INTERVISTE
Lazio, Lotito: “Basta definirci razzisti, ecco cosa abbiamo fatto e cosa faremo”
LAZIO LOTITO – Un duro sfogo quello del patron biancoceleste Claudio Lotito che alla stampa estera ha espresso tutto il suo disaccordo per le etichette spesso addossate alla società capitolina. Nel difendersi, il presidente ha elencato tutte le iniziative intraprese per combattere il razzismo e diffondere valori importanti. Domenica a Riyad si giocherà la finale di Supercoppa e, come si legge sul Corriere dello Sport, la Lazio non andrà lì solo per giocare ma anche per lanciare un messaggio sulla parità dei sessi. Di seguito le sue parole.
Momento Lazio
“Dobbiamo vivere alla giornata, partita dopo partita. Vedo una buona ferocia agonistica, dettata dalla voglia di mostrare. Il campionato è lungo e dobbiamo viverlo giornata dopo giornata. Domenica ci sarà un appuntamento importante, sarà un test fondamentale per capire se abbiamo acquisito la mentalità della grande squadra. Il problema non è solo la qualità tecnica, ma di approccio. Recuperare partite come quella con il Cagliari, è indicativo di una squadra volitiva e forte. Per raggiungere gli obiettivi bisogna avere spirito di coesione e determinazione. In passato capitava l’opposto, cioè che nella parte finale della partita venivamo raggiunti. Speriamo che permanga questo atteggiamento. Credo che la squadra si stia divertendo, deve avere certezza nei propri mezzi ed essere pragmatica. Al di là del divertimento e delle capacità, quello che conta è alla fine il risultato. La qualità del gioco è riconosciuta da tutti, e va tradotta in risultati. Nel secondo tempo di Cagliari ho visto un atteggiamento opposto rispetto al primo tempo, come se i giocatori si fossero detti: “Non possiamo perderla”. Nel mondo del calcio non conta chi va più vicino”.
I valori della società
“La Lazio ha ancora un mancato riconoscimento nei comportamenti per una storia pregressa. Io ho cercato di inculcare precisi valori durante la mia gestione. Ancora oggi, quando ci sono partite internazionali, veniamo additati come tifoseria di destra e razzista. Noi abbiamo messo in campo una serie di azioni volte a prevenire. Parlo degli incontri nelle scuole, negli ospedali. Questo ci viene riconosciuto dagli addetti ai lavori, forse all’estero arrivano scarse comunicazioni, ancora hanno un’idea della Lazio legata all’era a me precedente. Noi abbiamo fatto una scelta, perchè siamo sempre per il rispetto della legalità e dei valori. La Lazio deve avviare i giovani allo sport e al rispetto di queste regole. Non ci appartengono le etichette che spesso ci vengono attribuite. La stampa estera deve capire che la Lazio rappresenta da 15 anni un altro mondo. Siamo sempre in prima linea per combattere e portare risultati, per debellare i fenomeni negativi anche all’interno della tifoseria. Quando sono uscite una serie di situazioni che minavano la credibilità dei club, la Lazio ne era estranea. Qui vige la correttezza, la trasparenza. Il mondo del calcio deve valutarci per quello che facciamo, che va al di sopra di qualsiasi aspettativa. Alcune iniziative sono state prese in momenti in cui nessuno aveva avuto il coraggio di farlo. All’estero passa un messaggio di grande virtuosismo gestionale, e lo apprezzo. La mia è stata un’operazione, però, di risanamento non solo economico, ma anche morale. Abbiamo l’obbligo di preservare certi valori e tramandarli. La Lazio è un ente a parte, perchè ha una storia incredibile. I nostri sforzi devono essere riconosciuti a livello internazionale, basta etichette che non ci appartengono. Siamo per il rispetto della dignità umana, per le persone più deboli. Noi vogliamo che ci venga riconosciuto quello che facciamo”.
La Lazio a Riyad
“Vi dico cosa fa la Lazio a Riyad. Con una rappresentante locale ha messo in campo una riunione con tutte le donne per far capire che le donne non sono una specie in estinzione ma una realtà che va rispettata e tutelata. Devono avere la parità dei diritti. Nel caso della partita, parteciperanno alla competizione sportiva sugli spalti, cosa che prima non accadeva. E noi ci siamo battuti per questo. Io ho parlato con chi di diritto, promettendo di garantire lo spettacolo ma ricevendo questo in cambio. Questo è un sistema sbagliato, le persone per bene spesso preferiscono starne fuori. E invece bisogna combattere. Io quando arrivai dissi di essere legato al mondo della legalità. Non andiamo lì solamente per giocare la partita, ma perchè crediamo che quel paese possa avere cambiamenti sostanziali. Dobbiamo fare in modo che quel tipo di mentalità venga cambiata. Quando hai un’attività come la nostra, che viene seguita da 100 paesi, diventa una grande responsabilità. E loro non possono rappresentare un mondo fuori dalle regole, noi dobbiamo spingere il mondo arabo a cambiare abitudini. La crescita di un paese passa attraverso ad alcune tappe, confrontandosi con un altro sistema che ti aiuti a migliorare. E loro lo stanno facendo, pensate alla lotta contro la pirateria. Loro sono una popolazione giovane, non condizionata e acculturata, agiata dal punto di vista economica. Stimolando con le dovute iniziative, può concretizzarsi il cambiamento”.
Sui tifosi
“Per quanto riguarda i tifosi estremi, ormai si contano sulla punta delle dita. Ci sono stati numerosi arresti, i fatti parlano. La curva della Lazio ancora oggi è basata sui pregiudizi, molti ancora pensano che sia quella di 20 anni fa. Ora ci vanno genitori, con i figli, c’è un modo composto di sostenere la squadra. Io ho l’orgoglio di aver cambiato modo di pensare e di agire, anche rischiando la mia incolumità. Bisogna lottare, far capire alle persone che esiste un’alternativa. Una squadra di calcio ha questo in mano, il potere mediatico. Multe Uefa? Ma è normale che la Lazio debba prendere una multa perchè una persona con un microfono va sotto la curva e sente la frase sbagliata di qualcuno? Non ha senso pagare per le colpe di un singolo individuo. Questa cosa non funziona, è una forma di fariseismo”.
Gestione Lazio
“Quando sono entrato nel mondo del calcio, la Lazio fatturava 84 milioni e aveva 550 milioni di debiti. Una società tecnicamente fallita. Mi sono assunto l’onere di avere 1070 miliardi di debiti, c’è chi mi considerava matto. Per me è stata una sfida. Bisogna finire di pensare che il calcio si sostiene sul mecenate, un padrone che mette i soldi. Questa è una società di capitali, quotata in borsa, e ha l’obbligo di portare dei bilanci o in utile o in pareggio. Perchè ci sono una miriade di azionisti che investono, e io devo salvaguardarli. Lo scorso anno abbiamo avuto 38 milioni di utili, riesco a coniugare risultati sportivi ed economici. Dopo la Juventus siamo quelli che hanno vinto più di tutti. Io non investo nulla nella Lazio, se non il mio cervello. E questo mi ha consentito di ottenere certi risultati. Ho creato un sistema innovativo, ho portato delle regole fondamentali. La Lazio oggi ha un patrimonio immobiliare di 200 milioni, un patrimonio di giocatori per 600 milioni. Io ho fatto un risanamento economico, sportivo e morale. Parlano i fatti, basta leggere i bilanci. Chi viene qui deve considerarlo un punto di approdo, non di partenza”.
Su Tare
“Lo presi io come giocatore. Gli promisi il rinnovo di contratto, poi invece ho voluto assumerlo come dirigente sportivo. Lui è una persona di grandi qualità, morali soprattutto. Aveva le caratteristiche per fare quello che fa, perchè è una persona che lavora, trasparente, per bene. Ho un bellissimo rapporto con lui, anche affettivo. Nel gruppo riveste un ruolo fondamentale”
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