale sa di cosa si parla.
Federico Marchetti: il para-tutto del 26 maggio 2013
L’esplosione a Cagliari, la consacrazione alla Lazio. Federico Marchetti a Roma ha trovato lo spazio e la continuità che cercava. Anche per lui, come per Pandev, cinque anni di biancoceleste incondizionato. Ma soprattutto una miriade di parate che lo hanno portato a essere uno dei numeri uno meglio ricordati nell’immaginario laziale. Sarà che quel 26 maggio 2013 diede spettacolo sia durante che dopo la finale. Una finale che a Roma tutti ricordano.
Badelj, biancoceleste fugace
Non memorabile, per usare un eufemismo, è stata invece l’esperienza capitolina di Milan Badelj. Arrivato a Roma lo stesso giorno di Correa per essere il vice-Leiva, o addirittura di più, il croato si è perso nei meandri di una stagione opaca, culminata però con la vittoria della Coppa Italia. Il suo bottino biancoceleste? 23 presenze e 1 gol, curiosamente al Genoa.
Aspettative non mantenute: Fares e la Lazio
Il 1° ottobre 2020, forse memore delle fortune fatte con Manuel Lazzari, la Lazio decide di acquisire dalla SPAL anche l’altro esterno: Mohamed Fares. 21 presenze, 0 gol e Adam Marusic costretto a reinventarsi a sinistra per coprirne lacune e infortuni. Questo il bignami dell’anno biancoceleste dell’esterno algerino, ora il prestito al Genoa.
Manolo Portanova, dalle giovanili della Lazio al Genoa
Chi non si può considerare un vero e proprio ex della sfida tra Lazio e Genoa è Manolo Portanova. Il giovane figlio d’arte ha infatti militato nelle giovanili biancocelesti prima di trasferirsi alla Juventus, senza mai esordire in prima squadra. A onore di cronaca, però, anche il classe ’99 ha vestito in un certo senso sia il bianco e l’azzurro che il rossoblu.
Dulcis in fundo: ‘Amami o faccio un Caicedo’
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Senza ombra di dubbio l’ex più amato di tutti. Un giocatore che, altrettanto certamente, farebbe ancora comodo all’ombra del Colosseo. Descriverne il legame con il mondo biancoceleste in poche righe è impresa ardua, ai limiti della ‘mission impossibile’. I gol al ’90, la sensazione che le partite con lui in campo non finissero mai, il legame con la tifoseria, la parola ‘scudetto’ urlata senza paura al calcio italiano, il piede perno, e quanto altro ancora? Meglio limitarsi a guardare una vecchia foto, sorridere e canticchiare “Amami o faccio un Caicedo”.
Articolo a cura di Daniele Izzo
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