APPROFONDIMENTI
FOCUS | Dalla Curva Nord al Lazio Club New York: la nostra lazialità
CURVA NORD LAZIO ULTRAS – Nel 2003 la Lazio ha ritirato la maglia numero 12 per dedicarla ai suoi tifosi, alla sua gente, alla Curva Nord. Un gesto d’amore, di ringraziamento e di gratitudine verso chi li ha sempre sostenuti nel bene, nel male, con una coppa in mano o con una retrocessione da affrontare. Perché la gente laziale è questo: non si preoccupa dei giocatori, delle tattiche o dei soldi. I laziali pensano alla maglia, ai colori, allo stemma, e onorano tutto ciò fino alla fine, sempre, costantemente. Parliamo di una tifoseria tra le più passionali d’Italia, con un talento fuori dal comune: le coreografie, il suo marchio di fabbrica. Proprio attraverso queste vere e proprie opere d’arte andiamo a celebrare i sostenitori della prima squadra della capitale. Partiamo da Giovanni Bartocci, fondatore del Lazio Club New York.
Lazio, la prefazione biancoceleste di Giovanni Bartocci
“La mia lazialità nasce con mio nonno Luciano, lui mi ha inculcato tutti i nostri valori, il nostro essere. Poi sono cresciuto e vivere la curva quando sei ragazzo è un’unione. Le trasferte.. non è facile spiegare, non è facile far capire a chi non ha vissuto tutto ciò, è dura.
Il Lazio Club New York è casa, è un pezzo di stadio, è un pezzo di Roma lontano da Roma, è poter stare con gli amici senza avere gli amici tuoi di casa, è beneficenza, amicizia. Il Lazio Club era tutto questo e poi è diventato cenere. Durante l’incendio ogni volta che crollava un pezzo, crollava un pezzo di me. Il motivo per il quale io sono arrivato (alla maratona ndr.) con la sciarpa del Lazio Club era per far capire che non molliamo. Noi siamo della Lazio, siamo abituati a non mollare, siamo abituati a passare le tragedie e a rialzarci. Uno dei motivi per cui mi sono rialzato sono anche i ragazzi della Curva Nord che mi hanno fatto lo striscione “Lazio Club risorgi”. Agli ordini si risponde! A me, come agli altri ragazzi del Lazio Club New York, manca Roma e manca l’Olimpico. Più di tutto mi mancano gli scalini e vedere quella “chiazza verde”.
Non riesco a scegliere tra le coreografie. L’ultima a cui ho fatto parte è stata quella del derby di Coppa Italia, piangevo disperato. Ogni coreografia è bella, sono tutte belle: da quella di Giuseppe Signori, che poi è andata per la Coca-Cola, a quella di Mister Enrich che scendeva in Nord. Una vita di coreografie quando stavo a Roma: le vedo e sono brividi forti e voglia di gridare!”
09/01/2000, Lazio – Bologna: gli Ultras della Curva Nord preparano la coreografia del centenario
Se parliamo di coreografie, non si può non partire da questa che è molto più di una semplice coreografia. Una data storica e fondamentale per la gente laziale: 09/01/2000, il Centenario della fondazione della Lazio. In quella speciale giornata i biancocelesti hanno affrontato il Bologna degli ex Signori e Andersson. Una partita complicata e difficile da risolvere, ma che viene portata a casa grazie a Marcelo Salas, Pavel Nedved e Fabrizio Ravanelli. Archiviata la pratica felsinea, cominciano i festeggiamenti. Dopo un corteo pre-partita con centinaia di sciarpe e bandiere, al termine dei 90 minuti passano per tutto lo stadio molte gigantografie dei personaggi biancocelesti più significativi: da Vaccaro a Piola, fino a Re Cecconi. Una festa spettacolare in vero e proprio stile biancoceleste che non si ferma tra i seggiolini, ma scende anche letteralmente in campo. Arrivano sul prato verde le vecchie glorie, insieme al presidente Cragnotti in maglia numero 100 che compie 60 anni proprio in quel giorno. Un evento meraviglioso, una serata in pieno stile Lazio. Tutto parte dalla Curva per arrivare al campo. Tutti presenti per omaggiare la prima squadra della capitale e i suoi protagonisti. Tutti lì, come sempre, per la Lazio.
11/11/2012, Lazio – Roma: tutta la Curva Nord unita per Gabriele Sandri
Purtroppo la Lazio nella sua storia non è nuova ad un certo tipo di tragedie. Nel suo lungo percorso la società e i suoi tifosi hanno sempre dovuto affrontare dei brutti scherzi del destino. L’11 novembre del 2007, come un fulmine a ciel sereno, arriva la notizia: un uomo è stato ucciso dalla Polizia in una stazione di servizio. Aveva 26 anni, era laziale, era Gabriele Sandri detto “Gabbo”. Un ragazzo di curva, un biancoceleste da sempre che amava seguire la sua Lazio. Nel giorno del quinto anniversario della sua morte, la Curva Nord gli dedica una coreografia. Tutti a sostenere la gigantografia del suo volto. Tutti lì, in piedi, nel ricordo di “Gabbo”, loro fratello. Il destino ha voluto che in quella giornata si è giocato un derby, uno dei tanti. Ovviamente, con Gabriele a guardare da lassù, non poteva che terminare con la vittoria delle aquile, delle sue aquile. Grazie alle reti di Antonio Candreva, Miroslav Klose e Stefano Mauri la Lazio si porta a casa il match, regalando un sorriso a tutta la sua gente e soprattutto a “Gabbo”, che purtroppo ormai tifa dall’alto. Un grande omaggio, un grande saluto dei tifosi ad un ragazzo giovane, spensierato e laziale fino al midollo, proprio come tutta la gente presente allo stadio. Questa è la Lazio, questa è la sua gente. Sempre uniti, insieme, per un unico amore.
08/04/2013, Roma – Lazio: la tradizione “Di padre in figlio”
La Lazio nasce prima di tutto e tutti. La Lazio nasce nel 1900, portando avanti una tradizione che continua ancora oggi e che continuerà ancora per molti anni. “Di padre in figlio” non è solo una frase fatta, con la maglia biancoceleste addosso è realtà. È su questo che la gente laziale ha fondato il suo tifo e non c’é niente di cui possa andarne più fiera. L’8 Aprile del 2013 si gioca un altro derby, questa volta in “casa” giallorossa. Nonostante ciò, la Curva Nord non sfigura e srotola una coreografia da lasciare tutti a bocca aperta. Un disegno, stupendo, di un padre che allaccia gli scarpini al figlio tra i colori bianco e celeste. Un tripudio di Lazio e di lazialità, una dimostrazione alla curva opposta di cosa significhi essere laziali. Tutto ciò accompagnato da una frase che evidenzia la gigantografia: “Dal 1900…la squadra dei padri…la fede immortale”. Il risultato della partita passa in secondo piano, la storia viene fatta tra i seggiolini dello stadio come ogni derby. Un messaggio chiaro, di amore, di tradizione e di fratellanza. La Lazio e la sua gente, da sempre, per sempre, di padre in figlio.
26/05/2013, Roma – Lazio: il derby dei derby
Il derby a Roma non è una partita qualunque. La stracittadina rappresenta tutto, vale più di ogni altra cosa: chi vince si prende Roma. Sono 90 minuti in cui nulla ha più senso, si pensa solo a portare a casa la vittoria a qualsiasi costo. Il derby romano non vale solo tre punti in campionato, è quanto di più importante ci sia in una stagione calcistica. Ciò che accade nel 2013 è storico: per la prima volta Lazio e Roma si affrontano in una finale per un trofeo. Il 26 maggio 2013 la città è silenziosa, concentrata. Tutti sanno quanto valga una vittoria in quei 90 minuti: si tratta del derby dei derby, chi ne esce vittorioso si prende tutto, questa volta per davvero. Sugli spalti comincia lo spettacolo. La Curva Nord non è mai stata così bella e così piena di Lazio, così orgogliosa. La frase iniziale dice tutto: “L’aquila è Roma, noi i suoi eredi…”. Ribadito il concetto, arriva il capolavoro: un legionario che tiene sottobraccio un giocatore laziale con un pallone in mano, che riceve l’aquilifero consegnato dalla Dea Roma. Meraviglioso insegnamento di storia: Roma ha incoronato la Lazio. “Hic manebimus optime”, recita lo striscione che accompagna la coreografia (“qui staremo ottimamente”). Deriva dalla Battaglia di Veio e simboleggia il radicamento al suolo di Roma. La bellezza in Curva Nord parla da sé, il risultato finale dà ragione alla storia e conferma il dominio biancoceleste sulla città: 0-1 per i laziali, Senad Lulic è l’uomo della storia, laziale a vita. Roma è biancoceleste, la Lazio è la padrona di Roma in tutto e per tutto, non ci sono più scuse o giustificazioni: dal 1900 e per sempre l’aquila domina la capitale.
11/01/2020: Lazio – Napoli: gli Ultras della Curva Nord per i 120 anni della Lazio
La stagione 2019/2020 è stata speciale per la Lazio. Una squadra in stato di grazia lanciata verso le vette più alte della classifica, un puro spettacolo di calcio ogni domenica. In quell’annata la prima squadra della capitale ha anche festeggiato i suoi 120 anni e, ovviamente, l’ha fatto in grande stile. Nel pre-partita di Lazio – Napoli l’11 gennaio 2020, la Curva Nord si riempie di blu e appare in bianco la scritta “120 d’amor” e in celeste “1900-2020”. Al centro di questo spettacolo un’altra coreografia: una maglietta della Lazio a braccia conserte, il volto è il mega schermo della Curva che, accompagnato dallo speaker, passa in rassegna tutti i personaggi più significativi della polisportiva. Uno spettacolo immenso, si passa dai vari sport al calcio, da Roberto Lovati a Giuseppe Signori, passando per Vincenzo Paparelli e Alessandro Nesta, insieme a molti altri. Tutto lo stadio grida i loro nomi, tutti incantati di fronte all’ennesima meraviglia di un popolo che supera sempre tutte le aspettative. Un bagno di Lazio, tutto l’Olimpico è biancoceleste con bandiere, sciarpe e striscioni, tutti in piedi per l’ennesimo traguardo laziale. Un’altra grande dichiarazione d’amore, un festeggiamento che si concluderà con la vittoria sofferta per 1-0 sui campani. In goal Ciro Immobile, a proposito di leggende.
S.S. Lazio, un unico amore
Tutto ciò è solo una piccola parte di Lazio. La Lazio è la sua gente, la Lazio è il popolo, è i suoi tifosi, senza di loro non sarebbe ciò che è adesso. Il cuore, la passione, la grinta. La gente laziale è questo: è gente semplice, pura, che non molla mai, che non smette mai di cantare e di sostenere ciò che ama di più al mondo. I laziali sono degli ultimi romantici, un immenso gruppo di persone che ormai da tempo hanno perso il lume della ragione per seguire il loro cuore. Tutta la vita così: ogni partita è un grande ballo, lei è meravigliosa, noi perdutamente innamorati.
Andrea Castellano
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