“Odi et Amo”: il ritorno a Napoli di Maurizio Sarri

SARRI NAPOLI LAZIO – A via San Gregorio Armeno, centro storico di Napoli, qualche sua statuetta si può ancora acquistare. Poche, a onore del vero. Ma non poteva essere altrimenti. Un po’ per il passato, macchiato di bianconero. Un po’ per la nuova costellazione di idoli calcistici che sta riuscendo laddove lui fallì. “Odi et Amo” scriveva Catullo. E’ la perfetta rappresentazione della storia tra il popolo partenopeo e Maurizio Sarri, che a distanza di tre anni torna nuovamente al “Maradona” da allenatore della Lazio.

Napoli – Lazio: Sarri sfida il suo passato

Negli scritti di Bukowski e Vargas Llosa, Sarri ha trovato la motivazione per lasciare la postazione in banca e dedicarsi al calcio. Partito dalla seconda categoria toscana, della gavetta ha sempre fatto un vanto. Anche quando, dopo l’esperimento riuscito a Empoli, meritò di sedere sulla prestigiosa panchina del Napoli.

Sarri e il Napoli

E con l’azzurro è stato amore a prima vista. Napoli, d’altronde, è da sempre accogliente porto d’artisti. Il tributo richiesto all’ombra del Vesuvio è semplice: amare il bello, cullare il piacere. L’occhio vuole la sua parte, anche nel calcio. Perciò la città ha idolatrato Sarri, il ‘Comandante’ che scelse di trasferirsi nel Golfo come Leopardi e che, come Andy Warhol con ‘Vesuvius’, ha lasciato un’opera d’arte senza tempo. Nell’allora stadio San Paolo, oggi “Maradona”, ha varato una squadra per la quale il termine “bello” sa di riduttivo. Un’orchestra in grado di esprimere in maniera meccanica, e quasi inconsapevole, occupazione degli half spaces, attenzione alla tecnica difensiva ed eterna ricerca del ricamo triangolare. Solo tre dei tanti dettami che hanno portato il calcio ricercato e voluto del tecnico toscano a diventare neologismo nella ‘Treccani’. “Sarrismo”. definizione: “schematizzazione didattica in grado di creare bel gioco”.

I numeri e le conquiste di Sarri a Napoli

Non sempre, però, estetica e vittoria collimano. L’opera creata da Sarri e dedicata alla storia del Napoli rimarrà arte in senso lato, ma senza l’oro dei titoli a glorificarla. Nessun trofeo, riconoscenza o premio, solamente numeri da capogiro. In 148 partite alla guida di Hamsik e compagni, il ‘Comandante’ ha raccolto 98 vittorie, 25 pareggi e altrettante sconfitte, per una media di 2,16 punti a partita (il miglior risultato in carriera). I gol segnati nella sua gestione sono stati 318; quelli subiti 143. Di questi, tanti, tantissimi, sono stati messi a referto da Gonzalo Higuain e Dries Mertens, due dei giocatori più migliorati dalla cura ‘sarrista’. Con loro Koulibaly, Jorginho, Callejon e il capitatno Lorenzo Insigne, naturalmente. Al di là dei freddi numeri, anche questo aspetto va annoverato tra i lasciti del tecnico al mondo pedatorio partenopeo.

Il triste epilogo: l’addio di Sarri al Napoli

Tuttavia, neppure il bello del calcio, un modo di giocare diventato lessico, tanti giocatori migliorati e numeri impressionanti sono bastati al fagocitante mondo del pallone per lasciare Sarri saldamente alla guida del Napoli. Nell’estate 2018, le strade del “Comandante” e del club campano si divisero. Al suo posto Carlo Ancelotti. Un epilogo triste, a chiusura di una storia d’amore intensa e vera, durata più di tre anni.

Sarri dal Napoli alla Lazio

Da lì in poi, stagione dopo stagione, Maurizio Sarri è stato quasi del tutto cancellato dall’iconografia partenopea. Ciononostante, appare chiaro come Napoli – Lazio di venerdì non possa essere per lui e per chi lo ha amato una sfida qualsiasi. Che siano applausi riconoscenti o fischi imputanti, non farà differenza. Maurizio si accenderà un’ultima sigaretta, ammirerà lo stadio che lui chiamava San Paolo e che ora è ‘Maradona’, e poi siederà nuovamente su quella panchina. Una panchina stavolta un po’ meno azzurra e colorata di bianco. Per la precisione, i biancoceleste.

Daniele Izzo
@danieleizzo94

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