APPROFONDIMENTI
ALLA LAVAGNA | Ciro salva il soldato biancoceleste: l’analisi tattica di Torino – Lazio
FOCUS LAZIO TORINO – Quando nel 1998 Steven Spielberg presentava al mondo il kolossal ‘Salvate il soldato Ryan’, Ciro Immobile aveva ancora da diventare calciatore, figuriamoci pilastro e redentore di una Lazio che continua a faticare. A Torino, contro la solita squadra pragmatica e coriacea di Ivan Juric, gli uomini del duo Sarri – Martuscello sono apparsi ancora sottotono, salvati in pieno recupero dalla rete del sempre presente bomber di Torre Annunziata. Andiamo, dunque, a sviscerare tatticamente la partita per scoprire dove e come i biancocelesti hanno maturato un insperato pareggio sul campo dell’Olimpico ‘Grande Torino’.
Torino – Lazio: Sarri prova a cambiare
Il derby è alle porte. Così, in una settimana fitta d’impegni, anche il turnover, a dir la verità molto limitato, è tornato utile al duo Sarri – Martuscello. La guida tecnica della Lazio rinuncia quindi a tre pilastri come Milinkovic-Savic, Lucas Leiva e Pedro, lanciando dal primo minuto l’atleticità di Akpa Akpro, la voglia di incidere di Raul Moro e un Cataldi in rampa di lancio. Per il resto, soliti noti. Reina a difendere i pali della porta biancoceleste. Marusic, Luiz Felipe, Acerbi e Hysaj ancora alla ricerca dell’amalgama di reparto. Luis Alberto a completare il centrocampo. E davanti la fantasia di Felipe Anderson, che nello stadio granata giocò una delle più belle partite in maglia biancoazzurra, e il totem Ciro Immobile. Juric risponde con il solito 3-4-2-1, nel quale il neo-acquisto Josip Brekalo e Linetty ausiliano Sanabria nel difficile compito di sostituire capitan Belotti.
La chiave tattica dell’incontro
Più che di tattica, in una partita recitata per novanta minuti su un canovaccio classico e mai mutevole, le lente d’ingrandimento deve posarsi sul cambio Akpa Akpro – Muriqi. A metà tra la mossa della disperazione e il rimpinguare un’artiglieria che mai aveva sparato, Sarri e Martuscello hanno promosso l’ingresso del kosovaro, che, alla fine dei conti, si è rivelato essere decisivo. Fino a quel momento, allo spunto che ha permesso a Immobile di presentarsi sul dischetto, il Torino aveva chiuso a dovere i rifornimenti al cantiere Lazio. Nulla di speciale, sia chiaro, ma la solita partita a tutto campo, densa di duelli e intensità, ormai peculiare caratteristica delle squadre di Juric. Ritmi e pressione che i biancocelesti in questo momento faticano a reggere. E si è visto.
Lazio rimandata: cos’ha funzionato contro il Torino?
“Siamo in difficoltà perché siamo indietro con i concetti che vogliamo dare, ma la prestazione c’è stata”. In questa frase, tratta dalla conferenza stampa di Martuscello, c’è tutto il momento della Lazio. I dogmi del ‘Sarrismo’ faticano a essere assimilati, ma quando riescono a palesarsi tra testa e piedi dei giocatori lo spettacolo certo non manca. All’Olimpico ‘Grande Torino’ sono due le cose che certamente hanno funzionato: il palleggio, soprattutto nella prima metà del secondo tempo, e la reazione. Non era facile in uno stadio caldo, dopo che Reina aveva già messo a referto un trittico di grandi interventi, trovare la forza per pareggiare l’incontro, eppure Immobile e compagni ce l’hanno fatta. Anche da questo si dovrà ripartire in vista del derby.
Manovra e individualità: cosa manca ancora alla Lazio
Difficile dire adesso cosa manca alla squadra di Maurizio Sarri. Sarebbe come sottolineare che a una squadra in costruzione manchi ancora il tetto o le pareti o l’arredamento. La Lazio è ancora un cantiere. Perciò, al di là del risultato, rimane normale vedere ancora le stelle latitare, la difesa arrancare alla ricerca di un assetto che doni stabilità o la manovra aritmica, priva ancora di quegli scambi e triangolazioni che celebre hanno reso il ‘Sarrismo’ persino nel vocabolario della lingua italiana. Tempo al tempo, le rivoluzioni non si sono mai fatte in un giorno. Figuriamoci in sei partite.
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Daniele Izzo
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