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ESCLUSIVA LN, Tiribocchi: “Il Chievo può dar fastidio alla Lazio, Immobile è un bomber vero. Il calcio è malato ma lo amo”
ESCLUSIVA INTERVISTA TIRIBOCCHI – Quando il calcio ti scorre nelle vene la passione e l’amore per questo sport riescono a farti superare qualsiasi ostacolo. Simone Tiribocchi fa…
ESCLUSIVA INTERVISTA TIRIBOCCHI – Quando il calcio ti scorre nelle vene la passione e l’amore per questo sport riescono a farti superare qualsiasi ostacolo. Simone Tiribocchi fa parte di una delle generazioni più prolifiche di talenti degli anni ’80. Cresciuto nelle giovanili della Lazio insieme ad Alessandro Nesta, Marco Di Vaio e Flavio Roma, l’ex attaccante ha fatto le fortune di diversi club. Parentesi importanti le ha vissute a Verona, con il Chievo, e a Lecce, ma anche nell’Atalanta ha inciso con 28 gol in 86 partite. Ritiratosi nel 2014 dal calcio giocato, il ‘Tir‘ attualmente ricopre uno dei ruoli più affascinanti ed impegnativi nel mondo dello sport. Simone allena i giovani e come compito principale ha il sogno di trasmettere l’amore per il pallone ed il rispetto. Valori importanti ancor prima di schemi e abilità tecniche. Tiribocchi è stato contattato in esclusiva dalla nostra redazione per parlare del prossimo impegno di campionato tra Chievo e Lazio e rivivere con i suoi racconti alcuni momenti dei tempi passati.
Simone, sei nato a Fiumicino e poi cresciuto nelle giovanili della Lazio. Che ricordi hai del periodo biancoceleste?
“Ho vissuto il mio periodo di crescita calcistico nell’ambiente biancoceleste. Ho giocato dagli Esordienti sino alla Primavera nella Lazio. Venivo dall’Ostia Mare, poi mi sono ritrovato in una squadra che vantava tra le sue fila giocatori come Nesta, Di Vaio, Flavio Roma e Iannuzzi. Quella squadra vinse anche il titolo di categoria. Io ero più piccolo ma spesso mi allenavo con loro e già si intuiva il loro talento”.
In famiglia, però, si tifa Roma. Come hai vissuto quegli anni?
“Questa è una cosa risaputa e che non ho voluto mai nascondere. Quando fai parte del settore giovanile della Lazio ma tifi Roma le voci girano ma poi sul campo interpreti il tuo ruolo con professionalità. Succede spesso nell’ambiente della Capitale, anche a parti invertite. Nei miei anni, per esempio, c’era Roberto Muzzi tra i giallorossi. Ma il suo cuore era ed è biancoceleste”.
Sei cresciuto nella Lazio ma poi ti sei affermato altrove. Nel 2006 hai giocato i preliminari di Champions con la maglia del Chievo. Fu un’esperienza positiva?
“A Verona ho vissuto il mio primo vero anno di Serie A. Arrivavo dal Torino, in Serie B, e con il Chievo è stata una bellissima esperienza. Mi ha dato tanto, mi ha fatto capire l’importanza dell’allenamento e fatto sentire uno di famiglia. Nel 2006 arrivammo sesti in campionato, poi le sentenze di Calciopoli ci portarono al quarto posto e ai preliminari di Champions League. Un clima unico, uno stadio caldissimo, ricordi bellissimi che porto sempre con me”.
La Lazio l’hai ritrovata tante volte da avversario. Ai tempi del Lecce, hai giocato (e segnato) in una partita storica, quella dell’ultimo gol di Inzaghi con la Lazio. Che attaccante era Simone e che impressione hai nella sua veste da allenatore?
“Non mi aspettavo questo suo exploit da allenatore. Prendere in mano una squadra come la Lazio in un momento difficile non aiuta. Da quando è subentrato ha fatto però un lavoro straordinario e mi ha sorpreso. Da giocatore non era così metodico, come mister invece cura tutto nei minimi dettagli. A questi livelli è una caratteristica che fa la differenza”.
Di gol ne hai fatti tanti, ce ne è uno che ricordi con più piacere? Da dove nasce l’idea della tua esultanza, quella che poi ti ha consegnato alla storia come “Tir”?
“Era un periodo in cui quasi tutti gli attaccanti ne avevano una. Toni portava la mano all’orecchio, Gilardino suonava il violino. Ero a Lecce e, fortunatamente, stavo vivendo un periodo in cui segnavo spesso. Parlando con mia moglie ci siamo soffermati sul mio soprannome, “Tir”, e da lì l’idea di imitare il classico clacson dei camion americani. Il primo gol che vide questa esultanza fu contro il Frosinone, poi ne segnai altri quattro di fila e da lì è partita la consuetudine. Una rete che ricordo con piacere è quella realizzata contro il Milan, ai tempi del Chievo. Rientravo da un infortunio dopo otto mesi e vincemmo. Segnai il gol decisivo a Dida e mi marcava proprio Nesta”.
Passando ai tempi più recenti, domenica ci sarà Chievo-Lazio. Che partita ti aspetti?
“Sono due squadre che, per motivi diversi, hanno entrambe bisogno di punti. Il Chievo ha cambiato allenatore, viene dal pareggio di Napoli che dà morale. La Lazio, dal canto suo, riparte dalla buona prestazione contro il Milan, sarà una partita giocata a ritmi alti. In questo momento il Chievo può dare fastidio ai biancocelesti ma alla fine vincerà la Lazio”.
La classifica del Chievo è sorprendente. Quale la causa? Cosa è successo con Ventura?
“Non mi aspettavo una partenza così negativa. La penalizzazione non è un alibi, io l’ho vissuta a Bergamo e ha dato stimoli in più invece che toglierli. Un brutto avvio di stagione peggiorato poi con Ventura. Una scelta forte, rivelatasi fallace. Forse è andato via per le troppe pressioni. Ora con Di Carlo la squadra ha avuto una buona reazione. Il mister conosce la piazza, mi auguro che possa raggiongere una salvezza che al momento, però, sembra molto complicata”.
La Lazio, invece, può puntare al quarto posto? Il secondo posto nel girone di EL complica il cammino europeo biancoceleste?
“Napoli ed Inter hanno un passo in più, per il quarto posto sarà lotta sino alla fine tra Lazio, Milan e Roma. Primo o secondo posto nel girone importa poco, la Lazio supererà anche i Sedicesimi senza problemi. E’ una squadra forte ed in Europa può dire la sua”.
Si è parlato molto del rendimento di Immobile in Nazionale. Che attaccante è?
“In Nazionale ci sono pressioni differenti rispetto al club. Immobile mi piace tanto, è uno dei pochi che ha i movimenti da bomber vero. Detta la profondità, ha un tiro potente, è un ragazzo molto in gamba, dimostrerà il suo valore anche con la maglia azzurra”.
Qualche mese fa è uscita una tua intervista dove avevi toni molto duri nei confronti del mondo del calcio. Parole che ti senti di ribadire?
“Sono dichiarazioni forti ma su Facebook sono state riportate in maniera sbagliata. Ho scritto una sorta di lettera a mio figlio, esternando dei concetti che penso tuttora. Sono poi state estrapolate delle frasi che hanno fatto intendere ce l’avessi con il calcio. E’ tutto il contrario. Io amo il calcio, ho solo detto la verità. Si paga per allenare, si paga per far giocare i figli, i procuratori hanno più importanza degli allenatori e dei dirigenti. Nei settori giovanili si pensa solo al risultato e non alla crescita dei ragazzi. La gente lo pensa ma non lo dice. E’ un mondo malato, ora alleno una squadra dilettantistica proprio perché nel calcio professionistico ti dice la società come e chi far giocare, o quale ragazzo proporre. Io, invece, voglio insegnare il calcio, lo sport più bello del mondo”.
Cosa c’è nel futuro di Tiribocchi?
“Ora sono nell’Eurocalcio, una società di Bassano del Grappa. Alleno la Juniores Elite, ragazzi U18. E’ un bel gruppo che voglio crescere. Faccio anche lezioni private, voglio insegnare e anche nel mio futuro vedo questo. Avendo fatto una vita da professionista poi forse si riaccenderà il desiderio della competizione ma ora voglio solo insegnare”.
Marco Barbaliscia
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