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Allegri imbriglia Sarri e la Lazio riscopre il problema dell’approccio
JUVENTUS LAZIO RISULTATO – Il Sarrismo ha trovato spazio sulla Treccani, è divenuto lessico al di fuori del mondo del pallone. Eppure, meriterebbe un asterisco. Una riga, magari riportata in piccolo, nella quale si sottolinea la kryptonite a quella che si definisce «la concezione del gioco del calcio propugnata dall’allenatore Maurizio Sarri»: Massimiliano Allegri. Dopo Lecce e Genoa, la Lazio è naufragata anche sul campo della Juventus. In appena venti minuti, i bianconeri hanno stracciato le velleità dei capitolini, imbrigliato una squadra che dall’addio di Milinkovic-Savic continua ad avere dei problemi e messo al sicuro il risultato.
Juventus – Lazio, il risultato finale è 3-1: il racconto della sfida
Vlahovic e Chiesa indirizzano subito il primo tempo
Eppure al Maradona la Lazio sembrava rigenerata. Sicura e spavalda, solida e concreta. Invece, è bastato andare sotto di un gol per naufragare. L’azione fatale è arrivata dopo appena nove minuti. Locatelli ha controllato sull’esterno di sinistra e pennellato un cross al centro dell’area, Vlahovic non si è fatto pregare e sbucando come un falco tra Romagnoli e Casale ha portato avanti la Juventus. Una disdetta per chi sognava un’altra impresa dopo Napoli. Una conferma inevitabile per chi aveva osservato con attenzione i primi minuti di gioco.
Il seme della sconfitta, infatti, è piantato lì. La squadra di Sarri ha sbagliato approccio. Remissivi e contratti, i capitolini hanno da subito lasciato campo alle folate bianconere. Tanto che, soli quattro giri d’orologio dopo il vantaggio, i padroni di casa hanno sfiorato nuovamente l’esultanza. Per più di metà tempo, Immobile e compagni non sono riusciti ad avventurarsi oltre le colonne d’Ercole del centrocampo. E quanto sono riusciti a farlo, al 24′ con un fendente di Kamada neutralizzato dal miracoloso Szczesny, sono stati puniti. Un minuto dopo la Juventus è ripartita, ha costruito indisturbata e raddoppiato con Chiesa, l’altro gemello del gol.
Non basta Luis Alberto: Vlahovic chiude secondo tempo e partita
È lecito demoralizzarsi dopo un doppio colpo da ko. Così come chinare la testa e trovare rifugio tra le braccia di chi non ha mai paura. È toccato all’indomito Provedel, quindi, tenere a galla la Lazio. Una parata dopo l’altra, la seconda più bella della prima, sempre su Rabiot, il numero uno biancoceleste ha dato la scossa ai suoi. E pian piano gli uomini di Sarri hanno preso campo.
Al 51′ è Immobile ad avere sul destro la palla buona. Al 54′ e 56′ ancora Kamada. Un campanello d’allarme per la Juventus, rimasto inascoltato. E allora, al 63′, la Lazio ha accorciato le distanze con il solito Luis Alberto, abile a sfruttare un errore in impostazione di Bremer e depositare alle spalle di Sczczesny l’ennesimo arcobaleno di uno sfavillante inizio di stagione.
L’urlo dei tifosi biancocelesti, tuttavia, è rimasto soffocato in gola. Neppure il tempo di esultare che la Juventus aveva già ristabilito le distanze. Un campanile di McKennie ha trovato schierata ma colpevolmente ferma la difesa laziale. Vlahovic ha potuto stoppare, controllare, mirare e freddare Provedel dal limite dell’area per il definitivo 3-1.
Sarri e i problemi della Lazio
Insomma, le ferite che a Napoli si stavano cicatrizzando sono riaperte. E la Lazio di Maurizio Sarri si è riscoperta fragile. L’approccio alla partita non è stato dei migliori, per usare un eufemismo. C’è poi l’annoso problema dell’uno-due. A un gol subito, quasi sempre, ne fa seguito un altro. Infine, una novità: l’attacco sterile. Quattro gol in altrettante partite non possono bastare per rimanere attaccati al treno per le posizioni che contano. Soprattutto se la difesa, vera forza della passata stagione, fa acqua da tutte le parti.
Daniele Izzo
@danieleizzo94
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