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ALLA LAVAGNA | Buchi neri e ‘sliding doors’: l’analisi tattica di Verona – Lazio
FOCUS – Si ha recidiva – in termini giurisprudenziali – quando un soggetto, dopo esser stato condannato per un delitto non colposo, ne commette un altro. Applicando il concetto al rettangolo verde, possiamo tranquillamente dire che la Lazio al ‘Bentegodi’ sia incappata in una recidiva. Dopo la pesante sconfitta di Bologna infatti, a Verona è arrivato un nuovo black-out, ancora più grave del precedente appunto perché reiterato.
Verona – Lazio: ancora fuori Luis Alberto
Il momento della consegna della distinta è sempre importante nel mondo del calcio. È il principio, la nascita della partita. Ancor più importante è poi quando giocatori del calibro di Luis Alberto non figurano per la terza volta consecutiva nell’undici iniziale. Sarri, dopo Inter e Marsiglia, relega ancora in panchina lo spagnolo, e consegna la maglia da titolare ad Akpa Akpro. Con l’ivoriano la solita Lazio, quella che abbiamo imparato a conoscere in questo primo scampolo di stagione, da Reina a Immobile. Consuete scelte anche in casa Verona, dove Tudor consegna a Caprari, Barak e Simeone il compito di incendiare la metà campo laziale.
La chiave tattica
Buchi neri e ‘sliding doors’. Difesa e attacco. Più che di tattica, nel pomeriggio del ‘Bentegodi’ bisognerebbe parlare di tecnica e di scelte. Due sono, infatti, gli aspetti che hanno contribuito a rendere la partita di Verona una nuova debacle. Il primo: l’attenzione difensiva. L’attenuante delle assenze di Acerbi e Luiz Felipe si può concedere, è vero, ma in tutte le occasioni sfruttate al meglio da Simeone la difesa della Lazio ha mostrato problemi di tempo, di amalgama e soprattutto di spazio. Nelle quattro reti a firma ‘Cholito’, Radu e Patric non sono mai riusciti ad accorciare in tempo sugli offensivi scaligeri, liberi di imbucare (come in tre dei quattro gol) o andare direttamente alla conclusione. Veri e propri ‘buchi neri’ pedatori che hanno sancito la sconfitta capitolina. Ma non solo. Ci sono stati due momenti, uno per tempo, nei quali il destino delle ‘porte scorrevoli’ avrebbe potuto sorridere a Immobile e compagni. Invece, sia nell’occasione in cui Pedro non ha alzato la testa ignorando Felipe Anderson solo davanti a Montipò che in quella dove il brasiliano è andato alla conclusione by-passando i compagni meglio posizionati, così non è stato. Tutto questo ha gravato sull’esito della gara.
Salvate il soldato Immobile: cos’ha funzionato contro il Verona?
Difficile dopo una gara del genere trovare qualcosa da salvare. Tuttavia, spulciando tra le reti del ‘Cholito’ Simeone, una cosa c’è: la vena realizzativa di Ciro Immobile. Anche in un pomeriggio nero come quello di ieri, l’attaccante della Nazionale ha certificato la prestazione con un nuovo gol, l’ottavo in nove giornate. Una sola, la solita, conferma.
Pomeriggio nero: cosa manca ancora alla Lazio
Al contrario, trovare qualcosa da migliorare nel pomeriggio biancoceleste è talmente facile da diventare difficile. Citando il fondamentale raccontato da Sarri, ovvero l’aggressività, è giusto affidare alle dichiarazioni del tecnico laziale la (non) spiegazione: “Qui a Verona oggi (ieri ndr) c’erano tre punti in palio, come con l’Inter: bisognava venire con una testa diversa. Questa partita la spiego con più difficoltà, ieri la squadra mi sembrava pronta”.
Daniele Izzo
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