INTERVISTE
Lulic si racconta: “Il 26 maggio un gol storico! Il mio esordio…”
LAZIO LULIC INTERVISTA – Durante il podcast ‘Croquetas’ di DAZN, Senad Lulic si è raccontato a 360 gradi. Ha parlato di tutto: dall’arrivo alla Lazio al suo esordio, fino, ovviamente, alla serata del 26 maggio 2013.
LEGGI ANCHE —> UFFICALE, Luis Alberto rinnova per altri quattro anni: i dettagli (VIDEO)
Lazio, le parole di Senad Lulic
“Adesso sto bene. Sono due anni che sto a casa, mi godo la famiglia e la tranquillità. Non sono un tipo che sta a casa a non fare niente: il calcio mi manca, anche quando porto mio figlio al campo. Nel futuro non si sa mai, ho fatto anche il corso di allenatore a Coverciano, quindi vediamo quello che succederà”.
La vita quotidiana a Roma
“Cinema? Entrare dentro il cinema era tosta, poi quando ti siedi e si spengono le luci stai tranquillo (ride, ndr.). Al bar? Ultimi anni era più tranquillo tanto le foto le avevo già fatte col tutto il quartiere. Con così tanti anni alla Lazio le foto le ho fatte con tutti. Colloquio a scuola? Noi andavamo alla scuola dove i maestri sono della Lazio (ride, ndr). Anche solo la tua presenza, vedi tutti gli occhi grandi di tutti i bambini, è qualcosa di bellissimo. Però è un dare e avere”.
I suoi ricordi
“È una cosa bella. Fare 371 partite con la Lazio vuol dire che ho fatto qualcosa di incredibile. Arrivare dalla Svizzera è sempre più difficile, sicuramente di più rispetto a chi viene dalla Spagna o di un campionato importante. Stare 10 anni in una società è una cosa bellissima”.
Sul gol del 26 maggio 2013
“I primi due anni andavo ovunque al bar e nessuno mi diceva niente, poi dopo mi pagavano tutti il caffè. Ho sempre detto che è una cosa unica, non è successo in nessun posto nel mondo. Qualcuno deve fare il gol per vincere questa partita, ma sono più contento per la società e per la squadra. Erano giorni molto tesi, siamo stati in ritiro a Norcia. Ho spiegato tante volte, non ero da tanto tempo nella Lazio. Non sentivo tanto questa pressione: se l’avessi giocata al settimo anno mi sarei sentito in un altro modo. Chi invece stava da più tempo era molto più teso. Momento più importante della carriera? Ci sono tante belle cose che ho fatto, partite importanti che ho giocato, questa è la più importante della società e per questo è in alto anche per me. Ma ho giocato tante partite importanti con la Lazio”.
Sulla fascia da capitano
“I primi anni non sentivo tanta pressione, con il passare degli anni non sei solo un giocatore ma anche un tifoso. Sei più nervoso, più coinvolto da queste partite. Non si prepara in una settimana: quando guardi il calendario a luglio la prima cosa che pensi è il derby. Ma questo è successo dopo 4 o 5 anni”.
Il messaggio di Parolo e la risposta di Lulic
“Ciao Senad, ti stanno trattando bene? Visto che è la settimana del poker (riferimento ai quattro gol segnati contro il Pescara), io senza di lui quel poker non lo avrei fatto”. La risposta di Lulic: “Incredibile che uno come lui abbia fatto quattro gol in una sola partita. Non mi ricordo se ha offerto una cena. I primi anni era un po’ più… (tirchio, ndr.), poi negli ultimi anni si è un po’ più lasciato andare… Lui è stato tanto tempo. Per fortuna che sono arrivato in quell’epoca, lo dico sempre. Ero uno dei tanti, quell’anno arrivarono Cissè, Klose, Marchetti… potevo stare anche lì tranquillo e imparare dai grandi. Nel torello essendo uno dei più giovani fino sempre in mezzo. C’erano i senatori come Rocchi, Brocchi, Scaloni… Vieni dalla Svizzera e giochi con questi campioni, che hanno questi nomi, era stato bellissimo per me imparare da loro sotto tutti i punti di vista”.
Il suo esordio con la maglia della Lazio
“Fu a San Siro, gol di Cissè e Klose. Entrai dalla panchina. Per un giocatore che viene dalla Svizzera, prima partita a San Siro, era qualcosa di incredibile. Se poi vi dico cosa mi hanno detto dopo quei primi 10 minuti che ho giocato… “Ma questo da dove l’abbiamo preso?”, mi avevano già timbrato. Ma è normale che sia così, in Italia è così”.
Sull’inizio della Lazio
“Parlo da spettatore, la Lazio è partita come non si aspettava, ha avuto un calendario molto duro. Roma è sempre una piazza molto difficile. Sono andati in Champions, lo scorso anno sono arrivati secondi… Come ha detto Sarri, lui si aspettava dei giocatori e ne sono arrivati degli altri. Se lavorano così, seguendo Sarri, mi auguro che possano tornare tra i primi quattro”.
Riguardo Luis Alberto
“Lui si vede sul campo che è un giocatore fortissimo. Sta dimostrando negli ultimi anni che è un giocatore straordinario, anche quest’anno l’ha fatto. Non posso dire altro, spero che continui a giocare su questi livelli. Come uomo? Ognuno ha i suoi pregi e i suoi difetti. Non mi posso permettere di parlare di una cosa che non vivo da dentro lo spogliatoio in questi due anni che sono andato via. Vedo che è cambiato un po’ da quando siamo andati via noi. Qualcuno doveva prendere questa squadra in mano e vedo che è diverso, anche con i suoi atteggiamenti. Io parlo sempre di quello che vedo in campo”.
Sull’addio di Milinkovic
“Manca tanto. Sergej è un calciatore fortissimo, ha dimostrato che è uno dei più forti centrocampisti della Serie A. Poi ha fatto questa scelta, la dobbiamo accettare. Se ha fatto bene? È difficile, lui avrà pensato: vado lì per due o tre anni e poi torno (ride, ndr.). Ormai lo stanno facendo tutti, è difficile ma ci può stare”.
Sulle critiche ad Immobile
“Lui ha abituato troppo bene la gente. Se parti con la Lazio e fai 30-36 gol, è normale che ti criticano se non segni per due partite. Lui ha fatto quasi 200 gol… è questo il calcio. La gente vede solo queste ultime partite, non sta giocando come la gente si aspettava. Si è creato questo problema da solo (ride, ndr.). L’hanno criticato anche in Nazionale, lui ha le spalle larghe, è abituato”.
Su Simone Inzaghi
“Prima del derby di Milano mi hanno fatto un’intervista e mi hanno chiesto la differenza tra Pioli e Inzaghi. Lui è più giovane, si comporta da amico. Sa gestire il gruppo, sa quando deve essere incazzato e quando invece deve fare una battuta. È forte nel gestire il gruppo. La sua bravura e la sua fortuna è aver creato un grande staff intorno a lui. Sono collaboratori che stanno con lui da tanti anni, lavorano in team da tanto tempo in maniera pazzesca. Poi anche lui è giovane e quindi sta crescendo. Si vede che sta facendo strada, è un grande ma può diventare ancora più grande. Un difetto? Nella rifinitura è un perfezionista. Se fa le palle ferme, ci mette tanto tempo. Per un esercizio che ci vorrebbero 7 minuti, lui rimane 27. Se non arriva la palla come la vuole lui non si finisce l’allenamento. È maniacale in questo, deve essere tutto perfetto. Prima della partita sai già tutto dell’avversario. Deve migliorare invece nella gestione durante la partita. Soffriva quando una squadra avversaria faceva qualcosa di non previsto, magari cambiava modulo, andava un po’ in difficoltà. Ma lui è giovane e in otto anni ha vinto quello che un allenatore spera di vincere in tutta la carriera”.
Il derby contro il connazionale Dzeko
“È stato sempre bello. Per un paese come la Bosnia, avere quattro giocatori in un derby come quello di Roma è il top, una cosa incredibile. Quando ci trovavamo in Nazionale si faceva una battuta, ma niente di più. Pensavamo al bene della Nazionale”.
-
ACCADDE OGGI17 ore fa
Accadde oggi, 21 novembre: la nascita del testimone muto Ghedin
-
ACCADDE OGGI2 giorni fa
Accadde oggi, 20 novembre: prime volte per Di Vaio e Rambaudi
-
ACCADDE OGGI2 giorni fa
Accadde oggi, 19 novembre: Mauri stende il Messina
-
ACCADDE OGGI1 ora fa
Accadde oggi, 22 novembre: l’eroe Gazza torna a casa