INTERVISTE
Marchetti: “Il 26 maggio avevamo meno paura di loro. Immobile…”
LAZIO MARCHETTI INTERVISTA – L’eroe del 26 maggio Federico Marchetti è intervenuto a ‘Lazialità in TV’ per parlare di Lazio. Tra i vari argomenti, oltre a quelli del passato, anche uno sguardo ai biancocelesti di Sarri.
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Lazio, le parole di Marchetti nell’intervista
“Sto bene, sto cercando una squadra. Non mollo, vorrei fare l’ultimo anno e chiudere a 40 anni. Chiamare Lotito? L’ho beccato in centro qui a Roma, abbiamo fatto due chiacchiere e mi ha raccontato dei miglioramenti fatti in questi anni. Ora sono fermo qui a Roma. Con il Genoa non ho rinnovato perché la nuova proprietà ha messo da parte quelli più maturi. Per il futuro mi vedo allenatore di una squadra”.
Sul suo arrivo
“Arrivai alla Lazio nel 2011 con Klose e Cissé. La trattativa è nata in modo strano: io ero fuori rosa con il Cagliari e loro cercavano un portiere perché Muslera non avrebbe rinnovato. Come secondo avevo Bizzarri, un portiere affidabile”.
Su un possibile ritorno in estate
“Un ritorno in estate? Sono stato contattato da una testata giornalistica quando si fece male Carnesecchi, ai tempi vicino alla Lazio. In quel caso dichiarai la mia piena disponibilità a tornare. Ho un po’ di rammarico per com’è andata con il Genoa, sarei potuto andare al Napoli”.
Sulla traversa di Totti e il gol di Pjanic
“La traversa di Totti in finale di Coppa Italia? Loro dovevano recuperare, noi abbiamo lavorato male di reparto. Ebbi il riflesso di toccare con la mano sinistra, conservo ancora il guantone sinistro. C’erano dei giocatori pronti a prendere la ribattuta. La vera paura l’ho vissuta al gol di Pjanic nella stracittadina che vincemmo per 3-2. Dopo la rete del bosniaco mancavano ancora 8 minuti. Se avessero pareggiato mi avrebbero crocifisso in Piazza del Popolo. Stavamo alti, volevamo condizionarlo a tirare fuori. La pioggia ha rallentato il mio rientro in porta. Tutti i miei compagni mi hanno guardato”.
Riguardo la coppia Biava – Dias
“Con Dias e Biava bastava guardarci e sapevamo cosa fare. Ledesma era lo schermo davanti la difesa. Incredibile”.
Riguardo una partita memorabile
“La partita che ricordo con più affetto? La semifinale di ritorno di Coppa Italia con la Juventus. Memorabile”.
Sul rapporto con la stampa
“Il trattamento diverso della stampa? Non l’ho mai avvertito, forse perché i miei colleghi della Roma non hanno fatto grandi stagioni. Stekelemburg è arrivato nel mio stesso anno e non è riuscito a rendere. Mom è riuscito a superare il blocco iniziale”.
L’acerrimo nemico in attacco
“Non ho mai avuto una bestia nera. Pirlo sui calci piazzati mi ha sempre creato difficoltà, ma attaccanti bene o male no”.
Sulle sue abitudini alla Lazio
“Facevo ritardo con le scarpe e i guantoni, ma non per scaramanzia. Mi piaceva avere le scarpe strette. Qualcuno non mi notava e partiva senza di me. In Europa League ci hanno multato per i miei ritardi. Poi mi hanno messo fuori rosa così le multe non arrivavano più (ride, ndr)”.
Sul saluto alla Curva Nord da avversario
“Quando venni per la prima volta a Roma da avversario salutai la Curva Nord e i tifosi genoani mi hanno contestato. Con loro non è mai scattata la scintilla, sin dalla prima partita. Per me è stato emozionante, non fa nulla”.
Sull’alimentazione
“Sono stato sempre attento alla linea, Giocondo mi assecondava e tutti volevano ciò che mangiavo. Era un cinema”.
Riguardo Lulic
“Con lui abbiamo passato momenti belli e brutti, si era creato un affiatamento speciale. Quando abbiamo giocato a Napoli indossavo la sua maglia sotto. Si pizzicava con Candreva, era un cinema tra loro due. Gli facevo le battutine: ‘Quel gol ti ha cambiato la carriera’”.
Su Cissè
“Era un bel personaggio, folkloristico. Si presentava agli allenamenti in ritardo in ciabatte. Ogni volta una macchina diversa”.
Sul 26 maggio
“Loro avevano paura di perdere. Noi, con il ritiro a Norcia, ci siamo staccati dal clima della città. Quello ci ha aiutato. Il video che ci hanno fatto le famiglie ci ha dato una bella carica. L’abbiamo vinta lì”.
Su Immobile
“Il legame con Immobile? Lui ha dormito da me quando arrivò a Roma”.
Sui portieri di oggi alla Lazio
“Secondo me Provedel è stata una scelta studiata. Sono stato contento del suo acquisto, è cresciuto molto in questo periodo. Bravo con i piedi, rischia le uscite… Si prende i rischi, ma salva tante cose. Maximiano? Tosta digerire una situazione simile. Errore di lettura, ha giocato l’emozione. Deve essere bravo a rimanere sul pezzo. La competizione con un italiano che conosce già il campionato è difficile. In situazioni diverse si sarebbe potuto integrale in due/tre mesi. Ingresso in Coppa? Sta al mister scegliere”.
Su Zarate
“Credo si sia smarrito, proprio come motivazioni personali. Io sono arrivato e lui era già fuori rosa. In ritiro era con qualche chilo in sovrappeso. Sono mancate le motivazioni”.
Riguardo le sue doti da pararigori
“Non sapevo di aver parato il 41% dei rigori contro. Ai tempi la video analisi era poco preparata, ora le cose sono cambiate. Handanovic in questo è maniacale. Il rigore con più soddisfazione? Contro il Cagliari, ne parai 2. Il portiere dagli undici metri non perde mai. Quando si sbaglia è più demerito del tiratore che meriti del portiere. Soffrivo tantissimo chi mi guardava dritto negli occhi”.
Sulla qualificazione ai preliminari di Champions
“Il rigore a Napoli è stato cruciale. Se Higuain avesse segnato sarebbe finita diversamente. Ledesma in quella partita è stato determinante. Per esultare in quel momento mi sono fatto male, ho saltato la Nazionale per lo strappo al dorsale. Non riuscivo a continuare, ma non mi avrebbero cambiato. Quella Champions poi non la giocammo e quello è il mio più grande rimpainto”.
Sul fischio fantasma contro l’Udinese
“L’episodio con l’Udinese che non ci fece andare in Champions? Ho sentito il fischio e mi sono buttato a terra. Ci siamo scagliati tutti contro Bergonzi”.
Riguardo la costruzione dal basso
“Se preparata può dare dei vantaggi. Il portiere deve sapere quando e come farlo. A Genova l’ho provata e secondo me è una soluzione importante, il portiere si adatta. In Italia pensiamo solo ai rischi, mentre all’estero guardano i vantaggi di questa giocata. Noi ai tempi avevamo Matuzalem e Ledesma che venivano a prendersi la palla”.
Su Marchegiani o Peruzzi
“Marchegiani o Peruzzi? Il secondo mi assomiglia di più, soprattutto nell’attacco palla”.
Su Strakosha
“Strakosha? Mi è piaciuto più all’inizio, quando mi prese il posto. Poi si è seduto e il livello si è appiattito. Ero convinto che Reina gli avrebbe levato la titolarità. Non è stato spinto dalla società, lui è un bravo ragazzo”.
Sulla Lazio di Sarri
“C’è tanta qualità. Personalmente sono rimasto impressionato dalla Lazio di Inzaghi pre Covid. Non so se avrebbero vinto lo scudetto. Questa è una bella squadra. L’anno scorso hanno peccato in continuità, ora hanno assimilato il gioco e sarà una bella stagione”.
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