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ANDREAZZOLI: dal rigido
4-3-3 zemaniano alla
duttilità tattica

L’ALTRA PANCHINA – Il mister giallorosso, a differenza del suo predecessore, ha provato diversi moduli e ha fatto della duttilità il suo marchio di fabbrica…

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L’ALTRA PANCHINA – Questa rubrica di Lazionews.eu fa il suo esordio nella partita che vale una stagione: è ora di derby, è l’ora della Finale di Coppa Italia, è il momento di analizzare nel dettaglio l’allenatore avversario, raccontando carriera, peculiarità tattiche, curiosità e precedenti con la Lazio. Oggi è il turno di Aurelio Andreazzoli, tecnico della Roma.

LA CARRIERA –  Aurelio Andreazzoli nasce il 5 novembre 1953 a Massa. La sua carriera da allenatore, iniziata a 34 anni, parte dal basso: nel 1987 diviene l’allenatore dell’Ortonovo, squadra che in 3 anni porta dalla Seconda Categoria alla Promozione. Dal 1990 al 1992 allena il Pietrasanta e il Castelnuovo Garfagnana nel campionato di Eccellenza. Dal 1992 la sua carriera ha la prima svolta significativa e passa ad allenare per due anni la Primavera della Lucchese. Nel 1994 torna a dirigere una “Prima squadra” e esordisce nella serie C1 con la Massese che riesce a salvare il primo anno attraverso i play-out. L’anno successivo ecco arrivare il primo esonero, sempre con la Massese, dopo poche giornata per poi essere richiamato a fine stagione per guidare la squadra nei play-out che la condannano comunque alla C2. Dal 1996 al 1998 Andreazzoli è passato a guidare, sempre da responsabile, le squadre Allievi e Primavera della Fiorentina, per poi allenare prima in Serie C2 il Tempio e poi nel Campionato Nazionale Dilettanti l’Aglianese. Nel 2001-2002 subentra alla sesta giornata sulla panchina del Grosseto in Serie D ma viene esonerato per la seconda volta. Non sono anni “felici” per Andreazzoli infatti nel 2003 viene chiamato a stagione in corso per allenare l’Alessandria in C2 e viene esonerato di nuovo. Ed ecco a giugno 2003 arrivare la svolta della sua carriera: viene chiamato da Spalletti come collaboratore tecnico dell’Udinese. Nel 2005 segue il tecnico alla Roma e nel 2009 insieme a Spalletti lascia la squadra giallorossa. Nel febbraio del 2011 viene richiamato nel suo precedente ruolo alla Roma in occasione dell’avvicendamento tra Claudio Ranieri e Vincenzo Montella sulla panchina giallorossa. Continuerà a ricoprire il ruolo di collaboratore tecnico anche sotto la guida di Luis Enrique prima e di Zdeněk Zeman poi. È allenatore della Roma dal 2 febbraio 2013 in seguito all’esonero del tecnico nato a Praga. In 15 partite, 14 di campionato e 1 di coppa italia, ha realizzato 8 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte con 22 gol realizzati e 14 subiti.

LA TATTICA – 
Andreazzoli è un allenatore duttile che non disdegna organizzare tatticamente la squadra in relazione all’avversario. Nella prima partita della sua era giallorossa parte con un 3-5-2 che condanna la squadra giallorossa alla sconfitta. Poi ecco la svolta del 3-4-2-1 resentato contro la Juventus ed ecco arrivare la prima vittoria. Insiste con questo modulo per 5 gare e arrivano 4 vittorie e un pareggio, fino alla “batosta” di Palermo. Ed ecco che contro la Lazio appare il 4-3-1-2 che si evolve nelle successive partite in 4-3-3 e in 4-3-2-1. Per rendere l’idea di quanto sia duttile la Roma di Andreazzoli basta leggere questo dato: in 15 partite il mister giallorosso ha scelto per 6 volte il 3-4-2-1, per 3 volte il 4-3-3, per 2 volte il 3-5-2 e il 4-2-3-1 e una volta ha schierato i suoi con il 4-3-1-2 e il 3-4-1-2. Confusione tattica o duttilità funzionale?

I PRECEDENTI
 – Da allenatore della Roma c’è solo un precedente in campionato, peraltro molto recente: l’1-1 di lunedì 8 aprile. Da assistente tecnico ha incrociato la Lazio 16 volte, 4 da tesserato dell’Udinese e 12 in veste di dirigete giallorosso. Lo score parla di 7 sconfitte, 3 pareggi e 4 vittorie.

CURIOSITA’ – 
Il 18 ottobre 2006, durante l’incontro Olympiakos-Roma, valido per il primo turno di UEFA Champions League, il calciatore giallorosso Rodrigo Taddei eseguì un gesto tecnico particolare, che fu battezzato dal giocatore “Aurelio”, in onore proprio del tecnico massese, che aveva spesso incoraggiato il giocatore a provare la giocata in partite ufficiali.

Carmine Errico

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