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ACCADDE OGGI. La Lazio batte 3-2 il Piacenza in rimonta. Fischi all’Olimpico, ma sarà una grande stagione
ACCADDE OGGI – Torna la rubrica di Lazionews.eu in cui vi raccontiamo giorno per giorno gli eventi della storia biancoceleste e non solo…
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LAZIO – 12 ottobre 1994. Ottavi di finale di Coppa Italia, Stadio Olimpico. La Lazio di Zdenek Zeman affronta il Piacenza di Gigi Cagni, che sta arrancando in Serie B (alla fine vincerà comunque il campionato). Il “Boemo” fa un po’ di turnover ed il 21enne Filippo Inzaghi, prodotto del vivaio emiliano, porta in vantaggio i suoi dopo soli 18 minuti. Al 25′ Casiraghi pareggia i conti: sembra il preludio alla goleada dopo la distrazione iniziale, ma sul finire di primo tempo una papera clamorosa di Marchegiani, la seconda dopo quella in Nazionale contro la Svizzera, riporta clamorosamente il Piacenza in vantaggio. Una bordata di fischi si abbatte sull’Olimpico. Nella ripresa i biancocelesti gettano il cuore oltre l’ostacolo, nonostante una condizione fisica da rivedere ed uno schieramento tattico tipico “zemaniano” quantomeno discutibile. Ad ogni modo, seppur con qualche rischio di troppo, l’ingresso di Boksic sposta gli equilibri e la Lazio porta a casa un importante successo ancora con Casiraghi, al 71′, e con la fortunosa rete di Cravero soltanto all’88’. Sarà comunque un cammino esaltante per i biancocelesti nel corso della stagione, interrotto soltanto dalla Juventus, sia in campionato (Lazio seconda ex aequo col Parma) che in Coppa Italia (in semifinale), e dal Borussia Dortmund nei qarti di finale di Coppa Uefa.
STORIA – 12 ottobre 1492. Tre piccole navi, la Nina, la Pinta e la Santa Maria sono partite da poco più di due mesi da Palos, in Spagna. Il genovese Cristoforo Colombo ha appena convinto i reali iberici Ferdinando II di Aragona e Isabella di Castiglia di tentare l’impresa: raggiungere l’Oriente descritto da Marco Polo attraversando l’Oceano Atlantico. Venerdì 12 ottobre, alle ore 2 del mattino, dopo 70 giorni di navigazione, Colombo scopre l’America. Ma il genovese ancora non lo sa: lo capirà un altro italiano, Amerigo Vespucci, 15 anni dopo. Ma questa è un’altra storia.
SPORT – 12 ottobre 1968. A Città del Messico, il Presidente dello Stato nordamericano, Gustavo Diaz Ordaz, apre ufficialmente i Giochi della XIX Olimpiade. Come spesso accade in questi casi, l’assegnazione era stata densa di polemiche. Dieci giorni prima l’accensione della fiaccola, una manifestazione pacifica di alcuni studenti in Piazza delle Tre Culture si era trasformata in un massacro: l’esercito sparò a vista e non si seppe mai né da chi arrivò l’ordine, né in quanti persero la vita. Tra i giornalisti presenti, rimase ferita (e creduta morta) anche Oriana Fallaci. Le immagini fecero il giro del mondo, le altre città candidatesi all’organizzazione (Detroit, Lione e Buenos Aires) rivendicarono il diritto di sostituire Città del Messico ma, in un clima di omertà e con la complicità dell’americano conservatore, nonché presidente del CIO, Avery Brundage, il programma non fu stravolto. Le Olimpiadi messicane passeranno alla storia per la premiazione dei 200m, in cui gli americani Tommie Smith (medaglia d’oro e record del mondo) e John Carlos (bronzo) alzarono il pugno chiuso, avvolto in un guanto nero, e tenendo il capo chino durante l’inno, in segno di protesta contro il razzismo.
Giordano Grassi
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