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Eriksson: “Ritornare all’Olimpico è stato bellissimo. Ecco quali partite vorrei rigiocare”

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ERIKSSON LAZIO OLIMPICO SALUTO – “Troppo bello”. Fatica a contenere l’emozione Sven Goran Eriksson. A due settimane di distanza dal saluto dello stadio Olimpico, l’ex allenatore della Lazio è tornato a parlare. Di seguito le sue parole, rilasciate al sito ufficiale del club.

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La Lazio e il saluto dell’Olimpico: parla Eriksson

“Il ritorno all’Olimpico è stato troppo bello. Erano tutti lì, con la gente che cantava. È stato fantastico, io stavo piangendo di felicità. Mi dà un’energia enorme sentire questo calore. Complimenti al pubblico, è stato davvero uno spettacolo. La Lazio ha organizzato tutto in modo fantastico. Mando un grande abbraccio a tutti, li ringrazio per lo spettacolo dell’Olimpico e gli faccio un grosso in bocca al lupo per il prossimo campionato”.

Una battuta sullo Scudetto

“Abbiamo vinto lo Scudetto nel 2000, però dovevamo vincerlo anche l’anno prima”.

La firma con la Lazio

“Io avevo firmato per un’altra società in Inghilterra. Stavo ritornando a Genova, dove vivevo. Il giorno dopo squilla il telefono ed è Cragnotti, che mi dice: ‘Vieni’. Io gli ho risposto che avevo firmato per un’altra squadra, ma ho fatto di tutto per non onorare quel contratto. Io sapevo che la Lazio era forte, una società capace di comprare anche qualche nuovo giocatore. Avrei fatto di tutto per andare alla Lazio. Per fortuna è andata così”.

L’acquisto di Mancini

“Quando ho avuto la possibilità di andare alla Lazio, l’ho presa al volo. E ho detto a Mancini: ‘Andiamo, vieni con me’. Lui voleva un’altra sfida prima di diventare troppo vecchio”.

Un aneddoto su Cragnotti

“Cragnotti non mi chiedeva di vincere lo Scudetto il primo anno, però io gli dicevo: ‘Compra Mancini, Mihajlovic e Veron e vinceremo lo Scudetto’. Quando l’abbiamo vinto davvero lo Scudetto, sono andato da Cragnotti e gli ho detto: ‘Presidente, se comprava questi tre il primo anno, ne avremmo vinti tre di Scudetti!’.

Una battuta su Vieri

“Vieri l’abbiamo preso dall’Atletico Madrid per una somma enorme, pensavo che fosse il giocatore più costoso del mondo. Un anno dopo, invece, l’abbiamo venduto per ancora più soldi all’Inter. La squadra iniziava a essere forte forte”.

Su Simeone

“Lui voleva giocare, nello spogliatoio stava fermo. Se qualcuno provava a parlargli prima della partita, non rispondeva”.

Su Mihajlovic

“Quando sono arrivato alla Sampdoria, Mihajlovic era un attaccante sinistro. Io però non lo vedevo dribblare, non era rapido. Così ho iniziato a metterlo come difensore e lui borbottava. Poi una volta, quando erano tutti indisponibili, l’ho messo centrale di difesa e da lì non si muoveva. Era uno dei migliori al mondo nel suo ruolo”.

Una squadra di campioni

“Per qualsiasi squadra è difficile 7 titoli in tre anni, non ci sono mai più riuscito nella mia carriera. La Lazio era così forte che tutti andavano in Nazionale. Ognuno di loro poteva dire di essere il più forte, pretendere di giocare, ma non lo facevano. Io non ho fatto patti. I calciatori accettavano la panchina, le sostituzioni, ciò che facevamo in allenamento. Io parlavo con tutti loro, chiedevo consigli e molti volevano parlare. Lo spogliatoio era meraviglioso, ogni tanto succedeva qualcosa, ma quasi mai”.

Le partite da rigiocare

“A Valencia è stato strano. Sapevo che sarebbe stata difficile, ma non che avremmo perso così. Io non so cosa sia successo: ripeto, tutto era molto strano. Però rigiocherei la partita di Firenze, valeva la vittoria dello Scudetto”.

I quattro derby vinti

“Abbiamo giocato benissimo quelle quattro partite, ma Zeman, al contrario, fece malissimo. Proponeva sempre gli stessi movimenti in fase offensiva”.

La top 11 di Eriksson

“In porta scelgo Bento, terzini Favalli e Nela, in difesa neanche voglio la lista, vado con Nesta e Mihajlovic. A centrocampo ora si fa dura. Veron dev’essere uno, però prima voglio fare gli attaccanti: Nilsson e Baggio. A centrocampo metto Mancini. Sugli esterni Gullit e Nedved”.

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