APPROFONDIMENTI
Ciro è Immobile nella storia: 200 gol con la Lazio, come lui nessuno mai
Scrivere di Ciro Immobile è sempre difficile. Perché bisogna governare il sentimento. Perché bisogna reprimere la passione e incanalarla in un freddo numero: duecento gol con la maglia della Lazio. L’ennesimo traguardo tagliato con le braccia al cielo dopo esser stato cotto a fuoco lento sulla graticola. Un altro record per descrivere una carriera straordinaria, ma paradossale. Di Ciro Immobile si racconterà sicuramente ai posteri. Tuttavia, dello stesso Ciro Immobile non si riesce a parlare con obiettività nel presente. Dai campi improvvisati di Torre Annunziata ai più grandi stadi del mondo, non ha mai smesso di bucare la rete. Ha uno score impietoso, segnato a ripetizione e provocato milioni di sorrisi. Eppure, c’è chi continua a criticarlo ben oltre il parlato calcistico, al di là di 200 gol in sole 312 partite con l’aquila sul petto.
Ciro Immobile nella leggenda: 200 gol con la maglia della Lazio
Per scrivere di Ciro Immobile, quindi, è necessario partire dai numeri, per poi andare oltre al di là delle varie vulgate. Superare le critiche azzurro Nazionale, i meme sui calci di rigore e tutte quelle storie sui limiti caratteriali che l’hanno accompagnato dalle giovanili della Juventus alla fascia da capitano della Lazio.
L’attesa del primo gol durò quindici minuti
Basta portarsi nelle vicinanze dello stadio Olimpico a minuti da una partita dei biancocelesti per capire che quel bambino biondo, nato a Torre Annunziata nel 1990, ha segnato un’era. La sua diciassette livella età ed estrazione sociale. La indossano tutti, medici e operai, avvocati e disoccupati. La vestono gli adulti, che in lui rivedono Signori, Chinaglia e tanti altri. Ma soprattutto i più piccoli, che grazie a Ciro tifano Lazio. Perché a dettare la scelta della squadra sono le situazioni, ma a confermarla sono gli idoli. E Immobile non è solo idolo di una tifoseria. È capitano, bandiera e bomber. Gli sono bastati quindici minuti, il 21 agosto 2016, per segnare all’esordio con l’aquila sul petto. E la scena si replicò 26 volte quell’anno. Arrivarono anche i gol nel derby. Uno nella semifinale d’andata di Coppa Italia, l’altro al ritorno. Valsero la finale. Ma, principalmente, lanciarono l’ormai ex attaccante del Siviglia sul rettilineo che l’ha portato a essere uno dei più grandi calciatori nella storia della Lazio.
Il doppio graffio sulla Supercoppa Italiana
A testimoniarlo arrivò anche il primo trofeo. Manco a dirlo, frutto di una sua doppietta. Il 13 agosto 2017 stese la Juventus. Calciò un rigore perfetto e incornò il gol del raddoppio spedendolo alle spalle di Buffon. I capitolini vinsero 3-2 e la Supercoppa Italiana tornò a tingersi di biancoceleste. In quella stagione i gol furono addirittura 41, sparsi in 47 presenze tra Serie A, Coppa Italia ed Europa League. Andò peggio nel 2018/19. Le reti messe a referto furono “solo” 19. Segnò uno splendido gol al Napoli alla prima di campionato e mise il suo marchio sia nella stracittadina d’andata che in quella di ritorno. Tradotto: stava solo prendendo la mira per il campionato successivo.
Capocannonieri, scarpe d’oro e record
Nel 2020, l’anno più travagliato della storia del calcio moderno e tra i più incredibili per il mondo intero, Ciro Immobile ha indossato la corona e si è seduto sul trono. È stato nominato re del gol. Ha vinto la Scarpa d’oro. Primo italiano a riuscirci dopo Francesco Totti. Ha spinto la Lazio nuovamente in Champions League. E, soprattutto, ha stabilito il record di reti in una stagione di Serie A, 36, eguagliando Gonzalo Higuain. Un risultato eccezionale, che tuttavia non ne ha limato la fame di gol. La stagione 2020/21 è ripartita com’era finita la precedente. Nella massima competizione europea si è iscritto al tabellino dei marcatori cinque volte in altrettante partite. In campionato si è confermato toccando quota venti. Un’altura a lui abituale, superata nuovamente nell’annata successiva, la prima sotto la guida tecnica di Maurizio Sarri. Il salto dal 3-5-2 al 4-3-3, per uno che mangia pane e gol, è stato una virgola tra numeri incredibili. Con il Comandante ha continuato a iscriversi con regolarità al tabellino dei marcatori, siglando 27 reti e conquistando per la terza volta il titolo di capocannoniere della Serie A.
L’anno più difficile e la storia che si fa realtà
L’anno più difficile è stato l’ultimo. Ed è un paradosso perché Immobile ha avuto numeri da buon attaccante, non da fenomeno. Tre infortuni, due al bicipite femorale e uno alla coscia, l’hanno condannato a esultare solamente 13 volte. Gol che, comunque, gli sono serviti per avvicinarsi al traguardo tagliato stasera. Grazie al gol contro il Feyenoord, Immobile ha fatto duecento in maglia Lazio. Nessuno prima di lui v’era riuscito. E chissà se qualcuno, d’ora in avanti, riuscirà a eguagliarlo. Da oggi il suo nome è storia. Lo studieranno gli amanti del gol, i giovani appassionati di questo sport. Proveranno a imitarlo e superarlo. Ma Ciro rimarrà per sempre Immobile nell’epopea biancoceleste, incastonato come una gemma tra gli attaccanti più forti che hanno avuto l’onere e l’onore di vestire l’aquila sul petto.
Daniele Izzo
@danieleizzo94
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